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La targa Florio e le Madonie - Itinerari in Sicilia, vuoi visitarla ma non sai da dove iniziare?

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Itinerario turistico la Targa Florio e le Madonie


Siete pronti per un'avventura senza precedenti nel cuore autentico della Sicilia? L'itinerario della Targa Florio e delle Madonie vi attende per un viaggio dove l'adrenalina della storia motoristica si fonde con la bellezza selvaggia di un parco naturale mozzafiato. Qui potrete perdervi tra borghi incantevoli e stradine di piccole città d'arte, ognuna custode di storie affascinanti, il tutto assaporando le prelibatezze inconfondibili di un territorio generoso. Allacciate le cinture: un'esperienza indimenticabile vi aspetta!

L'Eco della Targa Florio nel Cuore delle Madonie

L'eco della Targa Florio, la leggendaria corsa ideata nel 1906 da Vincenzo Florio, risuona ancora potente lungo le strade panoramiche che attraversano il cuore del Parco delle Madonie, nella provincia di Palermo. Percorrerete gli stessi tracciati dove un tempo ruggivano motori roboanti, rivivendo le emozioni di una delle più antiche e prestigiose competizioni automobilistiche al mondo.

L'area madonita è un tesoro da scoprire, che offre non solo inestimabili bellezze naturalistiche, ma anche borghi affascinanti e piccole città d'arte dove il tempo sembra essersi fermato. Qui, potrete concedervi un ritmo slow, ideale per assaporare ogni emozione e deliziarvi con le prelibatezze gastronomiche locali. Il percorso vi permetterà di sostare nella suggestiva Valle dei Mulini, esplorare antichi complessi rurali, eremi solitari e santuari, o persino assistere a coinvolgenti processioni religiose. E per gli amanti della neve, le Madonie offrono anche l'opportunità di sciare in inverno! Questo itinerario è un connubio perfetto di arte, storia e natura, un territorio affascinante e ricco di cultura e tradizioni autentiche.

Tesori Architettonici e Artistici dei Borghi Madoniti

Passeggiando tra i borghi madoniti, come Polizzi Generosa, Castellana Sicula, Petralia Sottana, Petralia Soprana, Collesano e Scillato, rimarrete incantati dalla loro struttura urbanistica medievale intatta, con stradine che si snodano in un labirinto suggestivo tra antichi palazzi, chiese maestose e vivaci piazze. Il patrimonio architettonico e artistico è di straordinario valore, con chiese e palazzi che custodiscono opere di rilievo di maestri come il Gagini, lo Zoppo di Ganci e le sculture di Frate Umile, disseminate in numerosi paesi, veri gioielli d'arte da scoprire.

I Sapori Autentici della Tradizione Culinaria

E il viaggio non sarebbe completo senza un'immersione nei sapori autentici della cucina locale. Da secoli, le Madonie deliziano il palato con una gastronomia ricca e variegata. Lasciatevi tentare da dolci prelibatezze come lo sfoglio, le inconfondibili teste di turco, i fragranti Buccellati, o i delicati dolci a base di mandorle, nocciole e ricotta. Per gli amanti del salato, le succulente salsicce locali, le grigliate di costate d'agnello, la vasta gamma di formaggi tipici e persino il raro tartufo siculo offrono un'esperienza culinaria indimenticabile.

In questa sezione è possibile inserire le fotografie del proprio tour

LA TARGA FLORIO


La Targa Florio, la leggendaria corsa automobilistica che porta il nome del suo lungimirante ideatore, Vincenzo Florio, ricco e visionario imprenditore palermitano, è un pilastro della storia del motorsport e un'icona di Sicilia.

La sua prima, epica edizione ebbe luogo nel 1906. Il tracciato originale si snodava per circa 100 km attraverso i pittoreschi e impegnativi paesaggi delle Madonie, toccando borghi incantevoli come Cerda, Caltavuturo, le Petralie, Geraci, Castelbuono, Isnello e Campofelice.

Vincenzo Florio non si limitò a ideare una corsa: creò un vero e proprio tempio dell'automobilismo. A Cerda, sorse Floriopoli, un villaggio avveniristico per l'epoca, dotato di grandi tribune in legno da cui ammirare l'azione, un innovativo cavalcavia che permetteva di attraversare la strada in sicurezza e osservare la gara dall'alto. Fece costruire un ristorante raffinato, un pronto soccorso all'avanguardia e persino una sala stampa con telegrafo internazionale (il secondo in tutta Italia!). L'attesa del passaggio delle auto era allietata da bande musicali che intrattenevano il pubblico, trasformando l'evento in una vera e propria festa popolare.

