Il terremoto di Messina del 1783 e la nascita delle baracche
Pubblicato in Cultura e Società · Martedì 23 Set 2025 · 4:15
Tags: terremoto, Messina, 1783, baracche, antisismiche, Sicilia, storia, italiana, scosse, sismiche, catastrofi, città
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Il terremoto di Messina del 1783 e la nascita delle baracche antisismiche
Nel febbraio del 1783, una delle più terribili sequenze sismiche della storia italiana colpì il Mezzogiorno, con una serie di scosse devastanti tra la Calabria meridionale e la Sicilia nord-orientale. Il sisma ebbe effetti catastrofici: interi paesi vennero rasi al suolo, migliaia di persone persero la vita, e la città di Messina fu tra le più colpite in assoluto.
Secondo le cronache dell’epoca, nella città siciliana rimasero in piedi solo poche strutture, tra cui la Cittadella, mentre il resto degli edifici fu gravemente danneggiato o completamente distrutto. Si stima che oltre 600 persone morirono solo a Messina, ma il numero reale potrebbe essere anche più alto. Oltre alla distruzione materiale, la popolazione si ritrovò senza alcun riparo sicuro.
Una toccante testimonianza ci arriva da Johann Wolfgang von Goethe, il celebre poeta e viaggiatore tedesco, che visitò Messina nel 1787, quattro anni dopo il disastro. Goethe descrive una città ancora profondamente segnata dal sisma, dove circa 30.000 superstiti vivevano in baracche, costruite rapidamente su una vasta prateria a nord della città, poiché le abitazioni superstiti erano troppo pericolanti per essere abitate.
Le baracche: da emergenza a innovazione antisismica
Queste baracche, nate come rifugi di emergenza, rappresentarono molto più di una semplice soluzione provvisoria. Di fronte a una catastrofe di tale portata, il governo borbonico attuò una risposta straordinaria, avviando una ricostruzione basata su principi innovativi. Nel 1784 fu infatti emanato il primo regolamento antisismico d’Europa, una misura all’avanguardia per l’epoca.
Fu così che nacque il concetto di “casa baraccata”, un nuovo tipo di edificio concepito per resistere ai terremoti, grazie a una combinazione intelligente di materiali e tecniche costruttive. Il progetto fu elaborato dall’ingegnere militare Francesco La Vega, e si basava su:
una doppia intelaiatura lignea interna alle pareti,
un riempimento in pietra e malta,
l’utilizzo del legno come struttura elastica capace di assorbire le vibrazioni telluriche.
Questa tecnica, semplice ma efficace, fu adottata nelle nuove costruzioni e nella ricostruzione dei centri urbani danneggiati. Il legno, materiale flessibile e leggero, fungeva da vera e propria armatura antisismica, riducendo notevolmente il rischio di crolli durante le scosse.
Un modello architettonico che resiste nel tempo
Nel corso del tempo, il termine “baracca” smise di indicare esclusivamente rifugi provvisori e iniziò a riferirsi anche a costruzioni stabili, durature e ben progettate. Alcune testimonianze dell’epoca – come quelle di Hamilton e Sarconi – descrivono baracche ben rifinite, suddivise in più stanze e persino commissionate da nobili famiglie, segno che il sistema costruttivo aveva ormai guadagnato prestigio e fiducia.
Questa architettura baraccata si rivelò talmente efficace da essere ripresa anche oltre un secolo dopo, in occasione di nuovi terremoti. In particolare, si rivelò fondamentale durante il terremoto di Messina del 1908, uno dei più tragici eventi sismici della storia europea. La città, già duramente colpita nel 1783, venne nuovamente devastata: oltre 80.000 persone morirono tra Messina e Reggio Calabria, a causa del sisma e del successivo tsunami.
Eppure, gli edifici realizzati secondo il modello borbonico della casa baraccata resistettero meglio. Pur riportando danni, non subirono crolli totali, e in molti casi permisero agli abitanti di mettersi in salvo. Questo dimostrò la straordinaria validità di un sistema costruttivo nato oltre un secolo prima e considerato oggi uno dei precursori dell’edilizia antisismica moderna.
Un’eredità culturale e architettonica da scoprire
La storia delle baracche di Messina non è solo una pagina di ingegneria, ma anche un simbolo di resilienza. In un’epoca in cui i terremoti erano spesso considerati eventi ineluttabili, questa città fu teatro di un cambiamento radicale: da un’emergenza nacque una visione, un nuovo modo di costruire, più sicuro, razionale e consapevole.
Ancora oggi, alcuni edifici sopravvissuti o ricostruiti secondo quei criteri rappresentano una preziosa testimonianza storica, e l’interesse per il modello baraccato è cresciuto, tanto da essere studiato in ambito accademico e tecnico come uno dei primi esempi di architettura antisismica strutturata in Europa.
Messina oggi: memoria, rinascita e innovazione
Visitare Messina significa anche entrare in contatto con una città che ha saputo rinascere due volte, trasformando la tragedia in un’opportunità per crescere. Le baracche, da semplici rifugi di fortuna, sono diventate parte della memoria collettiva e della cultura costruttiva locale, segno tangibile di una popolazione che non si è mai arresa.
Curiosità
La “casa baraccata” anticipò di oltre un secolo i moderni criteri antisismici.
Le prime baracche furono costruite in appena due settimane dopo il terremoto del 1783.
Il modello fu ripreso anche nella legislazione italiana del XX secolo dopo i terremoti del 1905 e del 1908.
Oggi, alcune ricostruzioni sperimentali e documentazioni storiche permettono di ricostruire fedelmente il sistema baraccato originario.
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