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Itinerario il Cristo nero in Sicilia - Itinerari in Sicilia, vuoi visitarla ma non sai da dove iniziare?

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Alla Scoperta del Cristo Nero in Sicilia: Un Viaggio tra Storia e Mistero


Se stai pensando di visitare la Sicilia e sei curioso di scoprire il misterioso Cristo Nero, sei nel posto giusto.
Questo itinerario ti porterà attraverso luoghi affascinanti dove potrai ammirare questa straordinaria statua e conoscere la sua storia unica.
Scoprirai perché è nera e il significato profondo che ha per la cultura locale, un simbolo di speranza e di resistenza.
Pronto a immergerti in un'avventura che unisce arte, storia e spiritualità? Seguici e preparati a vivere un'esperienza indimenticabile.

Vuoi visitare la magnifica Sicilia, ti consigliamo di scoprire il Cristo nero in Sicilia.
E' è una tappa imperdibile per comprendere la storia e la cultura di questa meravigliosa isola. Scopri dove puoi ammirarlo e lasciati affascinare dalla sua maestosità e significato profondo.

Il cristo nero in Sicilia, il Crocifisso è uno dei motivi iconografici più diffusi nella storia dell’arte come la produzione di immagini del Cristo, l’arte assume, dunque, un importante significato che viene normato attraverso la codificazione di precise tematiche iconografiche.
Le confraternite, assieme alle realtà conventuali delle città ed ai privati, non fanno altro che alimentare la produzione di opere d’arte e si affidano per quanto attiene alla scultura lignea, ad artisti abili nell’arte dell’intaglio.
In particolare, tra Cinque e Seicento, la committenza pone attenzione ai maestri che in un certo senso erano riusciti a specializzarsi nella scultura del legno ed in determinati generi iconografici, come accade con frate Umile da Petralia Soprana – al secolo Giovan Francesco Pintorno – e i frati di Petralia Sottana Innocenzo e Benedetto nella fattura di Crocifissi.
In alcuni casi gli scultori, noti per le immagini del Cristo alla croce, vengono anche indicati con la qualifica di crucifissari, i quali attraverso l’ascolto dei testi religiosi avrebbero tratto i contenuti attraverso il quale lo scultore avrebbe tratto le immagini.
Le raffigurazioni del Crocifisso tra Quattro e Seicento rimandano al modello del Christus Patiens, introdotto tra il X e l’XI secolo come superamento dell’influenza bizantina che aveva fino a quel momento indotto gli artisti a rappresentare sulla croce il Cristo non morto ma vivo. A Caltanissetta, tale modello trova valida esemplificazione nella sacra effige quattrocentesca del Santissimo Crocifisso detto “Signore della Città
Nella formazione di un’opera d’arte sacra assume un ruolo determinante la committenza, che non va esclusivamente identificata con la sfera ecclesiastica ma anche con quella del notabilato locale che finanzia con risorse private gli interventi per decorare gli altari e le cappelle di cui intende acquisire il diritto di patronato.
La rappresentazione del Cristo nero potrebbe essere dovuta alla qualità del legno, alla rappresentazione del colore funebre, che rinvia alla forza della terra, alle energie alla forza della natura, alle energie ctoniche, all’apertura verso qualcosa di nuovo, nella Bibbia la tinta è legata al peccato, sacrificio, nel perseguire le proprie mete.
Forse una mattina, qualche scultore volle usare l’ebano, un legno nero pregiatissimo, duro e pesante, resistente alle intemperie e alle muffe, oggi viene impiegato per applicazioni di particolare impegno, dalla falegnameria fine e dai mobili di pregio, alle sculture.
Non saprei darvi o condurvi verso una risposta, sappiamo che ci sono, sono venerati e portati in processione e molti sono i devoti.
In questa sezione è possibile inserire le fotografie del proprio tour

Itinerario il Cristo nero i Comuni


Itinerario il Cristo nero i Comuni con le sculture lignee, le chiese dove si possono ammirare, questo non deve essere il solo motivo della visita, il territorio offre numerose opportunità al turista per trascorrere ore di relax tra piazze monumenti ed una gastronomia tipica da non perdere, cerchiamo destinazioni turistiche e attrattori di valenza culturale, ambientale, artistica, nei luoghi da visitare, pagine dedicate a tutti coloro che cercano mete fuori dai soliti schemi turistici.

