Il Gallo Italico in Sicilia, le origini

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Il Gallo Italico in Sicilia, le origini

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Pubblicato in Cultura e Società · Venerdì 26 Mar 2021
Tags: GalloItalicoSiciliaoriginiarabiconquistalatinizzazionelombardosiculonormanni

Il Gallo Italico in Sicilia, le origini

La lingua ha la peculiarità di raccontare storia ed identità di un popolo. La Sicilia vanta una varietà di dialetti differenti tra di loro, questo non fa altro che attestare l’avvicendarsi delle popolazioni nell’isola, ad esempio il cosiddetto, gallo-italico.
L’origine dei dialetti gallo italici di Sicilia, il lombardo siculo, vanno ricercate nell’insediamento di coloni provenienti dalla medievale Lombardia, quando i Normanni sottrassero la Sicilia agli arabi, con la presa di Messina e della zona Settentrionale e si conclude con la conquista nel 1091, con la resa di Castrogiovanni oggi Enna e la caduta di Noto, ultime roccaforti musulmane. La latinizzazione era d’obbligo se si voleva mantenere il potere di controllo sul territorio anche perché vi erano presenti sacche musulmane, che tentavano di riprendere il possesso dell’isola.
La Trinacria o Sicilia era dall’827 parte della umma islamica, il dominio islamico iniziò a partire dallo sbarco a Capo Granitola presso Mazara del Vallo nell'827 e terminò con la caduta di Noto nel 1091, la Sicilia diventò completamente normanna al termine di 30 anni di guerra, con la caduta di Noto nel 1091.
L'imperatore Michele IV il Paflagone, volle iniziare una campagna di riconquista della Sicilia dagli arabi, che venne affidata al generale Giorgio Maniace, inizia la campagna di conquista della Sicilia alla fine dell'estate del 1038, sbarcò nell'isola, dove in brevissimo tempo occupò Messina, nel febbraio 1061 i Normanni di Roberto il Guiscardo e, sul campo, dal fratello Ruggero, della famiglia degli Altavilla, sbarcarono nei pressi di Messina per iniziare le operazioni di conquista dell'isola, contribuì alla disfatta degli Arabi anche la Repubblica Marinara di Pisa, alleata dei normanni, che nel 1063 attaccò il porto di Palermo mettendo in grave difficoltà i musulmani e saccheggiando numerose navi, con un bottino che servirà anche per la costruzione della famosa cattedrale in Piazza dei Miracoli. Catania fu occupata nel 1071 nella seconda discesa normanna, e Palermo nel 1072, dopo un anno d'assedio.
Con la conquista del territorio si evidenzia a livello culturale una situazione con una forte influenza araba e greca che sovrastava quella latina. Per fronteggiare questa situazione Ruggero rinforzò l’elemento latino, pur rispettando la cultura e le competenze di arabi e greci.
Questo ha fatto sì che lingua, cultura e genti arabe berbere ed ovviamente, la religione islamica governanti cedettero il passo a quella cristiana. Con gli arabi i gruppi di religione cristiana erano soggetti al potere di matrice islamica, furono ridotti allo status di dhimmi: in altre parole, secondo la shar’ia, ad essi veniva riconosciuto il diritto di praticare liberamente la loro religione, ma d’altro canto erano soggetti a limitazioni di carattere religioso – ad esempio le chiese cristiane non dovevano possedere campanili, anche per non disturbare il richiamo alla preghiera del muezzin – e politico, ed erano soggetti al pagamento della jizya.
Bisogna anche ricordare che al tempo della dominazione musulmana la parte amministrativa nell’isola non era uguale, la divisione nelle tre valli serviva a distinguere i differenti approcci di governo. La Sicilia occidentale infatti era maggiormente islamizzata e la presenza numerica degli arabi era molto maggiore rispetto alle altre parti. Nel Val Demone poi le difficoltà nella conquista e le resistenze della popolazione determinarono una dominazione perlopiù concentrata nel mantenimento delle tasse e dell’ordine pubblico.
I governanti normanni seguirono costantemente una politica di latinizzazione ed una delle più evidenti testimonianze si ha con l'avvio nel 1130 della costruzione della Cappella Palatina, all'interno dell'antico Palazzo emirale, diventato palazzo regio dei Normanni, per volere di re Ruggero II, consacrata il 28 aprile 1140 come chiesa privata della famiglia reale.
I Lombardi che giungevano in Sicilia lo fecero in diverse occasioni, sostituiscono i berberi, e si affidò il compito in misura sempre maggiore, ai “lombardi” di ripopolare l’isola con le “colonie” collocate in maniera strategica dalla costa settentrionale a quella sud-orientale passando per il centro, per latinizzare la Sicilia.

Così ha origine la parlata proveniente dal nord Italia, che si è mantenuta a lungo in Sicilia, anche se le isole linguistiche  createsi sono state erose dall’impatto del tempo. Una colonia si stabilì in quella che oggi è Caltagirone, un'altra nell’attuale Corleone. Nella provincia di Messina, San Fratello, Acquedolci, San Piero Patti, Novara di Sicilia, Fondachelli-Fatina, Montalbano Elicona. I luoghi oggi sono identificati con i Comuni di: Aidone, Piazza Armerina, Nicosia, Sperlinga,  Randazzo, Vicari, Capizzi, Maniace, Nicosia, Piazza Armerina, Butera, Aidone, Caltagirone, Roccella Valdemone, Santa Domenica Vittoria, Francavilla, Raccuja, Basicò, Floresta, San Marco d'Alunzio, Militello Rosmarino, Castel di Lucio, Motta d'Affermo e Santa Lucia del Mela, Mirabella Imbaccari, Paternò, San Michele di Ganzaria, Militello in Val di Catania, Ferla, Buccheri, Cassaro, Butera, e Mazzarino, Enna, Leonforte, Cerami, Agira, Pietraperzia, Corleone e Vicari. La parte della trinacria di Val Demone, e la Val di Noto, erano colonizzate qualche resistenza nella Val di Mazara.

Il mito del Lombardo nella letteratura
Ai lombardi di Sicilia, celebri scrittori siciliani hanno dedicato pagine.
nel suo Conversazione in Sicilia, pubblicato per la prima volta a Milano nel 1941, incontra il Gran Lombardo (cfr. Dante, Paradiso XVII, vv. 70 – 72), un personaggio immaginario che diventa pretesto per celebrare un'intera collettività, quella dei lombardi di Sicilia.
al mito del Gran Lombardo di Vittorini e ai lombardi dedicherà qualche anno più tardi un intero capitolo de La corda pazza, pubblicato nel 1970 a Torino.
Vincenzo Consolo nelle sue due opere Sorriso di un ignoto marinaio (1976) e Lunaria (1986) usa il dialetto sanfratellano.



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