La "Targa" divenne presto un punto di riferimento imprescindibile non solo per l'agonismo isolano, ma per l'intera scena automobilistica mondiale. Lungo il suo leggendario percorso sfrecciarono nomi iconici del motorsport: da Tazio Nuvolari a Cagno, e le stesse auto targate Ferrari parteciparono più volte a questa competizione. Ma la Targa Florio non fu solo velocità; divenne anche un epicentro di mondanità ed eleganza, attirando un pubblico internazionale affascinato dal connubio unico di sport estremo e glamour. Ancora oggi, ripercorrere quelle strade significa sentire il brivido di un'epoca gloriosa e rivivere la passione che ha segnato la storia di Sicilia.

La targa Florio tra architettura paesaggi ed aree protette


Immergetevi nel cuore autentico delle Madonie, un territorio dove la storia si fonde con una natura incontaminata e l'eco di antiche tradizioni risuona ancora. Questo viaggio vi condurrà alla scoperta di tesori nascosti, tra architetture rurali, vette maestose, luoghi di profonda spiritualità e misteri geologici.

Il Fascino della Vita Rurale e la Natura Incontaminata:

Lasciatevi incantare dal fascino delle antiche dimore rurali: la Masseria Firrionello con le sue Case Firrione, la suggestiva Masseria Carpinello e le pittoresche Case Trapani. Questi complessi, testimoni silenziosi di secoli di vita contadina, raccontano storie di lavoro, di comunità e di un legame indissolubile con la terra, offrendo uno spaccato autentico della Sicilia più genuina.

Il vostro percorso vi condurrà nel cuore pulsante del Parco delle Madonie, un paradiso naturalistico riconosciuto per la sua biodiversità e le sue vette imponenti. Tra Pizzo Catarineci, Monte Mufara e Monte dei Cervi, potrete ammirare panorami mozzafiato. Esplorate le vaste distese di Piano Zucchi e Piano Battaglia, ideali per escursioni e attività all'aria aperta in ogni stagione, sorvegliate dalla storica Torre Montaspro. Non perdete l'incanto della Valle dei Mulini, dove l'acqua ha scolpito il paesaggio e dove antichi mulini ad acqua narrano storie di ingegno e fatica.

Spiritualità, Misteri e Arte Millenaria:

Il territorio madonita è anche un crocevia di spiritualità e antichi segreti. L'austero Eremo di San Gandolfo e il suggestivo Santuario di Madonna dell'Alto invitano alla contemplazione e offrono punti panoramici di rara bellezza, perfetti per un momento di quiete e ammirazione. Per gli amanti dell'esplorazione, la misteriosa Grotta del Vecchiuzzo apre una finestra su segreti geologici e reperti archeologici che affascinano e incuriosiscono. Non dimenticate di visitare l'antica Abbazia di Pedale, testimonianza di una fede radicata nel tempo.

L'Autenticità dei Borghi e le loro Architetture:

A completare l'esperienza, la bellezza delle architetture sacre, come la Chiesa della Madonna del Lume, che spesso si trova incastonata in borghi dove il tempo sembra essersi fermato. Qui, ogni vicolo, ogni pietra racconta una storia, invitandovi a scoprire le tradizioni vive e l'ospitalità autentica degli abitanti.

Seguendo l'autostrada Palermo-Catania, allo svincolo di Scillato si svolta a sinistra immettendosi nell'area del Parco delle Madonie. Dopo circa 2 km, al bivio Firrionello, ci si dirige verso Polizzi Generosa. All'inizio del percorso, compare uno degli insediamenti rurali presenti nel territorio: la masseria Firrionello, dei primi del Novecento.
Continuando sulla statale, subito dopo Vallone Firrione, una breve deviazione seguendo l'indicazione "Vecchio frantoio", permette la visita di un altro settecentesco complesso rurale, quello delle case Firrione.
Continuando il percorso, si raggiunge, una carrozzabile, si raggiunge la masseria Carpinello, di impianto ottocentesco; seguendo invece il tracciato sulla sinistra della strada, si raggiunge il borgo case Trapani, suggestivo complesso realizzato alla fine dell'Ottocento.
Di grande interesse il paesaggio che si apre su tutta la Valle dell'Imera a sud, e sul massiccio dei Cervi, a nord. Ritornati sulla strada statale, si supera la parete rocciosa della "Timpa della all'interno della quale, nel 1936, sono state rinvenute importanti ceramiche dell'età del rame realizzate nel cosiddetto "Stile di Petralìa" conservate nel Museo Archeologico di Palermo.
Petralia Sottana originariamente parte integrante del comune di Petralìa Soprana, fu separato da esso nel XIV secolo ed il centro dell'antico borgo di origine normanna si espanse nei quartieri del "Salvatore" e del "Casale" che si aggiunsero a quelli di "Pusterna" e del "Carmine". Una delle attrattive principali del paese, è la barocca chiesa di San Francesco al cui interno pareti e volte sono affrescate dai più importanti artisti dell'epoca. Domina la piazza centrale la Chiesa Madre, costruita nel seicento su un preesistente edificio del XVI secolo, ricchissima di pregevoli opere d'arte di Antonello Gagini, ed altre risalenti al Quattrocento. Infine, degna di nota è la chiesa della SS. Trinità, con un portale archiacuto del quattrocento, che custodisce l'ancona marmorea di Gian Domenico Gagini.

