Castelli feudali Medioevo siciliano - Castelli in Sicilia

Castelli in Sicilia

Benvenuti su Castelli in Sicilia! Qui potrete scoprire l'incantevole mondo dei castelli siciliani, con le loro storie di assedi, duelli, amori e tradimenti. Immaginatevi catapultati in un universo fantastico,  dove le dame e i cavalieri vivono ancora oggi nelle mura di queste antiche fortezze. Esplorate i segreti e le meraviglie di questi castelli, ammirando le loro imponenti architetture e godendo di panorami mozzafiato. Venite a scoprire la magia dei castelli siciliani, un'esperienza indimenticabile che vi farà viaggiare nel tempo.
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Castelli feudali Medioevo siciliano

Il castello feudale del medioevo siciliano

Il castello feudale del medioevo siciliano, durante l'impero di Federico II si assiste alla nascita o al restauro di un gran numero di castelli in tutto il Meridione d'Italia e nella Sicilia.
Queste grandi strutture, oltre ad avere uno scopo difensivo (ergendosi, gran parte di esse lungo le coste), concorrevano a dimostrare la potenza dello stato Svevo e, non ultimo, spesso erano dei veri e propri luoghi di delizie, in tutto confacenti allo spirito poliedrico dell'Imperatore.
Le torri angolari, anche circolari all’esterno, risultano a pianta ottagonale all’interno, sormontate da volte a ombrello. Studioso della matematica e dell’astronomia, Federico II ha probabilmente voluto che la costruzione avesse un chiaro riferimento alla cabala. L’ottagono è infatti il risultato dell’intersezione di un cerchio, che rappresenta il potere divino, con un quadrato, che simboleggia il potere temporale. La figura ottagonale allude al potere divino sulla terra dell’imperatore.

L'attività edilizia nei castelli federiciani, alcuni come si è accennato già esistenti e restaurati per volontà dell'Imperatore, era estremamente controllata da Federico stesso, attraverso lo "Statutum de reparatione castrorum" (1231) che, rifacendosi alle norme già redatte in epoca normanna, prevedeva la divisione delle strutture castellari in Castrum e Rocca (che avevano una funzione militare) e Palatium e Domus solaciorum" (case di svago).
Nonostante fosse di gran lunga superiore il numero dei Castra rispetto alle altre tipologie ed avessero carattere difensivo, essi venivano edificati quasi sempre nelle città e nei porti più importanti dello stato, ad eccezione delle domus. che erano fiancheggiate solitamente da una sorta di casale utilizzato per fornire servizi.

Un mutamento nella struttura dei castelli federiciani si avrà dopo la crociata del 1228-29 quando, di ritorno dalla Terrasanta l'Imperatore adottò planimetrie basate sull'uso di forme quadrate, tecniche murarie basate sull'uso di blocchi di pietra perfettamente squadrati, e membrature architettoniche estremamente curate.
Esemplari in tal senso sono Castel Maniace di Siracusa (1239), Castell'Ursino di Catania (1239), i castelli di Augusta (iniziato nel 1232) e di Milazzo (1239), tutti costruiti ex novo dall'Imperatore e in Castello Ursino o Catania cui accanto alla ripresa delle forme medio-orientali si nota la presenza di una forte tradizione del castrum di epoca romana.
Da un punto di vista architettonico, questo gruppo omogeneo di castelli presenta delle caratteristiche diverse: ad Augusta e a Milazzo si notano sia torri angolari quadrilatere che torri rompitratta, come anche a Catania che, assieme a Siracusa presenta torri circolari angolari.
Particolarmente interessante è l'organizzazione spaziale del piano terra di Castel Maniace dove una foresta di sedici pilastri sorreggono ventiquattro volte a crociera costolonate. Tale perfetta gestione dello spazio, unita ad una cura a volte ossessiva verso tutte le parti del complesso architettonico, fino alle decorazioni minime, porta a riconoscere in questo gruppo di architetture non solo una personalità artistica di tutto rispetto (probabilmente il praepositus aedificiorum Riccardo da Lentini), ma anche la presenza dell'Imperatore in persona.

Maggiori informazioni e riferimenti, potete trovarli nel sito ICCD
I castelli feudali Itinerari culturali del medioevo siciliano

La Sicilia del pieno medioevo è caratterizzata da un’urbanizzazione a macchia di leopardo, con centri abitati posti spesso a lunga distanza l’uno dall’altro e collegati da strade controllate da castelli feudali.
Queste strutture, poste spesso sulla sommità di rocche naturali, già caratterizzate dalla presenza di antichi ingrottamenti, possono essere o frutto di una campagna costruttiva ex-novo oppure sono collegati a minuscoli borghi.

È chiaro che, per avere il totale controllo del territorio, il sito scelto per impiantare il castello feudale è sovente in quota e non è raro trovare costruzioni artificiali, atte ad aumentare l’altitudine del luogo. Tale collina – naturale o artificiale – prenderà il termine latino medievale di mocta o turris (il donjon), solitamente recintata alla base.

L’incastellamento della Sicilia è dovuto alla necessità di difendersi dalle scorrerie musulmane.

Tali continue incursioni, infatti, spingono la popolazione non solo a trovare rifugio nelle grotte ma anche a organizzare questi insediamenti rupestri in vere e proprie fortezze.

