Il cammino dei mille in Sicilia, da Marsala a Palermo - Itinerari in Sicilia, vuoi visitarla ma non sai da dove iniziare?

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Il cammino dei mille da Marsala a Palermo

Il cammino dei mille da Marsala a Palermo, con l'arrivo di Garibaldi in Sicilia e lo sbarco dei mille a Marsala, lasciata la città si dirigono verso Palermo, è il mese di maggio del 1860 e Garibaldi ha appena vinto la battaglia di Calatafimi e si appresta a raggiungere Palermo, seguendo l’asse Alcamo-Partinico-Monreale. Ma il 19 maggio, decide di ripiegare e lasciar stare Monreale, i Mille raggiungono invece Altofonte, retrocedono fino a Piana e finsero di fuggire verso l’interno dell’isola.
Marsala, Calatafimi, Alcamo, Partinico, Monreale, Altofonte, Piana degli Albanesi, Corleone, Gibilrossa ( tra Misilmeri e Belmonte Mezzagno), Palermo
E’ solo uno stratagemma, Garibaldi devia su Marineo, e il 27 maggio da Gibilrossa piomba su Palermo. E in breve, la conquista. Ma l’interrogativo a distanza di secoli, resta sul tavolo? Chi o cosa convinse Garibaldi a non attaccare Monreale?

E’ nato così un nuovo Cammino dei Mille - da Renda a Palermo:
Altofonte, Cefalà Diana, Corleone, Godrano, Marineo, Mezzojuso, Misilmeri, Monreale, Palermo, Piana degli Albanesi, Santa Cristina Gela, Villabate, Villafrati

Il cammino ha due varianti: la variante lunga, circa 164 km, si può percorrere in dieci tappe e attraversa dodici comuni:  Monreale, San martino delle Scale, Altofonte, Piana degli Albanesi, Santa Cristina Gela, Corleone (Ficuzza), Mezzojuso, Villafrati, Cefalà Diana, Godrano, Marineo, Misilmeri, Palermo.
La variante breve conta poco più di 100 km ed è stata organizzata in sette tappe: in comune con la variante lunga ha le prime quattro tappe e le ultime due; alla quinta tappa invece di proseguire per Ficuzza abbrevia dirigendosi a Marineo.


Se preferite fare il percorso dei mille dallo sbarco di Marsala a Palermo, attraverserà i territori dei comuni di, ma è un altra storia:
Marsala, Calatafimi Segesta, Alcamo, Partinico, Monreale, San martino delle Scale, Altofonte, Piana degli Albanesi, Santa Cristina Gela, Corleone, Mezzoiuso,Villafrati, Cefalà Diana, Godrano, Marineo, Misilmeri, Gibilrossa, Villabate, Palermo

A Gibilrossa è una piccola frazione collinare di Misilmeri, la località è nota per essere stata utilizzata come "punto di appoggio" dalle truppe garibaldine guidate da Nino Bixio la sera precedente la presa di Palermo. Fu sempre in questa località che Giuseppe La Masa raccolse per l'occasione 4000 volontari a supporto dell'esercito di Garibaldi.  Nel 1860, durante la campagna garibaldina, la chiesa ed il convento di Santa Maria di Gibilrossa, furono sede del quartiere generale dei “picciotti” che, al comando del generale Giuseppe La Masa, si accamparono a Gibilrossa.

A tal proposito, è presente a Gibilrossa un obelisco in ricordo dell'impresa garibaldina progettato dall'architetto Giovan Battista Filippo Basile e eretto nel 1875, sempre in zona il Santuario di Santa Maria di Gibilrossa, il santuario deve la propria fama a una preziosa icona bizantina dipinta su tavola e raffigurante la miracolosa Madonna Assunta. In realtà un primitivo luogo di culto in loco venne realizzato già nel VI secolo quando qui si insediò un gruppo di padri basiliani di rito orientale, i quali però vi rimasero sino all'anno 827 quando, con lo sbarco degli arabi a Mazara del Vallo, vennero costretti alla fuga in Calabria. La preziosa icona, che già era stata sostituita nel XVI secolo da una tela di Giampaolo Veronesi, venne inclusa nella galleria d'arte di palazzo Abbatellis dove tutt'oggi si trova, mentre il miracoloso crocifisso ligneo del Seicento venne trasferito alla chiesa locale di San Gaetano.