MINIERE DI SALGEMMA
Appena fuori dal centro abitato di Petralia Soprana, a un'altitudine di circa 800 metri, esiste un antico giacimento dal quale si estrae il salgemma. Conosciuto dagli arabi e sfruttato sin dai tempi degli Aragonesi, tale giacimento deve la sua origine alla particolare evoluzione geologica del suolo che ha consentito l'accumularsi di depositi contenenti cloruro di sodio. Un sale di grande qualità che, insieme a quello estratto dalle saline costiere, ha creato una forte spinta al commercio sin dall'antichità. La miniera è visitabile.
Info: 0921687431-432-170-225.

L'ANTICO BALLO DELLA CORDELLA di Petralia Sottana è una rievocazione dei matrimoni contadini, durante il quale si celebrava il rito di propiziazione per i raccolti da effettuare e di ringraziamento per quelli già effettuati. Oggi il ballo viene eseguito da dodici coppie, quanti sono i mesi dell'anno, intorno ad un asta alta tre metri dalla quale si dipartono ventiquattro cordelle colorate una per ogni membro del gruppo.

Petralia Soprana elevandosi a 1147 metri l'abitato è collocato sul versante meridionale della catena delle Madonie. Il territorio è percorso dal fiume Salso, è il comune più alto della provincia di Palermo. La sua origine è antichissima, e il nome di Petra sembra risalire al III secolo a.C. e alla dominazione romana della Sicilia.
Tutte le sovranità che si alternarono in Sicilia fecero del centro teatro di conquista, e contestualmente lo impreziosirono di chiese, palazzi e castelli. Ragguardevole la chiesa Madre la cui origine risale al XIV secolo, ma la trasformazione settecentesca le ha conferito un aspetto barocco. All'interno è custodito un pregevole crocifisso dell'artista locale frà Umile da Petralia. Chiesa dei Santi Pietro e Paolo (chiesa madre), ricostruita nel XIV secolo per volere della famiglia Ventimiglia, con pianta a croce latina e con tre navate. Presenta in facciata due campanili, uno quattrocentesco e l'altro settecentesco, collegati da un portico di 18 colonne realizzate dai fratelli Serpotta. Nel campanile settecentesco nel 1998 è stata inserita una campana di 18 quintali ("campana dell'Unione"), custodisce la "Madonna dell'Udienza" di Antonello Gagini, la "Madonna della Catena" di Giorgio da Milano, una Pietà di Giuliano Mancino, un tabernacolo ligneo di Pietro Bencivinni e il primo dei 33 crocifissi lignei di Fra' Umile da Petralia, per non parlare di una delle opere realizzate in paese dallo Zoppo di Gangi, Gaspare Bazzano, la Madonna degli Angeli con i Santi Chiara, Francesco, Antonio e Pietro d'Alcantara del 1620. La chiesa custodisce inoltre il più grande organo del comprensorio, risalente al 1700, e opera di D. lacobus Andronico.
Chiesa di Santa Maria di Loreto, antica fortezza trasformata in chiesa dai carmelitani scalzi e rifatta nel 1750 con pianta a croce greca e facciata barocca con sculture dei Serpotta, l'interno con pianta a croce greca conserva un'ancona di Giandomemco Gagini.
Una ricca Biblioteca Comunale conserva rarissimi volumi.
Interessante la chiesa del SS. Salvatore a pianta ellittica costruita, probabilmente, sul sito di una moschea.
Notte del Sabato Santo caratterizzata dalla “Calata d’a Tila”:un artistico gigantesco telone, opera del palermitano Corrado Tanasi del 1890,che,per tutte le quaresime copre il Presbiterio della Chiesa Madre,precipita al canto del Gloria.
A nord del Mendola" sulla quale, in alto sulla sinistra, è visibile la "Padella"  un sito naturalistici tra più interessanti del Parco e, di fronte, lo scenario offerto dall'"Anfiteatro della Quecella", un altro dei luoghi più significativi del Parco; percorsi altri 5 km si devia per entrare nella contrada Mulini e discendere nella Flomaria molendinorum, l'antica Valle dei mulini di Polizzi Generosa.
Polizzi Generosa distesa sopra un'alta dorsale rocciosa verso ampi paesaggi. L'origine più accreditata del comune risale all'XI secolo, All'interno del paese spiccano le antiche chiese del SS. Salvatore del XVI secolo e di San Francesco del XIV, il palazzo Rampolla che fu residenza dell'omonima famiglia e, in piazza Matrice, la chiesa Madre. Rifatta nel 1690 sulle preesistenti costruzioni di epoca normanna e rinascimentale, al suo interno ospita la cappella che custodisce la lastra tombale scolpita da Domenico Gagini che ritrae il patrono della città, San Gandolfo. A San Gandolfo è intitolato anche l'Eremo che si trova appena fuori dalla cittadina.
Nella piazza si erge palazzo Notarbartolo del XVI secolo che ospita il Museo Ambientalistico Madonita. Nei pressi del paese, i suggestivi ruderi della chiesa della Commenda dell'Ordine dei Cavalieri di Malta.

