itinerario turistico di San Giacomo Maggiore - Itinerari in Sicilia, vuoi visitarla ma non sai da dove iniziare?

Itinerari in Sicilia

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Itinerario San Giacomo Maggiore

La devozione a San Giacomo Maggiore nasce nel bacino del Mediterraneo, quando si svolgono le grandi battaglie contro l’invasione islamica dell’Europa: la flotta di Don Giovanni D’Austria, dopo una notte di Veglia nella Chiesa dei Catalani (il Crocifisso di Lepanto dal 1571 si conserva nella Cattedrale di Barcellona, Catalogna) parte dal porto di Messina per la vittoria contro i Musulmani. Arrivano in Sicilia gli Angioini, poi Pietro III D’Aragona: sono gli Spagnoli a lasciare un’impronta forte e profonda nel territorio.
Chi è dunque Giacomo detto il maggiore, per distinguerlo da Giacomo il Minore figlio di Alfeo. Giacomo insieme al fratello Giovanni e a Pietro, diventa uno dei discepoli prediletti da Cristo ed è noto con l’appellativo di “figlio del tuono” a causa del suo carattere focoso; a Giacomo è affidato il compito di evangelizzare la Spagna dove si reca in missione.
                 
Figlio di Zebedeo e di Maria Salomè, vide il mattino di Pasqua Gesù risorto insieme a Maria ed alla Maddalena, fratello di Giovanni l’Evangelista, cugino di Gesù. Lascia tutto, vive con Cristo, assiste al miracolo della Risurrezione della bambina figlia di Giairo, alla Trasfigurazione sul Tabor, al dolore nel Getsemani. Dopo la Croce, fugge, per paura, con gli altri Apostoli, ma poi ritorna con loro nel Cenacolo e riconosce Gesù Risorto.

Dopo alcuni anni, durante il ritorno in Terra Santa attraverso la Penisola Iberica, riceve la consolazione ed il conforto della Vergine, che gli appare, secondo la tradizione, sulle rive del fiume Ebro, in cima ad una colonna romana e gli chiede di costruire una chiesa in quel luogo.
Giacomo, ritornato a Gerusalemme, lotterà contro gli Scribi e i Farisei, che poi convertiti, lo seguiranno come discepoli. Il suo messaggio di Fede, Speranza e Carità Cristiana, rimarrà vivo nei secoli ed ancora oggi scuote i cuori e le coscienze.
Raggiunta la Palestina Giacomo viene decapitato nel 44 per ordine del re della Giudea Erode Agrippa il quale proibisce anche la sepoltura del suo corpo, diventando in questo modo il “primo martire del collegio apostolico”.
La leggenda narra che due dei suoi discepoli Attanasio e Teodoro, raccolgono di nascosto quel corpo affidandolo ad una nave guidata da un angelo sulla quale si imbarcano anche loro; dopo sette giorni di navigazione giunsero sulle coste della Galizia, ad Iria Flavia, vicino l'attuale paese di nome Padrón in cui esiste una località chiamata Arcae Marmoricae.  
Tagliando il capo di Giacomo, con una spada la tradizione vuole che diventasse simbolo di un grande Ordine Cavalleresco di Spagna. E’ il primo martire dopo Stefano; il suo corpo viene portato su una nave, dal porto di Jaffa verso la Spagna, a Iraflavia in Galizia; qui viene sepolto sopra una collinetta nella zona nord – occidentale. Un eremita Pelagio e un Vescovo Teodimiro, dopo 8 secoli, riscoprono la tomba e il culto di San Giacomo e fondano qui una Chiesa con l’aiuto del re Alfonso II.
Nasce il Santuario di Compostela, che dopo Roma e Gerusalemme, diverrà i 3° Centro Spirituale Cristiano dei Pellegrini medievali, punto culturale e torre contro l’Islamismo. Vi si recò anche Carlo Magno in pellegrinaggio; così Ruggero il Normanno che in Sicilia costruì Chiese e Conventi dedicati alle vittorie sui Musulmani e a San Giacomo.
Dall’Italia il Santuario spagnolo si raggiungeva attraverso “Via Francigena”, attraverso i Pirenei: fermandosi a Roncisvalle, i pellegrini ricordavano i paladini di Francia e Orlando (pupi e carretti siciliani). A Puente la Rejna, sul monte Gozo (gloria), i pellegrini dall’alto vedevano il Santuario e, cantando, entravano notte e giorno nella Cattedrale (Porta Santa) attraverso i “Portici della Gloria”. Qui veniva tenuto sempre acceso un grande incensiere dove i lanciatori di fumo, spostano l’incensiere.