Altofonte ed il cammino dei Mille

Altofónte comune della Città Metropolitana di Palermo, 350 m s.m., patrono Sant’ Anna 24 luglio
Fu residenza estiva e di caccia dei re di Sicilia a partire da Ruggero il Normanno, che vi fece costruire un palazzo, dove nacque Pietro II d'Aragona. Nel 1307 Federico d'Aragona donò il parco e il palazzo ai monaci cistercensi della chiesa di Santa Maria d'Altofonte, che lo trasformarono in monastero; intorno a esso si sviluppò il borgo.
Del palazzo reale e del successivo monastero sussistono pochi resti e la chiesetta di San Michele.
La chiesa madre di Santa Maria e Sant'Anna, ricostruita nel 1618 dal cardinale Scipione Borghese, custodisce un bassorilievo raffigurante la Madonna di Altofonte (1328).

La storia del Crocifisso Nero, che si trova nella cappella dell'Addolorata della Chiesa Santa Maria di Altofonte, la tradizione vuole che in origine si trovasse nella cappella del Baglio Romei, presso l'antica via d'accesso al paese, gravita una leggenda: i frati, avendolo trovato nei pressi di Baglio Romei, lo avrebbero ridipinto ma si dice che il Cristo abbia riassunto il proprio colore originale, ovvero il nero, che ne sottolinea l’espressione sofferente.

Presso il Parco Robinson di Altofonte, luogo in cui si stanziarono i soldati condotti da Garibaldi alla conquista di Palermo, nell’ambito della spedizione “dei mille”, un Obelisco al calvario, dedicato proprio a Garibaldi.
Cefala Diana comune della Città Metropolitana di Palermo, 563 m s.m., patrono San Francesco di Paola 17-18 agosto, in fondo a una valle sono i rinomati Bagni di Cefalà, con un bell'edificio termale
Corleone comune della Città metropolitana di Palermo, 542 m s.m., patrono San Leoluca 1° marzo,
la chiesa matrice di San Martino (sec. XVIII)
la chiesa del collegio di Maria, in stile rococò
la chiesa dei Cappuccini, che conserva all'interno pregevoli opere di intaglio ligneo
la chiesa del Salvatore, con stucchi e affreschi
la settecentesca chiesa dell'Addolorata, a pianta centrale.

Di interesse naturalistico sono: il sughero monumentale di Castrateria; Rocca Busandra, vetta di 1613 metri, la più alta della Sicilia occidentale e antica riserva di caccia dei Borbone, con crinali e punti panoramici per escursionisti; area dei laghetti, i gorghi “tondo” e “lungo”, che si trovano sul versante orientale, il versante di Godrano; e le Gole del Drago.
Le Gole del Drago sono un canyon naturale, formato dal fiume Frattina nel territorio di Corleone, a pochi km da Palermo. Le piccole cascate e le piccole piscine formate dall’acqua, le cosiddette Marmitte dei Giganti, sono uno spettacolo della natura.

