Sicilia, un'Isola resiliente tra antiche ferite e rinascite
Pubblicato in Cultura e Società · Sabato 17 Mag 2025 · 5:30
Sicilia, un'Isola resiliente tra antiche ferite e rinascite splendenti
La Sicilia, terra di storia millenaria e paesaggi mozzafiato, porta ancora le cicatrici di antichi sussulti tellurici. Due eventi sismici in particolare hanno segnato profondamente il suo destino: il catastrofico terremoto del 1693, che rase al suolo gran parte della Sicilia orientale, e quello del 1968, che sconvolse la Valle del Belice nella sua parte occidentale. Entrambe tragedie immani, ma le cui rinascite hanno intrapreso sentieri, e la fiumara di Tusa, narrando storie uniche di resilienza e trasformazione.
1693, Quando la Distruzione si Trasformò in Splendore Barocco
Immaginate la potenza devastante di uno dei terremoti più violenti che l'Europa ricordi: era il gennaio del 1693 e un sisma di magnitudo stimata 7.4 si abbatté sulla Sicilia sud-orientale. Città fiorenti come Catania, Noto, Ragusa, Modica e la stessa Siracusa furono duramente colpite, con un bilancio di oltre 60.000 vittime e interi centri abitati ridotti a un cumulo di macerie.
Eppure, da questa immane distruzione germogliò una rinascita straordinaria. Sotto la guida illuminata del Regno di Sicilia, all'epoca parte della monarchia spagnola, si diede il via a una ricostruzione ambiziosa e innovativa. Le città risorsero con nuovi piani urbanistici: strade più ampie che invitano alla passeggiata, piazze armoniose che diventano palcoscenici di vita, e tecniche costruttive, per quanto possibile all'epoca, pensate per resistere a futuri eventi.
Fu in questo contesto di fervore creativo che nacque uno stile architettonico inconfondibile, un vero e proprio marchio distintivo della Sicilia: il Barocco Siciliano. Oggi, passeggiando per le vie di Noto, ammirando le chiese di Ragusa Ibla, lasciandosi incantare dalle scalinate di Scicli o dai colori di Caltagirone, si respira ancora quell'epoca di fervore. La ricostruzione non fu solo un atto di necessità, ma una vibrante espressione artistica e sociale che ridisegnò per sempre il volto di questa parte dell'isola.
Il Barocco Siciliano, con le sue facciate sinuose, i balconi riccamente decorati, le chiese maestose e i dettagli scenografici, è un vero piacere per gli occhi. Architetti come Giovanni Battista Vaccarini, che lasciò la sua impronta indelebile a Catania con la sua splendida Cattedrale e Piazza Università, Francesco Ferrigno, artefice di numerose chiese barocche, Raffaele Lanza, protagonista della rinascita di Ragusa, e Salvatore Ittar, che plasmò l'anima barocca di Modica, furono i protagonisti di questa trasformazione. Le loro opere sono oggi tesori da scoprire, testimoni di una resilienza che si fece arte.
1968, Le Ferite del Belice e una Ricostruzione Incompiuta
La storia si ripete, ma con un esito diverso, nel gennaio del 1968. Un altro violento terremoto scuote la Sicilia occidentale, devastando la Valle del Belice, un'area fertile tra le province di Trapani e Agrigento. L'epicentro vicino a Gibellina segna la quasi totale distruzione di questa cittadina, ma anche Salaparuta, Poggioreale, Santa Margherita di Belice e Partanna subiscono danni ingenti, lasciando migliaia di persone senza casa.
Sebbene il numero di vittime fosse inferiore rispetto al 1693, la ricostruzione si rivelò un percorso accidentato, segnato da lentezze burocratiche, disorganizzazione e, purtroppo, sprechi. Molti paesi non furono ricostruiti sulle loro antiche fondamenta, ma delocalizzati in nuove aree, spesso pianeggianti e prive di quel legame storico e culturale così vitale per le comunità.
Un esperimento unico, ma controverso, fu la creazione di Gibellina Nuova, pensata come una "città dell'arte". Artisti e architetti di fama, tra cui Alberto Burri, furono chiamati a plasmare un nuovo centro urbano. Il risultato fu una città moderna e concettualmente affascinante, ma che per molti abitanti faticò a diventare una vera casa, lontana dalle loro radici e dalle esigenze quotidiane.
Il "Grande Cretto" di Alberto Burri, un'immensa opera di land art che ricopre le macerie della vecchia Gibellina, è oggi un potente monito e un'attrazione unica, che invita alla riflessione sulla perdita e sulla memoria.
1986, L'Arte che Rinasce dalla Terra: La Fiumara di Tusa
In questo contesto di riflessione sul rapporto tra arte, territorio e ricostruzione, emerge un esempio emblematico: la Fiumara di Tusa, con la prima opera che, occupando la Fiumara, ha dato vita a quest'area artistica unica in Sicilia risale al 1986. Fu commissionata da Antonio Presti, fondatore della Fiumara d'Arte, allo scultore Pietro Consagra, in onore del padre defunto. Un progetto artistico e culturale che serpeggia lungo il fiume Tusa, nella provincia di Messina. Ideata dall'artista Antonio Presti, questa "galleria d'arte a cielo aperto" fonde sculture monumentali con la bellezza selvaggia del paesaggio, creando un dialogo suggestivo tra la creatività umana e la forza della natura.
La Fiumara di Tusa non è solo un'attrazione turistica, ma un simbolo di rinascita sociale e culturale per un territorio che ha conosciuto difficoltà. Le opere d'arte, donate da artisti di fama internazionale, diventano un pretesto per riscoprire il territorio, per creare nuove dinamiche comunitarie e per attrarre un turismo consapevole e desideroso di bellezza e significato.
Due Terremoti, due modi di ricostruzione, ed una visione artistica di promozione del territorio.
Il confronto tra le due grandi tragedie sismiche che hanno colpito la Sicilia e le loro successive ricostruzioni ci offre una lezione preziosa. La rinascita non dipende unicamente dalle risorse economiche, ma soprattutto dalla visione politica, dalla capacità di pianificazione e dalla profonda connessione con le esigenze e l'anima delle comunità colpite.
Mentre la Sicilia orientale seppe trasformare le rovine del 1693 in uno straordinario patrimonio artistico e urbanistico che ancora oggi incanta i visitatori, la ricostruzione nella Valle del Belice nel 1968 mise in luce le fragilità di un sistema che faticò a rispondere in modo efficace e a comprendere appieno il legame tra le persone e la loro terra.
Oggi, la Sicilia continua a guardare al futuro. Luoghi come Noto, Ragusa, Gibellina Nuova e la Fiumara di Tusa sono testimoni di questa capacità di trasformare le ferite in opportunità, di far fiorire la bellezza anche dove la terra ha tremato. Visitare questi luoghi significa intraprendere un viaggio nella storia, nell'arte e nello spirito d’un'isola che non si vuole arrendere.
Fonti di questo articolo:
- Itinerario la Valle del Belice: https://www.clicksicilia.com/itinerarisicilia/itinerario-la-valle-del-belice.php
- Itinerario Fiumara d'Arte: https://www.clicksicilia.com/itinerarisicilia/itinerario-fiumara-d-arte.php
- Itinerario Barocco Val di Noto: https://www.clicksicilia.com/itinerarisicilia/itinerario-barocco-val-di-noto.php
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