Per le strade di Santiago, ancora oggi si incontrano i “Gaiteiros”, suonatori di cornamusa (Gaità), come in Sicilia nel periodo natalizio. La strada più tipica è la “Rua do franco”, luogo di incontro dei “Santiaguernos” e dei pellegrini e turisti. Lungo la costa della Galizia ci sono innumerevoli Croci, Chiese, Santuari e fari costruiti per proteggere pellegrini, marinai e navi.
In Sicilia di trovano infatti tante Chiese dedicate a San Giacomo: Giampilieri, Taormina, Milazzo, Castroreale, Capizzi, Messina, Camaro e il culto dell’Apostolo è ancora forte.

A Messina si trovano oggetti che richiamano il culto di San Giacomo dispersi in Chiese, Musei e privati.

La Comunità Parrocchiale San Giacomo in Itala Marina, dopo il Presepe e la Passione di Cristo, ha realizzato una Rappresentazione Sacra che si ispira allo sbarco di San Giacomo e degli altri Apostoli di Gesù, con personaggi in costume d’epoca, che, partendo dalla spiaggia, arriverà prima all’antica Chiesetta del ‘600, dedicata al Santo, per culminare nella piazza della Chiesa Parrocchiale S. Giacomo, con l’offerta del cero votivo da parte del Sindaco e del Consiglio comunale, si svolgerà la tradizionale processione in via Roma.
Il culto di San Giacomo ad Itala risale e si collega ad una Chiesetta semplice e povera del ‘600, sita in Marina.
Il Santuario di S. Maria del Pilar (“colonna”) a Saragozza è servita da ispirazione per la Chiesa Madre di Itala, S. Maria del “Piliero. La sua tomba si trova nel grande complesso medievale di Campostella (“Campus stellae”), luogo culminante del Cammino dei pellegrini medievali. Tale lungo itinerario di preghiera, purificazione e penitenza, culminava nella Pasqua al Santuario spagnolo.
In alto domina il monte Scuderi (m.1253) come il monte Carmelo (Elia), il Sinai (Mosè), il Golgota di Cristo, che richiama la sua morte, ma anche la Trasfigurazione e la Risurrezione.
In un quadro San Giacomo viene raffigurato ai piedi di Gesù trasfigurato, con Pietro e Giovanni: sulle spalle un mantello del pellegrino medievale, con conchiglie, segno dell’eternità, nella mano destra la Bibbia la buona notizia, nella sinistra il bastone o chiamato bordone, suo inseparabile compagno, simboleggiava la fede nella Santissima Trinità e la difesa dell’uomo contro i cani e i lupi, una zucca vuota per l’acqua del cammino, ai piedi i sandali come S. Francesco, e il petaso il cappello rotondo a larghe tese che riparava dal sole .
Alla fine del cammino penitenziale, i pellegrini che si recavano in Galizia da “Sa’ Jacopo”, ricevevano in dono la “Pasada” (pane, vino, pescado, pesce: banchetto pasquale).
Il Papa Callisto II, nel 1120, istituì l’anno Giubilare Jacopeo continuato e ratificato poi da Papa Alessandro III (Papa che visitò Messina nel 1179) che si sarebbe celebrato quando il 25 luglio sarebbe caduto di Domenica, giorno del Signore.

In tutte le religioni i rituali della peregrinazione servono per purificare i fedeli nell’anima e nel corpo, metterli nelle condizioni necessarie per affrontare il viaggio e l’incontro con il divino e per risvegliare quel “desiderio pellegrino” che è “sete del divino”

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