Aragona - Chiesa di Santa Maria della Provvidenza ed il Cristo Nero, AG


Le prime fonti della presenza di una chiesa rurale dedicata alla Vergine della Provvidenza, già sono presenti negli Atti del notaio Pietro Chiarelli, in data 22 maggio 1626, il quale parla della Cappellania dell’omonima chiesa, sita sull’eminente collina detta Belvedere.
All’ingresso della chiesa vi è un soppalco sorretto da due colonne in gesso con stile ionico, al di sopra una cantoria, dove è possibile ammirare un gioiello d’arte organaria siciliana. Questo è un organo positivo a trasmissione meccanica (mantice), legato ad una tastiera. L’opera più importante, però, è senza dubbio, il particolare crocefisso ligneo deposto nella parte destra della chiesa. Il “Cristo nero” come viene denominato dal popolo aragonese è un’opera lignea di scultore ignoto. Esso diversamente dai migliaia di crocefissi riprodotti in tutte le chiese ha delle particolarità. Anzi tutto viene rappresentato un Cristo ancora vivo esalante gli ultimi respiri.



Naro comune del Libero Consorzio Comunale di Agrigento, 500 m s.m., patrono San Calogero 18 giugno
Domina l'abitato il castello dei Chiaramonte (sec. XIII-XIV), di cui spicca l'imponente torre quadrata, con all'esterno lo stemma aragonese.
Il duomo vecchio, elevato a chiesa madre all'inizio del sec. XII e ora in abbandono, conserva della costruzione originaria il portale e il rosone.
La nuova chiesa madre, fondata nel Seicento dai gesuiti, ha l'interno decorato con stucchi e conserva un fonte battesimale del Quattrocento e alcune statue in marmo di scuola gaginesca,
la chiesa del Santissimo Salvatore (sec. XVI), con un notevole portale barocco riccamente decorato, e il cinquecentesco santuario di San Calogero, con facciata barocca e, all'interno, varie tele settecentesche e la statua in legno di San Calogero detta “del Santo Nero” (sec. XVI).
Fra gli edifici civili spiccano il palazzo Giacchetto, di fondazione quattrocentesca, il palazzo Morillo, del Settecento, e il palazzo Gaetani, con portale di gusto barocco.

Sagra del Mandorlo in fiore a Naro, folclore, musica, bellezza, sapori,  https://www.facebook.com/mandorloinfiore.naro

Il Cristo nero - Siculiana AG


La storia del Cristo nero di Siculiana è molto affascinante ed è legata a particolari festeggiamenti. Terminati i riti della Settimana Santa, a Siculiana, fervono i preparativi per la Festa di lu tri di Maju, dei tre Maggi, cioè la festa del Santissimo Crocifisso.
Si tratta di una manifestazione partecipate, che comincia il 29 aprile. Già alcuni giorni prima, i fedeli provenienti da diverse parti della provincia si recano presso l’antico santuario, facendo chilometri a piedi scalzi, per pregare il Cristo nero.
Il simulacro del Cristo nero di Siculiana è una scultura in leccio, smaltata di marrone scuro. Un Cristo, appena spirato, è poggiato di peso sulle ginocchia piegate. La scultura sarebbe stata realizzata non più tardi del 1600.
Il vescovo di Agrigento Francesco Rhini, con una Bolla del 27 febbraio 1682, eresse a titolo nella Chiesa Madre di Siculiana la Confraternita del SS. Crocifisso o dei 33. I confrati, in quel giorno, ricevettero in dono dalla Confraternita del SS. Sacramento, con l’obbligo di continuare a festeggiarlo ogni 3 maggio.



Siculiana comune del Libero Consorzio Comunale di Agrigento, 129 m s.m., patrono Santissimo Crocifisso 3 maggio
Il centro storico, che conserva molte tracce dell'antico impianto urbanistico arabo, è caratterizzato dall'imponente castello
la chiesa barocca di San Leonardo, ampliata e ristrutturata tra la fine del Settecento e gli inizi dell'Ottocento, che si eleva su un'ampia scalinata.
A S dell'abitato sorge la massiccia torre costiera di Monterosso, con pianta quadrata.