In Contrada Tagliavia, l'ottocentesco Santuario della Madonna del Rosario, costruito in seguito al ritrovamento di un'immagine su pietra della Madonna del Rosario che si conserva all'interno del santuario

All’interno del parco di Ficuzza si trovano anche opere di interesse storico come La Real Casina Borbonica e il trono del Re.
La Real Casina di caccia è un palazzo reale imponente immerso nel verde, con davanti un enorme prato e dietro il fitto bosco di Ficuzza. Il palazzo fu costruito per volere per volere del re Ferdinando di Borbone. Nel 1799, in seguito ad insurrezioni e all’avanzata napoleonica, il re lascia Napoli insieme alla sua famiglia per trasferirsi a Palermo, dove fa costruire la Palazzina Cinese, e a Ficuzza fa costruire la sua residenza estiva, la Real Casina Borbonica, ed il bosco diventa la sua tenuta di caccia.

Carnevale Corleonese, con i suoi carri e minicarri, gruppi in maschera e sfilate di cavalieri per le vie della città. "U Riavulicchiu”, maschera che balla, saltella, tintinna, fugge e ritorna, solo o a branchi, è il padrone del carnevale corleonese.

Siccagno Fest" a Corleone a settembre. Il Pomodoro Corleonese Nano Siccagno è una varietà tipica del territorio Palermitano, utilizzato per produzione di salsa e di concentrato (Strattu)  https://www.facebook.com/siccagnofest
Godrano comune della Città Metropolitana di Palermo, 698 m s.m., patrono San Giuseppe 2 settembre

A Godrano è presente il museo etno-antropologico "Godranopoli"', museo della civiltà contadina a cui è legato un centro d'arte, fondato dallo studioso e critico d'arte Francesco Carbone.
Marineo comune della Città Metropolitana di Palermo, 531 m s.m., patrono San Ciro terza domenica di agosto,
la chiesa matrice conserva una sontuosa tribuna barocca e una pregevole urna d'argento settecentesca, contenente le spoglie di san Ciro.
Collegio di Maria e chiesa di San Vincenzo Ferreri. Il luogo di culto custodisce il dipinto raffigurante la Madonna con il Bambino ritratta nell'atto di consegnare l'indulgenza a San Francesco d'Assisi e Santa Chiara, opera di Filippo Randazzo.
Chiesa di San Michele Arcangelo (1630). Statua raffigurante la Madonna del Carmelo del 1809 ante, legno policromo, attribuzione, opera commissionata dalla Congregazione della Madonna del Carmelo a Girolamo Bagnasco.
Cappella di Nostra Signora di Guadalupe, la costruzione sorge sulla serra di Marineo, è stata ideata e fortemente voluta per la sua immensa devozione, da padre Francesco Francaviglia che per tanti anni è stato missionario in Messico
La posizione del Santuario Madonna della Dayna o della Pietà, caratteristico è il picco roccioso su cui esso si eleva, lo si può ammirare da tutto il paese e dintorni. Dalla terrazza centrale si può godere di un vasto panorama a 360 gradi di tutto il circondario: un suggestivo scorcio della rocca, tutto il paese, tutta la valle dell’Eleutero e, nelle giornate limpide, anche alcune isole delle Eolie.

Il castello, posto su uno sperone roccioso, la lapide posta all'ingresso del piano nobile del maniero segna l'anno 1559 come data di edificazione. Dalla torre del castello marinese si gode una vista incantevole: verso ovest è possibile ammirare le incontaminate Gole dello Stretto, scavate dalle acque dell'Eleuterio fra i massicci collinari della Montagnola e del Pizzo Parrino.

il santuario della Madonna dello Scanzano

InVicoliDiVersi il 5 agosto 2023 a Marineo la manifestazione artistico-culturale che ha lo scopo di valorizzare la poesia e l’arte portandola in strada, alla portata di tutti. https://www.facebook.com/people/Invicolidiversi/100063955093085/

