Le città demaniali in Sicilia nel Settecento
Libertà, privilegi e protagonismo urbano
Nel corso del '700, la Sicilia era divisa tra due grandi categorie di città: le città demaniali e le città feudali. Le prime erano quelle che dipendevano direttamente dal re, mentre le seconde erano sotto l'autorità di un barone o di un signore feudale.
Questa distinzione era fondamentale e determinava il livello di autonomia, ricchezza e importanza politica di ciascun centro urbano.
Caratteristiche delle città demaniali
Autogoverno e libertà amministrativa
Le città demaniali non erano soggette al "mero e misto imperio" dei baroni (cioè il potere giurisdizionale completo), e quindi potevano:
Eleggere i propri magistrati e consiglieri civici; Gestire autonomamente gli affari economici e amministrativi; Agire sotto la supervisione del viceré, rappresentante del re.
Questo le rendeva più libere, dinamiche e organizzate, rispetto alle città feudali, spesso dominate dagli interessi di un singolo signore.
Rappresentanza nel Parlamento siciliano
Le città demaniali costituivano, insieme alla nobiltà e al clero, uno dei tre “bracci” del Parlamento siciliano. Avevano quindi diritto di voto e potevano:
Approvare o respingere i donativi (cioè le tasse al re); Presentare istanze e petizioni direttamente alla corona; Difendere i propri privilegi in sede politica.
Centri economici strategici
Le città demaniali erano spesso snodi vitali dell’economia siciliana: porti commerciali, centri di produzione, piazze di scambio e sedi universitarie.
La loro relativa autonomia favoriva lo sviluppo di:
Attività mercantili e artigianali; Istituzioni culturali, come scuole e accademie; Fiere, mercati e dogane aperte al commercio interno ed estero.
Esempi di città demaniali nel '700
Molte delle città più importanti della Sicilia godevano dello status demaniale, le tappe per immergersi nella storia siciliana legata all’autonomia civica e al dominio regio:
Palermo
Capitale del Regno di Sicilia e sede del viceré, Palermo era la città demaniale per eccellenza. Qui si concentrava il potere politico e amministrativo diretto del sovrano, e la città godeva di ampie autonomie civiche. Il Palazzo dei Normanni e la Cappella Palatina sono testimonianze splendide del suo passato glorioso.
Messina
Porta d’accesso al Mediterraneo, Messina affascina con il suo porto animato, la grande cattedrale e il celebre orologio astronomico. Ideale per chi ama storia e mare.
Catania
Ai piedi dell’Etna, Catania sorprende con la sua architettura barocca, i mercati vivaci e una cucina ricca di sapori autentici. Perfetta per una passeggiata tra arte e vulcano.
Siracusa
Patrimonio UNESCO, Siracusa è un viaggio tra antiche rovine greche, l’isola di Ortigia e incantevoli scorci sul mare. Storia e bellezza in uno dei luoghi più suggestivi della Sicilia.
Trapani
Città portuale dal fascino marinaro, Trapani offre saline spettacolari, antichi quartieri e ottima cucina a base di pesce. Una tappa imperdibile per gli amanti del mare e della natura.
Noto
Capitale del barocco siciliano, Noto stupisce con le sue facciate scolpite, le piazze eleganti e i festival culturali. Un gioiello di arte e storia tutto da esplorare.
Caltagirone
Famosa per la ceramica artistica, Caltagirone è una città colorata e vivace, con scale decorate e botteghe artigiane dove scoprire tradizioni antiche.
Nicosia
Incorniciata da paesaggi collinari, Nicosia mantiene un’atmosfera autentica, con palazzi storici e chiese che raccontano secoli di storia tra Sicilia baronale e realtà demaniale.
Sciacca
Città termale e marinara, Sciacca è nota per le sue terme, i festival popolari e il borgo antico affacciato sul mare. Un luogo ideale per relax e cultura.
Termini Imerese
Antica città con importanti testimonianze archeologiche e terme naturali, Termini Imerese unisce natura e storia in un contesto ancora poco conosciuto ma affascinante.
Enna
Situata nel cuore dell’isola, Enna offre panorami mozzafiato, un castello medievale e una storia che si intreccia con miti e leggende siciliane.
Modica
Celebre per il suo cioccolato e l’architettura barocca, Modica è una tappa golosa e culturale, con vicoli suggestivi e antiche chiese da visitare.
Ragusa
Patrimonio UNESCO, Ragusa si divide tra la parte alta e quella bassa, entrambe ricche di arte barocca, piazze vivaci e ristoranti tipici.
Caltanissetta
Centro agricolo e minerario, Caltanissetta conserva un centro storico ricco di monumenti e tradizioni, ideale per scoprire una Sicilia meno battuta dal turismo.
Milazzo
Importante porto e punto di partenza per le Isole Eolie, Milazzo è un mix di storia, mare e natura, con un castello dominante e spiagge accoglienti.
Una distinzione che ha fatto la storia
Capire la differenza tra città demaniali e città feudali significa comprendere le profonde dinamiche politiche, economiche e sociali della Sicilia moderna. Ancora oggi, il patrimonio architettonico, gli statuti comunali e le tradizioni locali portano tracce evidenti di questa antica distinzione.