Di notevole importanza per Siculiana è la festa di "lu tri di maju" dove per tre giorni si festeggia il SS Crocifisso, ma molto sentite sono anche le processioni del Triduo Pasquale, dove sfilano i simulacri di Gesù "Ecce Homo" e della BMV Addolorata, insieme a Santa Maria Maddalena, San Giovanni Apostolo, San Pietro e nel giorno di Pasqua San Michele Arcangelo, che compie la tradizionale corsa dell'annuncio della resurrezione.

Vi è una leggenda, con moltissime varianti, che narra l'origine del Cristo nero

Caltanissetta - il Signore della Città  il Cristo nero, CL


Conosciuto anche come Cristo Nero, è un crocifisso ligneo di autore ignoto, uno dei più antichi della Sicilia,oggetto di devozione popolare, di cui è santo patrono insieme all'Arcangelo Michele.
Databile tra il XIII e il XV secolo, è uno dei crocifissi più antichi della Sicilia.
Secondo la tradizione, fu rinvenuto nel XIV secolo da due fogliamara, raccoglitori di erbe selvatiche, all'interno di una grotta nei dintorni della città tra due ceri accesi, i cui fumi lo avevano annerito. Quando fu portato in città, ogni tentativo di sbiancarlo fu vano, poiché, una volta pulito, il crocifisso tornava scuro. Da questo deriva il nome popolare di Cristo Nero. Fu ritenuto miracoloso e prese ad essere considerato patrono della città.
Inizialmente fu custodito all'interno della chiesa di San Leonardo, successivamente venne traslato nella chiesa intitolata al Santissimo Crocifisso, che corrisponde all'attuale santuario del Signore della Città.
Fu l'unico santo protettore di Caltanissetta fino al 1625, anno in cui, a seguito dell'apparizione miracolosa dell'Arcangelo Michele al frate cappuccino Francesco Giarratana, che lo vide salvare la città dalla peste, fu scelto proprio San Michele come patrono della città.
Si tratta di una statuetta lignea scura, ha delle caratteristiche tipiche di un crocifisso in stile bizantino, vi sono tre chiodi invece che quattro, le gambe sono notevolmente piegate e la testa è reclinata sulla spalla destra.
Oggi la statua del Cristo è inchiodata su una croce lignea, dipinta in finto marmo verde e blu e disegni dorati, la stessa sulla quale era inchiodata nella seconda metà del XIX secolo, e che era stata sostituita da una nuova croce negli anni sessanta del Novecento.
La devozione al Signore della Città è antecedente al 1500, gli sono stati attribuiti miracoli e grazie ricevute, tutti raccolti in un libro custodito dai fogliamari, ma mai sottoposti a un processo da parte della Chiesa.
Viene portato in processione nel pomeriggio del Venerdì Santo, all'interno dei riti della Settimana Santa di Caltanissetta. La processione, definita "toccante" come manifestazione religiosa della città, è caratterizzata dalle lamentanze dei fogliamari e, a differenza degli altri riti della Settimana Santa, dall'assoluto silenzio che viene osservato dai devoti, i raccoglitori di verdure selvatiche, i poveri tra i poveri, durante la processione, i Fogliamari cantano le struggenti ladate, intonando in un antico dialetto la Passione di Cristo.
La lamentanza o ladata a seconda delle zone, è una antica forma di canto religioso polifonico, cantato durante i riti della Settimana Santa in Sicilia.
Questi cori sono cantati dai lamentatori delle confraternite (detti in siciliano lamentatura), sono rigorosamente voci maschili, sono eseguiti durante i riti del giovedì e la processione del Venerdì Santo ed anche altre manifestazioni liturgiche, a seconda delle zone.



