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Eredità della dominazione araba - Click Sicilia

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Storia ed eredità della dominazione araba in Sicilia: il Secolo d'Oro dell'Isola


La Sicilia è una terra straordinariamente ricca di storia, un autentico crogiolo di civiltà il cui patrimonio culturale è tra i più vasti e stratificati del Mediterraneo. Nel corso dei secoli, l’Isola è stata dominata da un flusso continuo di popoli – Greci, Romani, Bizantini, Arabi, Normanni, Svevi, Angioini, Aragonesi – e ciascuno ha lasciato un’impronta indelebile nella cultura, nell’architettura, nella lingua, nella cucina e nelle tradizioni popolari siciliane. Tra queste, la dominazione islamica (o araba) – durata circa due secoli e mezzo (827-1091 d.C.) – è stata tra le più decisive per lo sviluppo e l'identità dell'Isola, trasformandola in un faro culturale, agricolo e commerciale del Mediterraneo, al punto da essere definito il suo "Secolo d'Oro". La dominazione araba in Sicilia: un excursus storico. La presenza musulmana in Sicilia, che già aveva visto incursioni sporadiche a partire dal VII secolo, si concretizzò in una vera e propria conquista militare nell'827 d.C. Un esercito, composto prevalentemente da Aghlabidi (originari dell'attuale Tunisia) e Andalusi, sbarcò nei pressi di Mazara del Vallo, su invito di un ufficiale bizantino ribelle. La conquista fu un processo lungo e difficile, durato oltre 75 anni:831 d.C.: Cadde Palermo, che fu elevata a capitale dell'isola (Siqilliya in arabo).878 d.C.: Cadde Siracusa, che rappresentava il cuore della resistenza bizantina.902 d.C.: Cadde Taormina, segnando il completamento della conquista della Sicilia orientale e quasi totale dell'Isola. La dominazione araba può essere divisa in tre fasi principali:827–910 d.C.: Il governo degli Aghlabidi. La Sicilia fu governata da emiri (governatori) nominati dalla dinastia aghlabide di Kairouan. Fu un periodo di controllo ancora instabile, con continue tensioni interne e resistenze bizantine, specie nelle regioni nord-orientali (il Val Demone).910–948 d.C.: Il periodo fatimide. Con la caduta degli Aghlabidi, subentrarono i Fatimidi, dinastia sciita-ismaelita. Essi accentuarono il controllo sull’isola e centralizzarono l’amministrazione, sebbene i governatori locali godessero di ampia autonomia.948–1072 d.C.: L’Emirato dei Kalbiti. Sotto questa dinastia, la Sicilia divenne un emirato autonomo e stabile, raggiungendo il suo massimo splendore. La corte di Palermo divenne un centro di cultura e scienza, attirando poeti, geografi e studiosi.

La città di Palermo raggiunse una popolazione stimata tra i 250.000 e i 350.000 abitanti, superando di gran lunga qualsiasi altra metropoli europea dell’epoca. Il dominio arabo iniziò il suo declino nel XI secolo a causa di lotte intestine tra i vari signori locali. Questo favorì le spedizioni normanne, che, a partire dal 1061 (conquista di Messina), procedettero fino alla caduta di Palermo nel 1072 e di Noto nel 1091, unificando l’isola sotto la Contea di Sicilia, guidata da Ruggero I d’Altavilla. La tolleranza religiosa e il modello multiculturale Uno degli aspetti più notevoli della Sicilia islamica fu la tolleranza religiosa. Cristiani ed ebrei, considerati "Gente del Libro" (Ahl al-Kitāb), continuarono a vivere nell'isola come dhimmi, ovvero sudditi non musulmani. Erano protetti e potevano professare la loro fede, in cambio del pagamento di una tassa speciale (jizya), che esentava dal servizio militare e dalle tasse islamiche per i musulmani. Questo sistema permise una convivenza relativamente pacifica e favorì un intenso scambio culturale, scientifico e commerciale. La Sicilia divenne un centro multiculturale in cui coesistevano e si parlavano arabo, greco e latino.