Accanto a ciò, però, in piena epoca bizantina, si costruiscono reali fortificazioni, sempre in luoghi strategicamente importanti e tali da controllare anche i movimenti nel mar Mediterraneo mentre, accanto ad essi, nasce un vero e proprio insediamento castellare al centro dell’Isola il Castrum Hennae.

Nel periodo della dominazione islamica (827-1061), l’incastellamento appare più sfumato, nonostante resistano ancora molteplici toponimi arabi a testimonianza di esso.

È possibile, oltretutto, ipotizzare che gli arabi non avessero in realtà smantellato la rete difensiva delle fortezze bizantine, continuando la tradizione difensiva di origine greca e consegnandola, in un certo senso, intatta nelle mani dei conquistatori normanni dell’XI secolo.

Il castello islamico, nonostante siano scarsissime le testimonianze archeologiche tali da permettere ipotesi scientificamente provabili, si caratterizzerebbe come rifugio per gli abitanti del contado, configurandosi, quindi non come residenza né come sede di guarnigione. Ciò che, comunque, emerge è una forte continuità con il passato bizantino, con un chiaro sviluppo delle città portuali e, in particolare, di Palermo.

Nel periodo normanno (1061-1189), non si hanno sensibili modifiche del paesaggio fortificato islamico-bizantino, infatti, gli interessi principali del nuovo governo s’incentrarono soprattutto verso le grandi città, rimanendo pressoché immutata, rispetto al periodo precedente, l’organizzazione delle campagne. Probabilmente specchio dell’organizzazione feudale normanna è lo sviluppo del Casale, che era l’unità di produzione idonea per il mantenimento di un cavaliere. Accanto al Casale si afferma il castellum, un vero e proprio fortilizio feudale o demaniale, quest’ultimo controllato direttamente dalla Corona normanna (comprendente tutte le fortezze costruite durante la conquista o quelle di rilevante importanza strategica) e il primo, invece, di proprietà delle famiglie nobili locali (che costituiscono una rete capillare di controllo del territorio).
Ciò che ha un ruolo importantissimo anche per lo sviluppo economico della regione è la Chiesa latina; i monasteri e i vescovadi che fioriscono in questo periodo vantano, infatti, possedimenti enormi e, tramite essi, con l’appoggio delle signorie locali assicurano anche una difesa dell’Isola contro il pericolo musulmano.
Se i castelli reali primeggiano per importanza, non bisogna sottovalutare il numero e la rilevanza dei castelli posseduti dall’aristocrazia, costituiscono comunque una rete capillare di controllo del territorio. Esistono anche in questo periodo fortilizi vescovili e monastici, cattedrali e chiese munite. Infatti, la chiesa latina insediatasi in Sicilia al seguito dei conquistatori è una chiesa di frontiera che teme la reazione dei vinti musulmani. Inoltre la monarchia si era appoggiata notevolmente sulle gerarchie ecclesiastiche per esercitare controllo e dominare capillarmente la popolazione. Pertanto la chiesa di questo periodo deteneva un grande potere che si serviva anche di simboli esteriori per affermarsi.
Basti pensare all’architettura munita del duomo ruggeriano di Cefalù dotato in facciata di torri merlate con feritoie e di un cleristorio (stretta galleria ricavata negli spessori murari) che portava ai cammini di ronda sulla cresta dei muri che costituivano uno dei punti forti della difesa della fortezza. Anche la dislocazione topografica in un luogo alto, dominante l’abitato, è propria di un fortilizio.
Nascono così strutture monastiche fortificate i cosiddetti donjon di tradizione francese, ovvero il palazzo-torre come quelli di Paternò, Adrano e Motta. Altre tipologie, riconducibili ad un reimpiego di strutture preesistenti, si riconoscono attraverso la lettura dei toponimi arabi (Calatrasi, Calatubo, Calathamet…).
Gli "Itinerari Culturali del Medioevo Siciliano" rappresentano gli esiti di un Progetto finanziato a seguito della Delibera CIPE del 9 maggio 2003 che prevedeva al punto 1.1 un accantonamento di spesa per investimenti destinati, tra l'altro, allo sviluppo nel campo della ricerca.

Il progetto siciliano proposto dall'Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione (ICCD) si è sviluppato in due fasi:

o Attività di studio, ricognizione e catalogazione sul patrimonio culturale;
o Diffusione dei risultati catalografici e di ricognizione ed è stato realizzato nell'ambito del Servizio per i Beni Storico Artistici, sotto la direzione della dott. Sandra Vasco Rocca.

L'ICCD è stato istituito con il D.P.R. n. 805 del 3.12.1975 che ne ha determinato le funzioni e la struttura operativa in un quadro organico con l'ordinamento e le competenze degli altri Istituti del Ministero per i Beni e le Attività Culturali: Restauro, Catalogo Unico delle Biblioteche, Patologia del Libro.

L'ICCD, attraverso la sua organizzazione in servizi tecnici e laboratori, realizza progetti ed attività coerenti con le due fondamentali ed interrelate missioni istituzionali: la Catalogazione e la Documentazione del patrimonio artistico e culturale nazionale.

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Istituita con Legge Regionale n° 44 del 9 dicembre 1996 per diffondere la conoscenza dell'attività dell'Assemblea Regionale Siciliana e della Regione Siciliana e per promuovere il patrimonio culturale della Sicilia.





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