Mezzojuso comune della Città Metropolitana di Palermo, 534 m s.m., patrono San Giuseppe 19 marzo e san Nicola di Bari 6 dicembre.
La chiesa madre dell'Annunziata è di origine normanna e di rito latino; quella di San Nicola (sec. XVI), di rito greco, conserva un crocifisso eburneo settecentesco.
Nella chiesa di Santa Maria delle Grazie sono cinque medaglioni (1752) affrescati da Olivio Sozzi e dal figlio Francesco, che rappresentano i dottori della chiesa greci.
Chiesa di San Nicolò di Mira è la principale chiesa di rito greco-bizantino a Mezzojuso.
Disposta a fianco della Matrice Latina si affaccia su Piazza Umberto I insieme al vicino Castello, fu costruita nel 1516 a ridosso di una Torre già esistente, intorno alla fine del ‘500 venne poi abbattuta e ricostruita di dimensioni maggiori secondo le esigenze del rito greco-bizantino.
All’interno si trova l’iconostasi che contiene icone bizantine del XVI secolo, una Theotokos del XIII secolo, un Crocifisso d’avorio su croce d’ebano del XVII secolo, una crocetta athonita di legno e numerose statue lignee.

L'ultima domenica di Carnevale, nella piazza del paese, ha luogo la Festa del Mastro in Campo, una rievocazione storica in forma di pantomima: dopo un grottesco corteo in costume, il Mastro di Campo tenta di conquistare il cuore di una dama con prove di abilità a cavallo e con l'aiuto di alcuni “ingegneri”, che con grandissimi compassi misurano la piazza e suggeriscono la migliore strategia al cavaliere.

Mezzoiuso e le colonie albanesi nel palermitano, l'antico villaggio arabo di Mezzojuso o Manzil Yusuf (villaggio di Giuseppe) nella seconda metà del XV secolo fu ripopolato da profughi albanesi che hanno lasciato segni nei monumenti e nelle opere d'arte, come nelle manifestazioni religiose greco-bizantine e latine e nelle feste popolari. A Mezzojuso, come in altri centri di origine albanese, la testimonianza della fusione tra i due popoli e l'integrazione tra le due culture, sono le due chiese di rito latino e di rito greco che si affiancano sulla piazza principale: la chiesa dell'Annunziata e la chiesa di San Nicolò, al cui interno sono custodite sei tavole tardo bizantine.

Sagra della Castagna a Mezzojuso, ad ottobre. La manifestazione nasce con l’intento di far riscoprire un prodotto profondamente radicato nella comunità di Mezzojuso, le castagne

Misilmèri comune della Città Metropolitana di Palermo, 129 m s.m., patrono San Giusto ultima domenica di agosto
Qui nel 1860 le squadre di Giuseppe La Masa si congiunsero alla spedizione dei Mille.
Del castello, arabo e riedificato dai Normanni e dai Chiaramonte, sono visibili resti di mura.
La chiesa di Sant'Antonio custodisce un bassorilievo della scuola dei Gagini raffigurante la Crocifissione;
Duomo di San Giovanni Battista, eretto a partire dal 1553, l'edificio sacro custodisce una Immacolata, statua lignea con panni argentati del 1734, opera realizzata da Pietro Marabitti, è conservata una pala di Vito d'Anna.
La prima chiesa cristiana fu costruita prima del 1123 e intitolata a Sant'Apollonia, come citato in una bolla di papa Callisto II.

La Fontana Grande in Piazza comitato restaurata e decorata nel 1879 dallo scultore Palermitano Benedetto Civiletti. Alle spalle della Fontana Grande vennero costruiti i lavatoi pubblici,

La località di Gibilrossa è nota per essere stata utilizzata come "punto di appoggio" dalle truppe garibaldine guidate da Nino Bixio la sera precedente la presa di Palermo. Fu sempre in questa località che Giuseppe La Masa raccolse per l'occasione 4000 volontari a supporto dell'esercito di Garibaldi.
A tal proposito, è presente a Gibilrossa un obelisco in ricordo dell'impresa garibaldina progettato dall'architetto Giovan Battista Filippo Basile e eretto nel 1875; così come un'iscrizione sita nell'ex-convento (ormai cadente) nel quale Garibaldi passò la notte antecedente l'attacco. L'obelisco, una volta molto elegante con la sua forma perfettamente piramidale,

