La Valle del Belice e l’arte contemporanea
Pubblicato da Inera.it in Città Paesi Borghi · Giovedì 12 Giu 2025 · 5:45
Tags: Valle, del, Belice, arte, contemporanea, sperimentazioni, processi, creativi, terremoto, comunità, artisti, architetti, urbanisti, ricostruzione
Tags: Valle, del, Belice, arte, contemporanea, sperimentazioni, processi, creativi, terremoto, comunità, artisti, architetti, urbanisti, ricostruzione
Itinerario 1. La Valle del Belice e l’arte contemporanea
Da grandi momenti di crisi, possono nascere nuove sperimentazioni e importanti processi creativi.
A seguito del terremoto che ha gravemente colpito le comunità della Valle del Belice nel 1968, numerosi artisti, architetti e urbanisti esponenti dell’arte e dell’architettura contemporanea del secondo dopoguerra sono stati coinvolti nel processo di ricostruzione. Attraverso la visione illuminata di alcuni politici locali, tra tutti Ludovico Corrao, sindaco di Gibellina a partire dagli anni Settanta, il territorio è oggi una delle più dense concentrazioni di opere contemporanee in Italia.
Un viaggio alla scoperta di visioni, sperimentazioni e concetti propri dell’arte italiana degli ultimi decenni del Novecento e che è nota in tutto il mondo.
Questo itinerario prende avvio da Gibellina Nuova, facilmente accessibile dall’Autostrada Palermo - Mazara del Vallo e dalla “Stella” di Pietro Consagra. Grande opera in acciaio inox che riprende le luminarie tipiche dei borghi del territorio e che viene individuata come punto di ingresso per l’esplorazione della “nuova” Valle del Belice.
Nella ricostruzione di Gibellina, sono stati coinvolti importanti esponenti della concezione razionalista dell’architettura italiana degli anni Settanta.
Tra i fabbricati più noti, la Chiesa Madre di Ludovico Quaroni che unisce due forme geometriche come la sfera e il parallelepipedo distaccandosi dalla tipologia edilizia della classica struttura religiosa; 

la piazza del Comune con portico di Vittorio Gregotti e Giuseppe Samonà; il sistema delle piazze allineate secondo l’impostazione di Franco Purini e Laura
Thermes. 

A Gibellina ha sede il Museo d’Arte Contemporanea (MAC) che vanta una collezione di circa 2.000 opere di artisti tra cui Mario Schifano, Gino Severini, Arnaldo Pomodoro, Pietro Consagra, Carla Accardi che si aggiungono alle altre disseminate tra le vie della città. 

Il terremoto del 1968 ha colpito duramente la comunità gibellinese.
Il trasferimento in una nuova cittadina, ha visto però la “cristallizzazione” del centro antico attraverso una delle più grandi opere di land art al mondo.
Il Grande Cretto di Alberto Burri è infatti un’opera di arte ambientale realizzata a partire dal 1984 cementificando i resti del borgo danneggiato dal sisma. Vie, vicoli ed edifici diventano un unico grande monumento bianco di circa 80.000 metri quadrati; un luogo fuori dal tempo e dallo spazio in cui la memoria della città viene preservata come una spaccatura nel territorio evidenziando la fragilità umana di fronte alla potenza della natura. 

Percorrendo la valle verso est, si incontrano i nuovi centri di Salaparuta e Poggioreale, ricostruiti a seguito dell’abbandono dei loro borghi storici originari poco più a nord. A Salaparuta si segnala Piazza Ricostruzione, un grande spazio triangolare delimitato da residenze in cui si alternano, secondo il progetto di Francesco Venezia, terrazzamenti pavimentati e a giardino. La cittadina è poi costellata da numerose architetture razionaliste in linea con le scelte stilistiche degli anni Settanta.
Appena giunti a Poggioreale nuova, l’arte contemporanea trasforma un’agorà greca in una scenografia dove ammirare il paesaggio della valle. Piazza Elimo di Paolo Portoghesi è il punto centrale del paese ricostruito; attraverso forme curve, colonnati e gradoni vuole essere un luogo di incontro e partecipazione, come lo era l’originaria piazza del paese. Lo spazio dialoga con l’adiacente palazzo del municipio, sempre di Portoghesi, dove la svettante torre campanaria diventa un punto di riferimento per il paesaggio locale. Alle spalle della piazza, l’edificio contemporaneo di Purini e Thermes rappresenta come un cubo irregolare innestato sul tracciato viario. L’autostazione o fermata dell’autobus, oggi è principalmente uno spazio espositivo dove è conservato il presepe in vetro di murano ideato da Pippo Madè. Degli stessi progettisti è
la cappella dedicata al Patrono locale Santo Antonio da Padova; di fronte Piazza Elimo, con il suo ampio sagrato, contrappone pilastri liberi alla grande apertura verso la Valle.
Proseguendo verso sud, entrando in territorio agrigentino, si giunge a Santa Margherita di Belice. La città del Gattopardo, sede del parco letterario, mostra una interessante soluzione architettonica nella parziale ricostruzione della Chiesa Madre lungo che conserva oggi solo un lato della navata originaria. La struttura ospita quindi il Museo della Memoria dedicato a raccontare i tragici eventi connessi al sisma del 1968.
Lasciato il borgo in direzione ovest, si arriva alla vicina cittadina di Montevago. La ricostruzione edilizia in adiacenza all’antico centro, ha conservato le macerie di un “Parco delle rovine” interessato negli ultimi anni da iniziative artistiche che qui hanno realizzato numerose opere di street art.
Rientrando nell’ambito trapanese proseguendo sempre verso ovest, a Partanna, città del castello Grifeo, sono osservabili strutture residenziali e religiose di stampo razionalista. Muovendosi in direzione Gibellina, si giunge a Santa Ninfa; qui la Chiesa Madre venne ricostruita secondo principi contemporanei su progetto di Paolo Di Stefano.
Infine attraversando l’Autostrada, merita una visita Salemi, inserito nel club dei Borghi più belli d’Italia.
Qui si segnala la risistemazione della Chiesa Madre irrimediabilmente danneggiata dal sisma e che è diventata, secondo il progetto di Alvaro Siza e Roberto Collovà, un luogo aperto e la nuova Piazza Alicia. Una risistemazione in cui il rudere viene congelato nel tempo per poter leggere un dialogo tra lo spazio che si è venuto a creare e quanto è rimasto della storia del passato.
L'arte contemporanea investe il territorio del Belice
L’arte contemporanea ha investito il territorio della Valle del Belice come un vento di cambiamento propagatosi dopo la tragedia del terremoto del 1968. Le nuove visioni, sperimentazioni e interpretazioni non sono però riuscite ad intrecciarsi con l’identità delle comunità. Molto spesso “decisioni calate dall’alto”, non sono state frutto di una volontà partecipata o espressione della volontà collettiva; quella che sicuramente avrebbe preferito la ricostruzione dei borghi antichi alle nuove e moderne cittadine. Il tutto è espressione di un periodo storico dell’Italia degli anni Settanta che ha provato a risolvere una enorme cicatrice con un nuovo e innovativo approccio, senza però raggiungere i risultati sperati. Oggi l’arte contemporanea innestata nel paesaggio e nelle comunità locali, emerge ancora con più forza come una visione di sviluppo che non si è ancora evoluta in una concreta risorsa, ma che può ispirare e creare nuove attrazioni in un territorio unico.
Fonti di questo articolo:
- Inera: https://www.inera.it/
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