LA FESTA DI SAN GANDOLFO in onore del santo patrono, è la festa più solenne di Polizzi Generosa. Le celebrazioni si svolgono in tre tempi: il sabato pomeriggio viene prelevata la statua lignea del Santo dall'eremo dove si celebra "l'urtimo miercuri" e la sera viene portata in processione; la domenica pomeriggio, si snoda per il paese un solenne corteo, durante la quale vengono portate dai fedeli le reliquie del Santo, custodite in una preziosa urna d'argento cinquecentesca; infine, il lunedì pomeriggio un corteo riconduce la statua del Santo nell'eremo. La festa è accompagnata dai fuochi d'artificio e da spettacoli canori.    

L'EREMO DI SAN GANDOLFO Ai piedi del colle su cui sorge l'abitato di Polizzi Generosa è l'eremo dove si presume che Gandolfo abbia sostato per riprendere le forze prima di giungere in paese. La costruzione, già esistente nel 1260, anno in cui si fermò il frate Gandolfo da Binasco prima di giungere a Polizzi, fu distrutta da una frana agli inizi del 1600. L'odierno edificio fu costruito intorno al 1621 nelle vicinanze di quello preesistente. Oggi è meta di pellegrinaggio nei primi sette mercoledì dopo Pasqua.
Castellana Sicula nel XVIII secolo, lo sfaldamento del latifondo ha generato la struttura dell'insediamento sparso che comprende, oltre a Castellana centro, le frazioni di Calcarelli e Nociazzi. All'interno del regolare sistema viario di Castellana si trova la chiesa Madre, dedicata a San Francesco di Paola e ricostruita nel 1968. In contrada Muratore (frazione Calcarelli) sono stati messi in luce interessanti resti di una villa romana risalente al I-II secolo a.C. e di una necropoli cristiana.
Dalla frazione di Nociazzi si raggiunge facilmente il Santuario della Madonna dell'Alto.

IL PELLEGRINAGGIO AL SANTUARIO che custodisce la statua della Madonna dell'Alto si svolge ogni anno nel mese di agosto, quando i fedeli di Castellana Sicula e di Petralia Sottana accompagnano la statua della Madonna in processione percorrendo faticosamente il lungo e ripido percorso a piedi di circa 15 chilometri, intonando canti religiosi a due voci, fino a raggiungere la quota di 1819 metri, dove si trova il Santuario.
Storia e Leggende:
Sulle origini del santuario non si hanno notizie certe: diversi studiosi ne attribuiscono la fondazione al Beato Guglielmo Gnoffi da Polizzi, morto nel 1317; altri, invece, danno esistente una chiesetta e una piccola abitazione, anche se in rovina, quando egli vi si stabilì. Notizie certe si hanno solamente a partire dal 1454. La statua, collocata sull’altare maggiore della piccola chiesa, porta sul piedistallo la data 1471 ed è attribuita allo scultore Domenico Gagini o a qualche suo stretto collaboratore. L’arrivo di un’opera d’arte di così bella e ragguardevole fattezza, in un santuario sperduto tra i monti e così lontano da ogni centro abitato, è legato alla leggenda. Si racconta, infatti, che la statua era riposta all’interno di una cassa rinvenuta sulla spiaggia nei pressi di Cefalù. Caricata su un carro trainato da buoi, questo iniziò a girovagare per diversi paesi, in nessuno dei quali i buoi vollero fermarsi. Poi, durante il trasferimento da Polizzi a Petralia, essi imboccarono autonomamente la via che conduceva a quello che sarebbe divenuto il santuario della Madonna. Infatti, qui giunti, gli animali si fermarono e ripresero il cammino solo quando la statua venne scaricata dal carro e collocata nella piccola chiesa. Da allora il santuario divenne un importante luogo di culto e meta di pellegrinaggio da parte di tutti i devoti dei paesi madoniti.Una singolare tradizione vuole che il devoto che si rechi per la prima volta al santuario, non appena giunto ai piedi del Monte Alto e prima di affrontare l’ultima irta salita, raccolga un sassolino con le labbra, tenendo le mani dietro la schiena; giunto in chiesa, il sasso dovrà essere immerso nell’acqua benedetta sino alla fine della Messa, quando verrà recuperato per essere custodito gelosamente
www.santuariomadonnadellalto.it