Monreale ed il cammino dei Mille

Monreale comune della Città Metropolitana di Palermo, 310 m s.m., patrono San Castrenze 2 febbraio, è stato dichiarato Patrimonio dell'umanità dall'UNESCO.
Il duomo è intitolato a Santa Maria la Nuova: la facciata è fiancheggiata da due poderose torri campanarie quadrangolari ed è preceduta da un portico settecentesco a tre archi sorretti da colonne in stile dorico, sotto cui è il portale maggiore, chiuso da imposte bronzee (1186) attribuite a Bonanno Pisano; il portico rinascimentale (1547-69) di Gian Domenico e Fazio Gagini, sul fianco sinistro, racchiude un altro portale con battenti bronzei (1179), opera di Barisano da Trani; la parte della costruzione che sovrasta l'altare, detta “Santuario”, soprelevata e con tre absidi, domina l'intero edificio e si presenta all'esterno come uno dei più grandiosi esempi dell'architettura arabo-normanna.
L'interno è a pianta basilicale; nella parte superiore delle pareti corre uno stupendo e vastissimo ciclo di mosaici su fondo oro (1180-90) raffigurante fatti dell'Antico e del Nuovo Testamento e il Cristo Pantocratore. Qui è ospitato il Tesoro del Duomo che contiene reliquiari, arredi sacri e altri oggetti preziosi risalenti ai sec. dal XII al XVII.
Il chiostro è quanto rimane del convento benedettino: di forma quadrata, è tutto cinto da un portico ad archetti acuti sorretti da 228 colonnine binate con capitelli di grande rilievo artistico.
In città ha sede la Civica Galleria d'arte moderna “Giuseppe Sciortino”, dedicata ad opere di pittura e scultura moderna e contemporanea.
L'organo a canne della Cattedrale è stato costruito tra il 1957 e il 1967 dai Fratelli Ruffatti di Padova. Il progetto è stato ideato sotto l'episcopato dell’Arcivescovo Francesco Carpino; ha partecipato alla progettazione Mons. Antonino Orlando, all'epoca organista titolare. Il concerto inaugurale ebbe luogo il 24 aprile 1967 e venne eseguito da Fernando Germani.
Lo strumento si compone di 121 registri per poco più di 7.000 canne suddivise in tre corpi sonori.

La frazione San Martino delle Scale, si sviluppò un'abbazia benedettina, distrutta nel sec. IX dagli Arabi, riedificata nel Trecento, rimaneggiata più volte. Il complesso abbaziale è molto articolato, con numerosi cortili e chiostri, tra i quali si segnala quello di San Benedetto (1612) con una bella fontana. La chiesa, di fondazione cinquecentesca, è a navata unica e conserva numerosi dipinti di vari artisti, tra cui Filippo Paladino e Pietro Novelli, notevoli opere scultoree e un imponente coro ligneo intagliato, realizzato parte nel Cinquecento e parte nel Settecento.

L’Itinerarium Rosaliae, il cammino, percorribile, fra ambienti incontaminati di grande pregio e aree culturali molto suggestive dalle spiccate peculiarità culturali, interessa le Arcidiocesi di Palermo, di Monreale, di Agrigento e l’Eparchia Greco Albanese di Piana degli Albanesi https://www.clicksicilia.com/itinerarisicilia/itinerarium-rosaliae.php

Grisì in Festa - Sagra dei Sapori siciliani a luglio a Grisì, frazione del comune di Monreale. A Grisì, paese caratteristico di verdi e dorati paesaggi agricoli, a pochi minuti da Partinico, Alcamo e dai centri del Golfo di Castellammare,una manifestazione in cui saranno protagonisti il gusto della tradizione culinaria siciliana dello Street Food, https://www.facebook.com/grisinfesta/
Piana degli Albanési comune della Città Metropolitana di Palermo, 720 m s.m., patrono Santa Maria Odigitria 2 settembre
Centro situato sul versante orientale del monte La Pizzuta, in prossimità dell'omonimo lago artificiale. Fu fondato nel 1488, col nome di Hora, da una comunità di albanesi.
È oggi la principale colonia albanese nell'isola.