Caltanissétta capoluogo dell'omonimo libero consorzio comunale, 568 m s.m., patrono San Michele Arcangelo 29 settembre
Città dall'aspetto prevalentemente moderno,
L'Abbazia di Santo Spirito è la più antica chiesa del Nisseno, consacrata il 2 giugno 1151; la Cattedrale (Santa Maria La Nova), edificio di culto più importante della città, fu costruita tra il 1570 e il 1622;
la Chiesa di S. Agata (anno 1605) presenta un interno a croce greca ricco di tarsie marmoree;
il Collegio dei Gesuiti, costruito tra il 1589 e il 1600 per volere dei Moncada,
la Chiesa di San Sebastiano sorge nella bellissima piazza Garibaldi, accanto alla Cattedrale. Eretta, secondo la tradizione, nel '500 come omaggio della popolazione a San Sebastiano per la liberazione della città dal flagello della peste bubbonica,
Chiesa di Santa Maria degli Angeli ed annesso Monastero, il portale in pietra arenaria, è costituito da un archivolta a sesto acuto strombato a tre piani e decorato con fasce e linee spezzate, di stile normanno.

Palazzo del Carmine attuale sede del Comune di Caltanissetta. La costruzione del palazzo iniziò intorno all'anno 1371. La zona in cui sorge attualmente, all'epoca, si trovava ben fuori dalle mura cittadine ed ospitava una chiesetta rurale dedicata a San Giacomo. Per volere di Guglielmo Peralta e di sua moglie Eleonora d’Aragona, figlia del marchese di Randazzo, vicino la chiesetta fu edificato il convento dei Carmelitani Scalzi e l'annessa chiesa di Maria Santissima Annunziata, comunemente chiamata Madonna del Carmine.

La Villa Barrile costituisce certamente una testimonianza della storia di Caltanissetta fatta anche di nobiltà e di fasto, viene comunemente chiamata "il Castelletto" proprio per il suggestivo torrione merlato del suo muro di cinta, costruito verso la fine dell'Ottocento e oggi più di una volta scelto a rappresentare l'immagine più caratteristica in numerose monografie della città nissena, come un vero e proprio simbolo distintivo.

A Caltanissetta si può ammirare la torre del Castello di Pietrarossa. Di origine araba, il Castello comprendeva in origine tre torri di avvistamento e il suo nome probabilmente derivò dal colore dei mattoni che costituivano le torri stesse. Della costruzione originaria oggi rimane soltanto una torre di avvistamento.

Molto suggestive sono le celebrazioni della Settimana Santa: il giovedì si svolge la Processione dei Misteri, in cui i sedici gruppi statuari a grandezza naturale, raffiguranti scene della Passione di Cristo, vengono portati per le strade del paese fino alla piazza del Duomo, dove avviene la cosiddetta “spartenza”; al tramonto del venerdì, invece, la statua del Cristo Nero, posta dentro un baldacchino dorato a forma di corona, viene portata a spalla e a piedi scalzi per le stradine del centro storico, appena illuminate, accompagnata dalle lamentazioni bibliche cantilenate in un dialetto arcaico.

A circa 3 km di distanza da Caltanissetta sorge uno tra i più importanti monumenti romanici della Sicilia centrale: la badia di Santo Spirito, con l'annessa chiesa di fondazione normanna, che custodisce decorazioni a fresco (sec. XV) e un Crocifisso quattrocentesco su tavola attribuito a Salvo d'Antonio.

A ottobre si svolge il Festival Internazionale della Moda “MedModa” . https://www.medmoda.com/

La città diede i natali all'autore teatrale Pier Maria Rosso di San Secondo (1887-1956) https://www.clicksicilia.com/stradascrittori/parchi-letterari-in-sicilia.html

Il Sicily Food Festival a settembre, il centro storico di Caltanissetta farà da cornice per questo evento culinario di portata internazionale, la città si trasformerà nella capitale del cibo d’eccellenza, dove sarà possibile trovare un’infinita varietà di delizie gastronomiche. I visitatori potranno gustare street food di ogni tipo, birre artigianali, il Sicily Food Festival non è solo una celebrazione del cibo di strada. Ci saranno anche cooking show con chef di fama mondiale che condivideranno i loro segreti culinari, nonché convegni su temi di interesse gastronomico,  https://www.sicilyfoodfest.it/

SICILY MINERAL SHOW a Caltanissetta 11, 12 novembre 2023. L'associazione Mineralogica e Paleontologica e della cultura della Solfara di Sicilia organizza annualmente il Sicily Mineral Show .
Durante le giornate della manifestazione si svolgeranno mostre tematiche e concorsi fotografici nonchè degustazioni di prodotti tipici locali. https://www.facebook.com/amipadcss