Il comune di Collesano si sviluppò nel XII secolo intorno al castello che oggi è allo stato di rudere; l'assetto viario è costituito da strette strade di stampo medievale raccordate da ripide scalinate e angusti vicoli.
Le chiese sono numerose poiché parecchi ordini monastici fondarono lì le loro sedi.
La più antica chiesa di Collesano è la chiesa di Santa Maria la Vecchia risalente al XII secolo, dedicata all'Assunta, è stata Matrice di Collesano fino al 1543. È stata profondamente modificata nella struttura, presenta un impianto a tre navate con un presbiterio decorato da un ciclo di stucchi e affreschi con storie della Vergine Assunta del pittore collesanese Giacomo Lo Varchi. La chiesa custodisce, inoltre, una pregevole statua lignea policroma dell'Assunta, di ignoto intagliatore madonita della metà del '500, una Madonna con Bambino di Antonello Gagini e lo splendido simulacro di Santa Lucia.
La basilica di Santa Maria la Nuova del XV secolo che conserva all'interno pregevoli dipinti dello Zoppo di Gangi e di Pietro Novelli.
Al XVI secolo risale la chiesa di San Domenico, mentre quella di Santa Maria di Gesù è tipicamente seicentesca. Nell'ex convento domenicano della fine del XVI secolo ha sede il Museo della Targa Florio.
Poco fuori dalla cittadina, in direzione Lascari, percorrendo circa due chilometri si trova l'Abbazia di Santa Maria de Pratali Graecorum, detta Abbazia di Pedale. Si tratta di un complesso monastico la cui data di fondazione risale al 1130 durante il regno di re Ruggero, e che in origine era un monastero basiliano di rito bizantino, per poi passare tra il 1310 ed il 1347 al clero Latino di regola Benedettina. La cappella posta su un fianco dell’edificio presenta al suo interno un ciborio in pietra del 1530 con lo stemma dei Cardona, conti di Collesano.
Nel XIV secolo venne trasferito al clero latino e precisamente all'ordine di San Benedetto. Il complesso ha una grande corte interna a pianta quadrangolare con una cappella ad aula unica alla quale si accede attraverso un portale ad arco acuto. Dentro la cappella è presente un ciborio in pietra con lo stemma dei Cadorna, conti di Collesano.
Seguendo la SP9b in direzione Scillato si percorre un altro tratto del circuito della Targa Florio che ha riguardato svariate gare tra il 1919 e il 1977.
Lungo il tragitto si incontrano la chiesa della Madonna del Lume e i borghi Eras. Costruiti in seguito alla legge di riforma agraria del 1948, i borghi avrebbero dovuto ospitare i contadini assegnatari di piccoli terreni per evitare lunghi trasferimenti; oggi sono abbandonati in attesa di nuova destinazione.
Si prosegue dunque fino a Scillato (218 m), piccolo centro, le origini di Scillato sono legate all'abbondanza d'acqua, che venne sfruttata per la realizzazione di numerosi mulini, la chiesa principale è il Santuario intitolato a Maria Santissima della Catena, patrona dei doganieri, posta ad indicare e proteggere la via d'accesso dalla montagna al mare. Realizzata nel XVII secolo, custodisce al proprio interno una piccola statua della Vergine del medesimo periodo, attribuita alla scuola gaginesca, nell’altare maggiore il simulacro della Madonna della Catena, opera in marmo bianco realizzata intorno al 1570 dal fratelli scultori Gagini. La statua, con la mano destra regge una melagrana aperta ed una catena. Il Bambino Gesù, seduto sul braccio sinistro della Madre, poggia la mano destra sulla melagrana e con la sinistra regge un libro aperto.
Qui si conclude l'itinerario e da Scillato si fa rientro sull'autostrada A19.
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