La chiesa di San Demetrio, di rito greco, è cinquecentesca: ha pianta a croce greca con tre navate absidate divise da archi a pieno centro e presenta l'iconostasi (cioè il divisorio, tipico delle chiese bizantine, che separa i fedeli da chi celebra la funzione); conserva il notevole altare maggiore, la decorazione absidale (opera secentesca di Pietro Novelli) e tre tavole bizantineggianti.
La chiesa dell'Odigitria (sec. XVII), eretta su progetto del Novelli, conserva un Trionfo della Vergine ligneo barocco.
La più antica delle chiese, San Giorgio, ha un monumentale portale con timpano spezzato.
A S dell'abitato è il lago di Piana degli Albanesi.

Piana degli Albanesi, Hora o Piana degli Albanersi, l'originario nome della città, fondata il 30 agosto 1488 fu la prima delle città albanesi in Sicilia, alle falde della Pizzuta, dove sorge la chiesa della Madonna dell'Odigitria, gli albanesi edificarono il primo impianto della città articolato per ospitare circa 1500 abitanti, con un assetto urbano adatto a una popolazione strutturata secondo l'organizzazione sociale greco albanese. Sorsero così i quartieri San Vito, San Giorgio, San Demetrio, e il quartiere detto Piazza Pubblica.

Cattedrale di San Demetrio - Rito Greco a Piana degli Albanesi
Intitolata a San Demetrio Megalomartire, è stata edificata nel 1498, poi rimaneggiata, e affrescata da Pietro Novelli nella prima metà del XVII secolo, come si ammira in particolar modo all’abside mediana. La pianta è a croce greca, con tre navate e con absidi chiuse da iconostasi. Sulla volta, il Padre Eterno benedicente tra arcangeli e cherubini; sotto, gli Apostoli, il Cristo Risorto e i Quattro Padri della Chiesa Greca. Insieme con la bella icona cinquecentesca della Vergine con il Bambino, realizzata con la tecnica della tempera ad uovo tipica della scuola senese, si ammirano il bellissimo gruppo in legno policromo ottocentesco raffigurante S. Demetrio di Tessalonica e S. Nestore, di Girolamo Bagnasco e bottega; la Madonna di Trapani, in marmo alabastrino, realizzata da scuola tosco-lombarda tra il XV e il XVI secolo; a destra, alla fine della navata, la statua di Santo Spiridione, realizzata da Nicolò Bagnasco come quella di San Giuseppe all’altare di destra. Nella facciata, i due mosaici di scuola monrealese (1960).

Chiesa di San Giorgio Megalomartire a Piana degli Albanesi
È la più antica di Piana degli Albanesi (originaria del 1495). La volta è interamente affrescata dal Crestadoro (1759) che dipinge San Giorgio in Gloria, mentre all’inizio della parete di destra troviamo un bel mosaico del Battista realizzato nel 1984. Sempre a destra, sopra la porta laterale, ecco il San Filippo Neri dipinto da Giuseppe Patania. All’abside occidentale c’è dipinto con la tecnica del falso mosaico il Cristo Pantocratore. A sinistra, la nicchia con la statua in legno di San Giorgio che trafigge il drago di Nicolò Bagnasco, opera tra le più riprodotte nella cesellatura dei brezi, le fibbie degli abiti tradizionali femminili. In fondo, l’affresco che raffigura Sant’Antonio Abate, da molti attribuito ai Novelli, padre e figlio.