Gela, la Chiesa del Carmine ed il Cristo nero, CL


La storia miracolosa del Crocifisso, è in stile bizantino, dipinto in nero ebano, adagiato su uno strato di bambagia, in un tabernacolo di legno con cornice dorata.
Nel 1602 si dice, cominciò a trasudare sangue e acqua per cinque giorni.
L’evento stupì tutti ed ebbe talmente tanto clamore che richiamò i religiosi e laici di tutta la Sicilia. Per accertarsi che l’evento accaduto fosse reale, si decise di appoggiare la statua su di un letto di cotone e chiuderlo in una stanza.
Dopo qualche giorno si vide che il cotone era inzuppato di sangue.
E’ per questo motivo che è tuttora ritenuto dalla popolazione gelese, un simulacro miracoloso e venne allora eletto patrono della città.
Oggi continua ad essere oggetto di venerazione ed è celebrato l’11 gennaio.


Gèla comune del libero consorzio comunale di Caltanissetta, 46 m s.m., patrono Maria Santissima dell'Alemanna 8 settembre,

Il Castello Svevo di Gela, noto anche come Castelluccio di Gela, si erge su una collina di gesso e domina la costa a difesa della città.
I primi documenti storici che attestano l'esistenza del castello rislagono al 1143

La chiesa madre di Gela o chiesa di Santa Maria Assunta, derivata dalla primitiva chiesa di Santa Maria de' Platea, è un esempio di neoclassico.
La chiesa di San Francesco d'Assisi è una chiesa di Gela consacrata a San Francesco d'Assisi, confinante con il civico Palazzo di Città, ad unica navata sorge sui resti di un'altra risalente al 1499, poi riedificata nel 1659 in stile tardo-barocco siciliano, un tempo annesso al convento dei frati minori conventuali.

Un aspetto caratteristico dell'assetto urbanistico ed architettonico della vecchia Gela fu l'ampia diffusione dello stile liberty o "floreale", protagonista nella progettazione dei più importanti palazzi signorili della città. A Gela viene ricordato l'architetto Giuseppe Di Bartolo Morselli, Alcuni palazzi sono: Palazzo Nocera, Palazzo Rosso, Palazzo Tedeschi – Russello, Palazzo Castiglia – Maida, Palazzo Mattina, Palazzo Ciaramella – De Maria, solo alcuni dei tanti palazzi da vedere

Caratteristiche, il 19 marzo, sono le cosiddette “Cene” di San Giuseppe: in molte case vengono imbandite delle mense con enormi quantità di pietanze, cui vengono invitate tre persone, per lo più bambini indigenti, che rappresentano la Sacra Famiglia. Durante la festa patronale si svolge una partecipata processione per le vie del paese.

Nei dintorni, sul monte Disueri, si trova la più importante necropoli sicula dopo quella di Pantalica, con circa duemila tombe rupestri scavate nella roccia,

Palio dell’Alemanna a Gela, la manifestazione si svolge nell’ambito dei festeggiamenti dedicati alla Patrona Maria Santissima d’Alemanna, che si svolge a settembre, Una parata di centinaia di figuranti per dare vita ad un itinerario medioevale in cui la storia rivivrà attraverso i costumi e gli strumenti del tempo.  https://www.facebook.com/PalioAlemannaGela/

La leggenda del Castelluccio
La Leggenda del Castelluccio di Gela parla di una bellissima castellana dalla lunga chioma nera che attirava tutti i passanti e i contadini con i suoi canti melodiosi.
Durante le sue giornate si occupava della servitù e si prendeva cura dei cavalli.
Tanti uomini erano attratti dalla sua bellezza e dalla sua voce, ma chiunque tentava di avvicinarsi, poi scompariva nel nulla.
Chi doveva discutere di affari con lei, inviava i messaggi con i piccioni.
Alcuni raccontano di aver visto di notte un cavaliere con l’armatura, aggirarsi intorno alla fortezza, per poi scomparire nella oscurità.