Molti degli odierni itinerari turistico-culturali in Sicilia si svolgono proprio in queste antiche città demaniali. Passeggiare per le vie di Palermo, Catania o Noto significa rivivere secoli di storia urbana, politica e commerciale, frutto di un’autonomia che ha reso questi luoghi protagonisti della vita isolana.
Le Città Demaniali o Regie della Sicilia
Le Città Demaniali, dette anche Città Regie, erano centri urbani sottratti alla giurisdizione del vescovo locale e ai poteri feudali. Erano direttamente soggette all'autorità del re e godevano di un’autonomia amministrativa che le distingueva dalle altre comunità siciliane.
Il Governo delle Città Regie
Queste città erano amministrate da una Mastra Giuratoria, un organismo di governo locale composto generalmente da:
Il Pretore
I Giurati (in numero variabile a seconda della città)
Il Capitano Giustiziere
Tali cariche erano riservate esclusivamente ai membri della nobiltà, sebbene in alcune città fosse prevista la figura dei giurati popolari, scelti tra i notabili del popolo. Ricoprire questi incarichi rappresentava un grande prestigio ed erano quindi molto ambiti dall'aristocrazia isolana.
Le 42 Città Demaniali
Il cosiddetto ramo demaniale era composto dalle 42 città regie della Sicilia, le quali occupavano un seggio secondo la loro importanza. In ordine, esse erano:
Palermo, Messina, Catania, Siracusa, Girgenti (Agrigento), Trapani, Patti, Cefalù, Mazara, Sciacca, Noto, Caltagirone, Troina, Termini (Imerese), Marsala, Lentini, Castrogiovanni (Enna), Naro, Licata, Nicosia, Polizzi, Taormina, Piazza (Armerina), Calascibetta, Randazzo, Mineo, San Filippo d’Argira, Vizzini, Monte San Giuliano (oggi Erice), Salemi, Corleone, Mistretta, Augusta, Jaci d’Aquila (oggi Acireale), Santa Lucia, Tortorici, Sutera, Linguaglossa, Castronovo, Castroreale, Milazzo e Rometta.
Tra queste, le più importanti ricevettero il privilegio del titolo di "Senato", attribuito alla Mastra Giuratoria. Le città insignite di questo titolo furono:
Palermo, Messina, Catania, Siracusa, Trapani, Caltagirone, Lentini, Cefalù, Augusta, Nicosia, Sciacca, Noto, Monte San Giuliano, Polizzi, Taormina, Licata, Mineo, Acireale, Naro, Mazara, Patti, Tortorici, Corleone e Termini.
Dall’Universitas al Comune
Durante il regno di Federico II, le città venivano chiamate comuni. Con l’arrivo di Carlo I d’Angiò, il termine fu sostituito da universitas (dal latino universi cives, ovvero “tutti i cittadini”), e fu imposta la distruzione dei sigilli comunali. Le universitates sopravvissero fino al 2 agosto 1806, quando Giuseppe Bonaparte decretò l’abolizione del feudalesimo.
Il Conflitto con i Feudatari
A partire dai regni angioini e aragonesi, la crescente potenza dei feudatari locali indebolì progressivamente l’autorità regia. I nobili iniziarono a influenzare l’elezione dei magistrati delle universitates, che si trovarono spesso impotenti davanti a queste ingerenze.
Per difendersi, alcune comunità, si sottomisero alle pressioni feudali, altre tentarono di ottenere l’annessione al demanio regio, affrontando però lunghe e costose cause presso il Sacro Regio Consiglio di Napoli, altre ancora si accordarono con i feudatari mediante Statuti comunali, che regolavano diritti, doveri e norme in materia civile, penale, commerciale e amministrativa.
La forma istituzionale dell’universitas fu quindi adottata da realtà molto diverse tra loro: dai piccoli borghi rurali alle grandi città, ognuna con la propria articolazione politica e sociale.
L’Età di Alfonso d’Aragona
Le tensioni raggiunsero l’apice sotto il regno di Alfonso d'Aragona, che confermò ai baroni il Mero e Misto Imperio: la giurisdizione totale su reati civili e penali. A ciò si aggiunsero le famigerate "Quattro Lettere Arbitrali", già previste da Roberto d’Angiò, che permettevano ai feudatari di commutare pene, aumentare le condanne rispetto a quanto previsto dalla legge, agire d'ufficio in determinati casi, e torturare gli imputati senza limiti di tempo.
In cambio, i feudatari versavano al Re tributi quali:
il Relevio metà delle entrate del primo anno di successione, l’Adoa, e il servizio d’investitura.
Val di Mazara
Castronovo
Corleone
Erice
Girgenti
Licata
Marsala
Mazara
Naro
Palermo
Polizzi
Salemi
Sciacca
Sutera
Termini
Trapani
Val di Noto
Calascibetta
Caltagirone
Castrogiovanni
Catania
Lentini
Mineo
Noto
Piazza
San Filippo d'Agira
Siracusa
Vizzini
Val Demone
Castroreale
Cefalù
Jaci
Linguaglossa
Messina
Milazzo
Mistretta
Nicosia
Patti
Randazzo
Rometta
Santa Lucia
Taormina Troina
Tortorici
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