Chiesa di San Nicola a Piana degli Albanesi
Edificata alla fine del XVI secolo, nell’ambone di sinistra vi si custodiscono icone del Seicento e del Settecento provenienti dalla palermitana Chiesa di San Nicola. Ad una navata, si mette in luce anche per le icone settecentesche realizzate da Ioannichios (ai tre registri dell’iconostasi), monaco dell’abbazia di Mezzojuso, il più famoso artista di icone dell’Italia meridionale secentesca. A lui si deve la cosiddetta “scuola siculo-cretese”, riconoscibile per la lavorazione del fondo in argento a mecca. Iniziando da destra, ecco le icone riproducenti San Giuseppe di Manusakis (opera del 1973), San Partenio, Sant’Atanasio, Sant’Eleuterio e Santa Barbara. A sinistra, Santa Caterina, San Giovanni Crisostomo e Sant’Antonio. La chiesa custodisce anche un bel tabernacolo ligneo del XVIII secolo e una statua in legno dorato raffigurante l’Immacolata (XVII secolo).

Chiesa della Madonna dell'Odigitria a Piana degli Albanesi
Costruita nel XVIII secolo, è l’unica testimonianza dell’opera di Pietro Novelli come architetto: le tre navate sono suddivise da quattro colonne che sorreggono la grande cupola ottagonale che, contrariamente a quanto succede nelle chiese barocche, risulta più vicina all’ingesso che all’altare maggiore. Qui si ammira, incassato in una statua secentesca, il quadro della Vergine Odigitria che la tradizione dice essere stato portato fin qui dai primi coloni albanesi. Alle navate laterali si susseguono quattro altari barocchi a marmi policromi e, tra i dipinti, quello raffigurante l’Arcangelo Michele (1700) e una crocifissione in legno ritagliato e dipinto.

Memoriale di Portella delle Ginestre
Il Memoriale di Portella delle Ginestre è una originale sistemazione naturale-monumentale del luogo, situato ad appena tre chilometri da Piana degli Albanesi in direzione di S. Giuseppe Jato. La sistemazione monumentale di Portella della Ginestra è un'opera di land art , dove vi furono i caduti del primo maggio 1947, si innalzano grandi massi, alti da 2 a 6 metri, cavati sul posto della pietraia, che sembrano magicamente collegati come i preistorici menhir. Uno di essi è il masso di Nicola Barbato, altri figurano sinteticamente corpi, facce e forme di animali caduti. In altri due sono rispettivamente incisi i nomi dei caduti e una poesia del poeta siciliano Ignazio Buttitta.

Il Carnevale di Piana degli Albanesi, il Kalivari ju mjuath, si svolge secondo un'antica tradizione popolare che, sin dai tempi antichi dissacra i valori classici della Sicilia patriarcale, e rende la donna la protagonista di questa festa. La donna, rigorosamente vestita in maschera e con il viso coperto, ha la facoltà di scegliere, deridere ed invita al ballo gli uomini in attesa di essere prescelti.
Santa Cristina Gèla comune della Città Metropolitana di Palermo, 674 m s.m., patrono Santa Cristina 29 luglio.
Santa Cristina Gela, fu fondata nel 1691 da 82 contadini abitanti di Piana degli Albanesi che, dovendo percorrere ogni giorno oltre dieci chilometri per raggiungere le terre, ottennero la concessione di stabilirsi nel feudo di Santa Cristina.
L'attuale chiesa Madre intitolata a Santa Cristina, fu eretta nel XVIII secolo in sostituzione di quella campestre esistente, divenuta ormai insufficiente, e venne chiamata la "Maggiore" per distinguerla dalla prima.