L'apertura mentale e la circolazione delle conoscenze furono il vero motore della prosperità siciliana in quell'epoca. L’eredità araba nell’architettura e nell’urbanistica L'impronta araba è ancora vivida nell’architettura, anche se spesso mediata dalla successiva arte arabo-normanna, uno stile sincretico unico al mondo, sviluppato dai re normanni che conservarono e riadattarono sapientemente le maestranze islamiche. Il Palazzo dei Normanni (o Palazzo Reale) a Palermo è sorto sull'antico Qasr (fortezza/palazzo) degli Emiri. Architettura Cimiteriale: La tradizionale disposizione cimiteriale a "cappuccio" orizzontale di molte tombe, tuttora visibile in alcune necropoli, è di chiara derivazione islamica. Gli antichi mercati: Luoghi come Ballarò, Vucciria e Capo a Palermo conservano nella loro struttura labirintica e nell'atmosfera chiassosa e colorata il ricordo dei suq nordafricani e mediorientali. Architettura Moresca: Le caratteristiche cupole rosse, come quelle della Chiesa di San Giovanni degli Eremiti o della Chiesa di Santa Maria dell’Ammiraglio (la Martorana), sono una chiara evocazione dell’architettura islamica. Urbanistica: Interi quartieri come la Kalsa (al-Khalisa, "l'eletta") a Palermo, l'antica cittadella fortificata, mostrano un impianto urbanistico tipicamente arabo, fatto di vicoli stretti e tortuosi. Rivoluzione agricola: l'oro verde della Sicilia Il contributo arabo all’agricoltura fu una vera e propria rivoluzione, grazie all'introduzione di nuove tecniche di irrigazione (come la saia) e di colture che hanno ridefinito il paesaggio agrario e la dieta siciliana: Gli Agrumi: L'introduzione di aranci, limoni e cedri ha trasformato l'economia agraria. Il fiore d'arancio, la cui essenza è usata in pasticceria, è la zagara, termine di chiara derivazione araba (da zahra o zahr).
Altre Colture: Canna da zucchero (rivoluzionando la dolceria), riso (base per gli arancini/arancine), cotone, gelsomino, zafferano, pistacchi e melanzane. Alberi da frutto: La coltivazione intensiva del mandorlo e del gelso per l'allevamento del baco da seta. Influenze linguistiche nel dialetto siciliano. L’impatto dell’arabo sul dialetto siciliano è ancora oggi misurabile in centinaia di vocaboli, specialmente quelli legati alla vita rurale, al commercio e alle attività quotidiane.
Settore Termine Siciliano Origine Araba Significato Agricoltura Zagara Zahra Fiore degli agrumi Agricoltura Giarra / Giara Giarra Recipiente in terracotta Agricoltura Zibbibbu Zabīb Uva passa Commercio/Casa Cassata Qas’at Bacinella / Scodella Commercio Fondaco Funduq Magazzino / Ostello per mercanti Commercio Sciarra Sharrah Lite, baccano (originariamente "mercato")Urbanistica Gebbia Ġābiya Vasca, cisterna d'acqua

L’eredità gastronomica: la dolcezza araba L'impronta araba nella gastronomia siciliana è straordinariamente ricca e profonda, definendo l'uso di ingredienti e sapori che oggi consideriamo l'essenza stessa dell'Isola: La Pasticceria: L'introduzione dello zucchero di canna (e del suo uso raffinato) e della frutta secca ha rivoluzionato l'arte dolciaria. Cassata e Cannoli (sebbene perfezionati in epoche successive) devono i loro ingredienti base (ricotta zuccherata, canditi, pasta di mandorle) all'influenza araba. Anche la Frutta Martorana (pasta di mandorle modellata) è un'evoluzione delle tecniche di lavorazione del marzapane importate dagli Arabi. Dolci e Gelati: La tradizione della granita e del sorbetto (šarbat) è direttamente collegata all'uso arabo della neve conservata in apposite niviere sulle montagne, poi miscelata con succhi e aromi.

La Cubbaita: L'antenato arabo del Torrone
In Sicilia, il dolce che più di ogni altro rappresenta il legame con la tradizione del torrone mediorientale è la Cubbaita (o Cubarda).
Origine Etimologica: Il nome Cubbaita deriva molto probabilmente dall'arabo Qubbayta, che indicava un dolce a base di miele e frutta secca, consumato in tutto il bacino del Mediterraneo islamico.
La cubbaita tradizionale siciliana è un croccante a base di miele, sesamo (altro ingrediente introdotto dagli Arabi) e mandorle o pistacchi. Questa miscela di miele e frutta secca, cotta fino a diventare croccante, è l'archetipo di tutti i torroni "duri" del Sud Italia.

Contributo Arabo, gli Arabi portarono in Sicilia non solo il concetto del dolce, ma anche gli ingredienti fondamentali: il sesamo, le mandorle, e in particolare la tecnica di cottura e conservazione che permetteva di creare un alimento energetico e duraturo, ideale per viaggi e banchetti.
Il Cous Cous: Introdotto dagli arabi, è rimasto un piatto simbolo soprattutto del Trapanese (celebrato con il Cous Cous Fest), a testimonianza del legame ininterrotto con il Nord Africa. L'Agrodolce: L'uso di mescolare sapori dolci (miele o zucchero) e aspri (aceto) in piatti salati, come nella Caponata o nel Pesce in Agrodolce, è un chiaro retaggio della cucina araba.
Anche nella ceramica: lo sviluppo della produzione di maioliche e ceramiche è stato arricchito dalle tecniche e dai motivi decorativi islamici.

Giufà: lo "sciocco saggio" di origine araba
Un'eredità meno tangibile, ma affascinante, è quella del folclore. La figura di Giufà (o Giucà), protagonista di innumerevoli storielle popolari siciliane, deriva direttamente dal personaggio di Juhà (o Giuḥa) del mondo arabo-islamico.
Giufà è l'archetipo universale del "sciocco saggio" o "matto illuminato", le cui azioni, apparentemente ingenue o assurde, finiscono per rivelare una profonda verità morale o per mettere in ridicolo la stupidità dei potenti. Le sue storie, tramandate oralmente, sono un ponte culturale che unisce la Sicilia al mondo mediterraneo-islamico, dal Marocco alla Turchia.

L’eredità della dominazione araba in Sicilia non è confinata ai libri di storia o ai monumenti. È un elemento vivo, un filo conduttore che pervade l’identità siciliana: si riflette nei sapori decisi della sua cucina, nei suoni di molti toponimi (come Caltagirone, da Qal'at al-Ghirān, "rocca delle grotte"), nel folclore e persino in una certa mentalità aperta e ospitale, tipicamente mediterranea. La Sicilia araba fu, in sintesi, uno dei primi e più riusciti laboratori di convivenza interculturale nell'Europa medievale, un modello di sincretismo che ha forgiato l'identità unica e complessa che l'Isola esibisce ancora oggi.


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