La leggenda del Manfrino
Su una collina che sovrasta il Golfo di Gela, si trova l’antica Torre di Manfria in cui viveva un uomo chiamato il Gigante o Manfrino. Con lui viveva una sorella talmente bella e splendente che per riservatezza non usciva mai dalla sua terra e nessuno conosceva il suo nome e perciò la chiamavano la “bella Castellana”.
Un giorno il Manfrino galoppó con il suo cavallo per tutto il campo e si accorse in lontananza di una bellissima donna aggraziata e dalla folta chioma bionda e se ne innamoró perdutamente. Spronó il cavallo per raggiungerla ma quando stava per avvicinarsi sempre di piú, la donna svaní come per incanto.
Di quella disperata corsa ne restó come ricordo l’impronta dello zoccolo del suo cavallo, custodita fin quando fu costruita sopra una fontanella d’acqua (Marina di Manfria). Da quel giorno il Manfrino non ebbe piú pace e galoppó sui campi nella speranza di poterla rivedere, ma inutilmente.
La Castellana vedendo il fratello struggersi per amore, decise di dare una grande festa per far ritornare la bella fanciulla e poterla incontrare con il fratello.
Il Manfrino accortosi di lei uscì dalla Torre per inseguire e poter svelare il suo amore per la donna, cercò di raggiungerla. Intanto alcuni principi sprangarono la porta della Torre, uccisero gli invitati e la Castellana. Infine si recarono sulla spiaggia dove videro il Manfrino e lo uccisero.

Cristo nero di scuola siciliana, San Piero Patti - ME


Nella chiesa di Santa Maria Assunta, la fondazione risale al Cinquecento e nel corso dei secoli parecchi restauri e aggiunte hanno ne hanno arricchito l'ambiente interno e l'architettura esterna.
Alla chiesa, sopraelevata rispetto al piano stradale, si accede tramite un'imponente scalinata a forbice in pietra, arricchita da un'artistica ringhiera e da un grande cancello in ghisa, il campanile, alto quasi trenta metri, è indipendente dal resto dell'edificio.
Nella navata destra, un crocifisso nero di scuola siciliana, risalente agli inizi del 1400, collocato in un altare a lato di quello di San Biagio. L'altare è in marmo policromo locale ad intagli.




Altofonte - Crocifisso Nero, PA


Il Crocifisso Nero, attualmente collocato presso la cappella dell’Addolorata nella chiesa Santa Maria di Altofonte .
Si tramanda che il Crocifisso Nero fosse inizialmente collocato presso la cappella del Baglio Romei, presso l’antica via d’accesso al paese.
Il colore nero spicca, ma per il parchitano ha il simbolo della salvezza, spirituale e storica.
Il Cristo che si fa carico dei peccati dell’uomo, per salvarlo da quelli, diventa nero
Secondo la tradizione per due volte dal Baglio Romei fu trasportato nella chiesa Madre e per due volte misteriosamente fu ritrovato, l’indomani, nell’antico sito; solo la terza volta portato in processione con onore e devozione da fedeli e autorità ecclesiastiche, il Crocifisso Nero non si mosse più.
In certi momenti storici i parchitani , vollero cambiare il colore del Crocifisso, fu tutto vano perchè quando passavano la pennellata di colore bianco, come d’incanto tornava di nuovo nero. Realistico nella rappresentazione, a grandezza reale, del corpo martoriato del Cristo.



Altofónte comune della Città Metropolitana di Palermo, 350 m s.m., patrono Sant’ Anna 24 luglio
Fu residenza estiva e di caccia dei re di Sicilia a partire da Ruggero il Normanno, che vi fece costruire un palazzo, dove nacque Pietro II d'Aragona. Nel 1307 Federico d'Aragona donò il parco e il palazzo ai monaci cistercensi della chiesa di Santa Maria d'Altofonte, che lo trasformarono in monastero; intorno a esso si sviluppò il borgo.
Del palazzo reale e del successivo monastero sussistono pochi resti e la chiesetta di San Michele.
La chiesa madre di Santa Maria e Sant'Anna, ricostruita nel 1618 dal cardinale Scipione Borghese, custodisce un bassorilievo raffigurante la Madonna di Altofonte (1328).

