Città fantasma e ruderi: la memoria
Pubblicato da Inera.it in Città Paesi Borghi · Venerdì 13 Giu 2025 · 4:15
Tags: turisti, itinerario, città, fantasma, ruderi, memoria, terremoto, Belice, identità, centri, storici, entroterra, architetture, tessuto, urbano
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Itinerario 2. Città fantasma e ruderi: la memoria delle pietre che raccontano il terremoto del Belice
Il terremoto che colpì la Valle del Belice nel Gennaio del 1968 mostrò a tutta l’Italia uno spaccato della vita delle aree interne del nostro Paese. Una vita dura, fatta di povertà e disagio, ma che esprimeva grandi valori come la socialità, l’identità e l’orgoglio.
Il sisma danneggiò notevolmente i centri storici di oltre dieci città dell’entroterra trapanese e agrigentino, ma furono decenni di incuria e scelte politiche infelici a distruggere definitivamente molte delle architetture e del tessuto urbano di città sorte da secoli tra le colline della Valle del Belice.
Questo viaggio vuole riscoprire le tracce delle antiche città oggi osservabili tra le pietre staccate delle abitazioni, dai tessuti urbani poco leggibili, da architetture distrutte e, a volte, solo parzialmente ricostruite.
Prende avvio da Poggioreale antica e lo fa percorrendo la Strada Provinciale SP27 che consente di osservare il centro abbandonato dall’alto.
Non più abitata da oltre cinquant’anni, rappresenta una delle più affascinanti città fantasma d’Italia che conserva ancora oggi visibile la rete viaria e un sistema edilizio popolato da chiese, palazzi, piccole residenze, edifici pubblici, piazze e cortili. Tra i ruderi svettava il campanile della chiesa madre, crollato nel 2009 dopo quasi trent’anni di resistenza all’incuria e alle intemperie. Sono però attualmente in corso i lavori per rendere visitabile Poggioreale antica che, dal 2026, potrà diventare finalmente un grande attrattore per l’intera Valle del Belice.
Proseguendo verso Ovest, si incontrano i ruderi dell’ex Convento dei Cappuccini a pochi passi dal nucleo storico di Salaparuta antica. Qui i ruderi sono molto scarsi e difficilmente leggibili. Si rintracciano parti delle strutture del Castello, mentre l’area dove sorgeva la Chiesa Madre è diventata oggi uno splendido punto paesaggistico verso la Valle.
Proseguendo, a pochi chilometri di distanza, è di grande impatto visivo il Cretto di Burri, imponente opera di Land Art che ha sommerso con una colata di bianco cemento, il centro urbano distrutto di Gibellina. Qui non sono i ruderi a raccontare e mostrare la memoria dei luoghi, ma una grande opera conosciuta in tutto il mondo. La visione del sito pone di fronte a importanti interrogativi dove tra la realizzazione artistica e la ricostruzione possono sicuramente aprirsi innumerevoli dibattiti.
Ritornando verso est ed entrando in territorio agrigentino, è molto suggestiva la visita al Museo della Memoria di Santa Margherita di Belice. Aperto con parziale ricostruzione della navata della Chiesa Madre, racconta attraverso foto e documenti la tragica vita delle comunità stravolte nella notte tra il 14 e il 15 Gennaio del 1968.
Proseguendo nuovamente verso la Valle, a Montevago i ruderi sono oggi inseriti in un “Parco delle rovine” dove all’interno del tessuto urbano pesantemente danneggiato sono comparse negli ultimi anni opere di alcuni noti street artist.
Risalendo verso l’Autostrada in direzione Palermo, si attraversa il centro storico di Partanna, uno dei più ricchi dal punto di vista monumentale. Le architetture sopravvissute al terremoto mostrano con orgoglio le proprie cicatrici all’interno del tessuto ricostruito; su piazze e strade compaiono così facciate e campanili di chiese che hanno ormai perso buona parte delle strutture originarie.
Proseguendo lungo la direttrice settentrionale, si giunge a Salemi, splendido centro storico di matrice araba e medievale in cui il sisma ha lasciato tracce visibili nel “vuoto” che ha creato. Il crollo di buona parte della Chiesa Madre è stato infatti trasformato nell’estensione di Piazza Alicia attraverso la risistemazione monumentale progettata dagli architetti Alvaro Siza e Roberto Collovà.
Il vicino paese di Vita mostra ancora buona parte del tessuto distrutto che, una volta centrale, è oggi diventato la periferia del piccolo centro.
L’ultima tappa di questo itinerario è invece una promessa solo in parte mantenuta: Gibellina Nuova. Ricostruzione del borgo sepolto sotto il Cretto di Burri, rappresenta l’espressione di una visione di sviluppo in cui l’arte doveva assumere un ruolo propulsivo e creativo. Disseminata di opere e architetture contemporanee di noti artisti del secondo dopoguerra italiano, costituisce una risposta idealista a problematiche di ampio spettro. Questa matrice identitaria è raccontata nel Museo Belice/EpiCentro della Memoria Viva in cui è narrata una storia di battaglie, democrazie partecipate e lotte popolari che hanno visto la collettività al centro di un percorso verso un miglioramento della propria vita. L’arte però non è riuscita ad ascoltare e cogliere bisogni e fabbisogni di una comunità che ancora oggi vive di agricoltura e territorio e solo marginalmente di produzione culturale.
Fonti di questo articolo:
- Inera: https://www.inera.it/
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