Costeggiando il Lago di Piana si giunge dunque a Santa Cristina Gela (674 m), la più piccola e l'ultima in ordine cronologico delle colonie albanesi siciliane, fondata nel 1691 dagli abitanti di Piana degli Albanesi.
Soltanto tre chilometri separano infatti Santa Cristina da Piana degli Albanesi (720 m), la prima delle colonie albanesi dell'isola. Sulla piazza Vittorio Emanuele sorge la chiesa di Santa Maria Odigitria, eretta nel 1644 su progetto di P. Novelli, e la seicentesca fontana dei Tre Cannoli. Nei pressi si trova la chiesa di San Giorgio del 1495, la più antica del paese. Del 1590 è invece la chiesa Madre di rito greco dedicata a San Demetrio. Poco a monte dall'abitato, sul luogo dove si accamparono gli albanesi appena giunti, sorge la chiesa rurale di Santa Maria Odigitria edificata nel 1488.
Da lì, percorrendo una strada sterrata è possibile addentrarsi nella Riserva Naturale Orientata delle Serre della Pizzuta, vasta area di grande interesse paesaggistico e naturalistico, caratterizzata da due grandi cavità, la grotta dello Zubbione e la grotta del Garrone. All'interno della Riserva si trovano le Neviere, strutture in pietra con mura circolari dove fino agli inizi del secolo scorso veniva conservata la neve per "fabbricare" il ghiaccio durante la stagione estiva.
Della Riserva fa parte anche Portella delle Ginestre, dove ebbe luogo la strage dell' 1 maggio 1947 perpetrata dal bandito Giuliano.
Ci si può dunque dirigere verso Palermo dalla SS624 Palermo Sciacca o tornare sulla SS121 per continuare con l'itinerario successivo verso le altre colonie albanesi della provincia di Palermo: Palazzo Adriano e Contessa Entellina.
Villabate comune della Città Metropolitana di Palermo, 47 m s.m., patrono San Giuseppe 19 marzo.
Chiesa di Sant'Agata, Oratorio Don Bosco, chiamata "Chiesa Piccola", catacombe sottostanti l'oratorio Don Bosco

Villafrati ed il cammino dei mille

Villafrati comune della Città Metropolitana di Palermo, 450 m s.m., patrono Santissima Trinità seconda domenica di giugno. La settecentesca parrocchiale custodisce una cantoria e un organo coevi.
Interessante sono il complesso palaziale settecentesco chiamato Baglio e la Porta dei Misteri all'ingresso della Chiesa Madre. Il Baglio è un complesso edilizio costruito per scopi residenziali dalla famiglia dei Filangieri. È costituito da grandi ambienti, un tempo fastosamente ornate, circondato da tre corti. La Corte principale, a pianta ovale, collega il corso, asse viario di maggiore importanza del paese, agli interni e i corpi destinati all'attività baronale con gli edifici dedicati alla servitù e con l'ingresso secondario di una costruzione adibita a teatro. La porta dei Misteri è l'ingresso della Chiesa Madre. È costituita da sei pannelli in bronzo che recano narrazioni di eventi religiosi connessi alla storia del paese.
la Chiesa della SS. Trinità, a navata unica, costruita sempre per volere dei Filangeri nel XVIII secolo,
la Chiesa di Sant'Antonio da Padova del 1745.

A Villafrati è molto sentito il culto del SS. Crocifisso in onore del quale si svolge ogni anno la cunnutta di torci una sfilata di muli e cavalli bardati a festa che trasportano grano quale ringraziamento per la buona annata. I fantini, in segno di devozione, portano in mano ceri accesi decorati da mazzi di fiori. La manifestazione, pur di carattere religioso, assume una notevole importanza nel suo legame con il culto di Cerere.

Ultima Fiera Verde a  Villafrati . La manifestazione, che affonda le sue radici nei primi anni della fondazione del paese, si svolge in occasione dei festeggiamenti in onore della Santissima Trinità a cui è dedicato il Duomo di Villafrati. La fiera, che si tiene nella seconda domenica di giugno, degustazioni dei prodotti tipici locali, ricotta, cudduruni, muffolette. https://www.facebook.com/prolocovillafrati2017/
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