La storia del Crocifisso Nero, che si trova nella cappella dell'Addolorata della Chiesa Santa Maria di Altofonte, la tradizione vuole che in origine si trovasse nella cappella del Baglio Romei, presso l'antica via d'accesso al paese, gravita una leggenda: i frati, avendolo trovato nei pressi di Baglio Romei, lo avrebbero ridipinto ma si dice che il Cristo abbia riassunto il proprio colore originale, ovvero il nero, che ne sottolinea l’espressione sofferente.

Presso il Parco Robinson di Altofonte, luogo in cui si stanziarono i soldati condotti da Garibaldi alla conquista di Palermo, nell’ambito della spedizione “dei mille”, un Obelisco al calvario, dedicato proprio a Garibaldi.

Calatafimi - Festa del Santissimo Crocifisso, TP


La festa del Santissimo Crocifisso è una delle feste popolari più antiche d'Italia, si svolge nella città di Calatafimi ogni 5 o 7 anni, nei giorni che vanno dal 1º al 3 maggio.
È una festa religiosa in onore di Cristo Crocifisso, la cui devozione nella cittadina è collegata ad un antico crocifisso ligneo di autore ignoto, cui sono attribuite numerose guarigioni avvenute nel 1657. In tale anno il crocifisso, che si trovava nella sagrestia della chiesetta di Santa Caterina d'Alessandria, fu portato per la prima volta in processione con autorizzazione del vescovo di Mazara.
La popolazione calatafimese, divisa in ceti, sfila per tre giorni in processione lanciando confetti, cucciddati e fiori.
La festa del SS. Crocifisso viene celebrata solennemente sin dal 1657. Inizialmente i festeggiamenti si celebravano in giugno, furono poi spostati a settembre e poi agli inizi di maggio. Nella chiesa di S. Caterina, tra il 23 e il 25 giugno 1657,un crocifisso ligneo nero operò vari prodigi. Nel novembre 1657, due ricchi borghesi, donano quattro once e 35 tarì per l'altare e altre spese necessarie al culto come chiesto dalla Curia Vescovile di Mazara. Nell'arco di 100 anni il popolo ingrandisce la chiesa di Santa Caterina dedicandola al SS Crocifisso. Il 19 dicembre 1657 i giurati, chiedono al Vescovo il permesso di condurre in processione il SS. Crocifisso per poi deporlo nella nuova cappella. Da allora ad oggi tutto il popolo si è suddiviso e raggruppato in diversi ceti e ha sempre reso omaggio al Suo Protettore per aver dato l'abbondanza dei raccolti e la ricchezza nel lavoro benedetto da Dio. Il dono del pane dato a tutti in abbondanza nel corso dell'omaggio del SS. Crocifisso, inizialmente mirava nel far gioire anche i poveri nei giorni di festa. Quel pane oggi è diventato “lu Cucciddatu”. Il Crocifisso andò perduto il 25 settembre del 1887 quando, in occasione della festa della Madonna di Giubino, un incendio distrusse la cappella. Il Crocifisso fu subito sostituito e benedetto da Papa Leone XVII. Nel 1988, Padre Ingarra levò i marmi alla base della croce, perché si diceva che erano stati murati pezzetti del SS. Crocifisso bruciato, in effetti li trovò, prese il pezzetto più grande che c'era e lo sistemò in una reliquiario d'argento che viene portato in processione.

Segesta Teatro Festival luglio agosto, si riaccendono i riflettori sul Teatro greco di Segesta pronto ad accogliere gli spettatori della rassegna artistica.

Il SS crocifisso nero a Caltabellotta


Il simulacro del  SS.Crocifisso dei miracoli è una piccola immagine di legno nero, alto circa settanta centimetri e incastonato in una bellissima teca d'argento, sistemata su un supporto di legno.
La sua origine è molto antica. Pare sia della scuola orientale e bizantina e la sua fattura è databile, molto probabilmente, intorno all'anno 1300. Un tempo lo si venerava, con il titolo di Crocifisso di Valverde, nella chiesa madre, sul monte Gogalà. Il trasferimento della statua nella chiesa di Sant'Agostino, avvenne però, circa un secolo e mezzo fà.
Per intervennero le autorità ecclesiastiche e il Cristo "nero" venne trasportato in processione nella chiesa di Sant'Agostino e collocato al lato destro della statua di Maria SS. dei Miracoli. Fu allora che nacque la festa comune del SS.Crocifisso e di Maria SS.dei Miracoli.



