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Il potere nel regno della Sicilia - Click Sicilia

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La Struttura del Potere nel Regno di Sicilia: Un Equilibrio Multipolare

Storicamente, il potere in Sicilia non è mai stato un esercizio assoluto della Corona, bensì il risultato di un dualismo conflittuale e di una costante negoziazione tra l'autorità centrale e le potenti forze locali. Questa frammentazione rendeva l'isola un mosaico di giurisdizioni spesso in competizione tra loro.

La Corona: Il Sovrano e il Viceré
L’Autorità Formale: La Corona era la fonte teorica di ogni legge e sovranità. Tuttavia, a causa della distanza fisica dei sovrani (specialmente durante il periodo spagnolo), il potere era delegato al Viceré.

Il Ruolo del Viceré: Egli presiedeva la corte, gestiva la difesa militare contro le incursioni barbaresche e amministrava la giustizia regia tramite tribunali come la Sacra Regia Coscienza o il Tribunale del Real Patrimonio.

Il Compromesso Necessario: Il potere regio era limitato dalla necessità di ottenere risorse finanziarie. Per imporre nuove tasse (donativi), il Viceré doveva convocare il Parlamento e scendere a patti con i ceti privilegiati, confermando in cambio i loro antichi diritti e autonomie.

Baroni e Nobiltà: Il "Mero e Misto Imperio"
Sovranità Feudale: La vera forza politica risiedeva nei Baroni. Grazie al privilegio del "mero e misto imperio", il nobile era giudice e padrone assoluto nel suo feudo: amministrava la giustizia (anche quella capitale), riscuoteva gabelle e controllava la vita economica dei contadini.

Il Braccio Militare: Nel Parlamento Siciliano, la nobiltà costituiva il "Braccio Militare", il gruppo più influente e spesso ostile alle riforme regie che tentavano di centralizzare lo Stato.

I Magnifici e la Nuova Nobiltà: Tra il XVI e il XVII secolo, il ceto nobiliare si trasformò. Ai vecchi lignaggi medievali si affiancarono i Magnifici: un'élite urbana composta da giuristi, banchieri e ricchi mercanti. Questi "uomini nuovi" acquistavano titoli e feudi dai baroni indebitati, portando una mentalità più imprenditoriale ma cercando, al contempo, di mimetizzarsi nell'aristocrazia tradizionale per ottenerne il prestigio.

La Chiesa: Un Potere nello Stato
Il Braccio Ecclesiastico: Rappresentato da vescovi, abati e prelati, questo braccio parlamentare tutelava gli enormi possedimenti terrieri degli ordini religiosi, che erano esenti da molte tasse regie.

La Legazia Apostolica: Un elemento unico della Sicilia era l'istituto della Monarchia Sicula. In virtù di una bolla papale dell'XI secolo, il Re di Sicilia era considerato "Legato Nato" del Papa. Questo permetteva al Sovrano di controllare la gerarchia ecclesiastica e persino di gestire un proprio tribunale per le cause religiose, creando spesso attriti violentissimi con la Santa Sede.

L'Inquisizione: Accanto alla Chiesa locale operava l'Inquisizione (spagnola o romana), che agiva come un vero e proprio braccio politico e di controllo sociale, spesso usato dalla Corona per colpire nemici politici che non potevano essere perseguiti per vie ordinarie.

Le Confraternite: Il Potere Sociale e il Patriziato Urbano
Welfare e Coesione: Le confraternite erano il cuore pulsante delle città. In assenza di uno Stato sociale, esse gestivano ospedali, monti di pietà, orfanotrofi e la dote per le "zitelle" povere.

Micro-Sistemi Politici: Ogni confraternita aveva propri statuti (i Capitoli) e un sistema elettivo interno. Questo permetteva a diversi ceti (maestranze, professionisti, nobiltà di toga) di esercitare un controllo capillare sul territorio e sulla vita pubblica, creando reti di clientela e solidarietà che bypassavano l'autorità centrale.

Identità Civica: Attraverso le feste patronali e le processioni, le confraternite manifestavano visibilmente la gerarchia e il prestigio delle diverse corporazioni o famiglie all'interno della società urbana.

Se vuoi approfondire gli argomenti cerca nel blog nella categoria : cultura e socieà o le radici della storia e tradizioni
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