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La Sicilia vista da Al-Idrīsī e Zhao Rukuo

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La Sicilia vista da Al-Idrīsī e Zhao Rukuo

Il blog di clicksicilia, curiosità per turisti
Pubblicato in Cultura e Società · Venerdì 16 Mag 2025 · Tempo di lettura 3:00
Tags: SiciliaAlIdrīsīZhaoRukuogeografiarabicinesimedievaliMediterraneoculturecommerciisolastrategica

La Sicilia vista da Al-Idrīsī e Zhao Rukuo: le geografie del Mediterraneo nell’immaginario arabo e cinese medievale


La Sicilia, osservata attraverso le lenti di Al-Idrīsī e Zhao Rukuo, offre uno spaccato affascinante di come i geografi arabi e cinesi medievali immaginavano e descrivevano il Mediterraneo, crocevia di culture e commerci. Sebbene le loro prospettive fossero inevitabilmente influenzate dai rispettivi contesti culturali e dalle fonti a loro disposizione, entrambi contribuirono a delineare un’immagine significativa di quest’isola strategica.

Il geografo e cartografo arabo Al-Idrīsī (Abū ‘Abd Allāh Muhammad al-Idrīsī) fu uno dei più importanti studiosi del Medioevo islamico. Nato a Ceuta nel 1100 e formatosi a Cordova, visse a lungo presso la corte di Ruggero II di Sicilia. Qui, nel XII secolo, realizzò la sua opera monumentale, Il Libro di Ruggero (Kitāb Rujār), completata nel 1154. L’opera, commissionata dal re normanno, univa il sapere arabo, greco, latino e le testimonianze di mercanti e viaggiatori per creare un atlante del mondo allora conosciuto. La Sicilia, sotto il dominio normanno, rappresentava in quel periodo un crocevia multiculturale in cui si intrecciavano influenze arabe, bizantine e latine.

Circa un secolo dopo, nel 1225, il funzionario cinese Zhao Rukuo, impiegato nella città portuale di Quanzhou durante la dinastia Song meridionale, pubblicò lo Zhufan Zhi, letteralmente “Descrizione dei popoli stranieri”. Quest’opera raccoglieva informazioni dettagliate su oltre 90 stati esteri, basandosi su fonti dirette fornite dai mercanti marittimi che frequentavano i porti cinesi. Pur non avendo viaggiato personalmente, Zhao sintetizzò con rigore amministrativo ciò che si conosceva all’epoca del mondo oltre la Cina.

La sua opera rappresenta una preziosa testimonianza di come i cinesi percepissero le regioni lontane, attraverso le informazioni raccolte da mercanti e altre fonti indirette. Tra i territori descritti figura la Ssi-kia-li-ye, identificabile con la Sicilia, che Zhao colloca vicino alla terra di Lu-Mei, cioè Roma – o, più probabilmente, ciò che restava dell’Impero Romano d’Occidente nella memoria geografica cinese. Zhao descrive la Sicilia come un’isola nel mare, ampia circa 1000 lǐ (unità cinese equivalente a circa 500 km), con usi e costumi simili a quelli di Lu-Mei. La descrizione, sebbene sommaria, dimostra come anche in Estremo Oriente esistesse una percezione – seppur approssimativa – del bacino del Mediterraneo.

Particolarmente suggestiva è la descrizione del vulcano Etna, uno dei più attivi del mondo. Zhao racconta di “una caverna su una montagna” da cui fuoriescono fumo e fiamme durante tutto l’anno. Questa descrizione, sebbene basata su racconti di seconda mano, risulta sorprendentemente accurata. L’Etna era noto fin dall’antichità: già nella mitologia greca si riteneva che lì si trovasse la fucina di Efesto, dio del fuoco e della metallurgia.

Zhao aggiunge anche un dettaglio curioso: talvolta, gli abitanti gettavano pietre pesanti nel cratere, che poi venivano eruttate in scaglie simili alla pomice. Questo aneddoto, pur nella sua semplicità, dimostra un interesse per i fenomeni naturali e per le usanze locali, contribuendo a delineare un quadro vivace e concreto delle terre descritte.

Mentre Al-Idrīsī offre una geografia “dal di dentro” del Mediterraneo e della Sicilia, intrisa di conoscenza diretta e Zhao su racconti.


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