Caltabellotta è un comune della città metropolitana di Agrigento,
Chiesa matrice di Maria Santissima Assunta realizzata dai Normanni nell'XI secolo, è caratterizzata da un portale gotico e presenta all'interno opere dei Gagini e dei loro allievi;
chiesa di Sant'Agostino: all'interno conserva una Deposizione in cotto di A. Ferraro (1512);
chiesa di San Lorenzo: ricordata per il suo portale gotico e per la cappella.
Chiesa della Pietà sorge in una splendida posizione panoramica nella parte alta del centro storico, incastonata tra le rocce del Monte Kratas.
Il Convento di San Pellegrino, sorge su un’originaria fondazione normanna edificata sui resti di un fortilizio arabo nel sito in cui la leggenda colloca la vicenda del trionfo del santo vescovo sul drago divoratore. La chiesetta presenta uno splendido portale in stile barocco. Percorrendo un atrio che si trova a sinistra della chiesa si accede a due profonde grotte legate al culto del mitico San Pellegrino, vescovo di Triocala, probabilmente sua originaria dimora.

Sagra della Pasta con le sarde a Caltabellotta, tradizione caltabellese in occasione dei festeggiamenti in onore di San Giuseppe. Il santo viene onorato con una tradizionale processione che si snoda lungo le principali vie del paese e attraverso la degustazione di tavolate e pietanze tipiche.
Durante la manifestazione si potranno degustare le tradizionali pietanze esposte sull'Altare.  https://www.facebook.com/people/Festa-di-San-Giuseppe/100070114429243/

Santuario di Montevergine
Situato ad oriente appena fuori l’abitato di S. Anna, che si adagia su di uno sperone di roccia ai piedi del Kratas a circa 340 mt. sul livello del mare, poco distante dal fiume Verdura.
Fu edificata da Francesco Alliata, principe di Villafranca, che nel 1624 fece costruire un villaggio, cui diede il nome di Sant’Anna. Il suo territorio é intriso di leggende e di storia che s’intrecciano inevitabilmente con quelle della vicina Caltabellotta.
La chiesa è ad una sola navata con tre altari per lato poco profondi; notevoli e tutti da scoprire gli affreschi che sono venuti alla luce durante l’ultimo restauro. Al suo interno sono conservati alcuni capitelli ritrovati nella zona, pare appartenenti alla non più esistente chiesa di S. Giorgio, da cui sembra sia stato tratto anche il portale ogivale decorato
Montevergine, composto dalla chiesa e dall’eremo annesso, è ubicato a ridosso della zona archeologica di Troccoli, deformazione del toponimo originario Trokalis
L’Eremo, affiancato per intero sul lato destro della chiesa, è distribuito su due elevazioni: a piano terra, sono locali non molto ampi, adibiti per i lavori dei frati, nel piano superiore sono dislocate le celle e il piccolo campanile. Il tutto è inserito in un contesto paesaggistico straordinario. Il complesso è arricchito, inoltre, da una fontana di forma circolare alimentata costantemente da una sorgente, che porta refrigerio a visitatori e passanti.
L’Eremo di Montevergine per la comunità santannese è un luogo molto importante e riveste un grande valore religioso è qui che si trova un crocifisso ligneo quattrocentesco .
Tale crocifisso, situato sull’altare maggiore, secondo la tradizione pare sia stato dipinto sulle tavole del letto di S. Brigida e sia stato portato dall’Africa dai seguaci di Sant’Agostino.
Vuole la tradizione che a Ruggero durante il combattimento sia apparso sopra un cavallo bianco S. Giorgio, ornato di una splendida veste, intervenne in aiuto al condottiero normanno. In memoria della vittoria ottenuta, il conte elesse suo protettore S. Giorgio e ornò il suo scudo con l’immagine del santo e in seguito fece costruire la chiesa di S. Giorgio di Trokalis (Troccoli).

Dedalo Festival a Caltabellotta. Rassegna e seminari per musica e arte invisibile per la valorizzazione e la promozione del territorio.   https://www.facebook.com/dedalofestival/


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