Itinerario barocco Val di Noto - Itinerari in Sicilia, vuoi visitarla ma non sai da dove iniziare?

Itinerari in Sicilia

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Itinerario barocco Val di Noto e le città tardo barocche

Itinerario del barocco Val di Noto e le città tardo barocche, un Itinerario dell’Arte Barocca tra Chiese, Ville e Dimore Storiche, la denominazione Val di Noto risale all'epoca araba, quando la Sicilia era divisa in tre valli, le altre sono quelli di Mazara e Demone. Corrisponde alla parte sud-orientale dell'isola.

Il testo riportato sulla targa che ricorda il riconoscimento Unesco, Le città tardo barocche del Val di Noto, Sicilia sud orientale.

Le otto città della Sicilia sud orientale, queste sono denominate le perle barocche della Sicilia:
Caltagirone, Catania, Militello Val di Catania, Modica, Noto, Palazzolo Acreide, Ragusa, Scicli

Sono Comuni che sono state ricostruite dopo il terremoto del 1693 nello stesso luogo o nelle vicinanze dei siti distrutti.
Esse rappresentano un'importante iniziativa collettiva, portata a termine ottenendo un lodevole livello artistico ed architettonico, conformi allo stile tardo barocco dell'epoca, le città hanno apportato delle interessanti innovazioni nel campo dell'urbanistica e dell'architettura.

Tutta la zona, dopo i primitivi insediamenti arcaici greci e romani, fu interessata da dominazioni normanne, sveve, aragonesi e spagnole, fino al 1693, quando un catastrofico terremoto rase letteralmente al suolo intere città dell'isola.
La Sicilia rimane una destinazione culturalmente ricca e interessante, merita sicuramente un viaggio, perchè il territorio è disseminato di edifici barocchi, rovine greco romane, maioliche, spiagge ed una cultura enograstonomica che pochi vantano.


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Palazzolo Acreide e le città tardo Barocche della Val di Noto

le chiese barocche :
La Chiesa dell'Annunziata è la più antica di Palazzolo A. Ricostruita dopo il terremoto, ebbe un'impostazione più maestosa, a tre navate. Tre sono i capolavori d'indiscusso pregio artistico: l'altare di marmo intarsiato con marmi di diversi colori, rappresentanti l'allegoria della primavera; il portale della facciata risalente al '700 è di intonazione barocca e spagnoleggiante lo straordinario portale barocco, con due colonne tortili binate decorate da frutta e viti.; il quadro dell'Annunciazione di Antonello da Messina, oggi esposto al Museo Bellomo di Siracusa.

La Chiesa dell'Immacolata o dell'assunta ad una navata, è semplice nella sua struttura. All'interno si può ammirare la pregevole statua della "Madonna col Bambino" di Francesco Laurana.

La Chiesa di S. Paolo nasce sulla vecchia Chiesa di S. Sofia; la parte più pregevole è la facciata in stile Barocco. Si sviluppa in altezza in tre piani con pronao. Si venera S. Paolo Apostolo eletto nel 1688 Patrono di Palazzolo Acreide.

Nel 664 a. C., sulla collina detta Acremonte, che separa le valli dell'Anapo e del Tellaro, i Siracusani fondarono Akrai. Numerose furono le dominazioni che si avvicendarono nel corso dei secoli: romana, bizantina, araba, normanna. Da qui le varie denominazioni date alla città: Akrai, Acre, Balansùl, Placeolum o Palatioli ed infine Palazzolo a cui, nel 1862, fu aggiunto il patronimico di Acreide.

Palazzolo, riedificata nel '700, possiede parecchi edifici barocchi che si dispongono lungo le vie principali, corso Vittorio Emanuele e via Carlo Alberto, che confluiscono in piazza del Popolo, dominata dalla maestosa facciata della Chiesa di S. Sebastiano che vi si affaccia dall'alto della sua scalinata. All'estremità occidentale del corso si trova la Chiesa dell'Immacolata, dalla facciata convessa. Via Carlo Alberto è fiancheggiata da palazzi con belle mensole barocche. Da vedere la Casa-Museo dell'etologo Antonino Uccello, la Chiesa di S. Paolo Palazzo Ludica dall'incredibile e lunghissima balconata sostenuta da mensole a forma di mostri, chimere, mascheroni e altri terribili figuri tipici del gusto barocco.

Distrutta dal terremoto del 1693, la Palazzolo settecentesca rinacque fiorente di monumenti, chiese e palazzi pregevoli opere d’arte. Palazzolo Acreide, singolare tassello del mosaico degli otto comuni del Val di Noto posti sotto la tutela dell’UNESCO "in considerazione dell’eccezionale valore della sua architettura barocca testimonianza dell’esuberante genialità delle maestranze che si impegnarono nella costruzione del Val di Noto dopo il terribile terremoto del 1693", merita da parte del visitatore una accurata attenzione.

Se si accede a Palazzolo Acreide, da Ovest, nella parte bassa della città, percorrendo la via Roma si raggiunge Piazza Aldo Moro, dove si trovano la Chiesa Madre e la Chiesa di San Paolo.
La Chiesa Madre, dedicata a San Nicolò, prospetta sul lato sud della piazza Aldo Moro; l’interno è a tre navate a croce latina con cupola, la trabeazione del cornicione presenta una ricca decorazione barocca. La facciata, rifatta nel 1893, presenta qualche motivo architettonico classicheggiante.
Di fronte alla Chiesa Madre si apprezza la vista laterale della Chiesa di San Paolo che prospetta su Piazza S. Paolo. Sorta sulla vecchia chiesa di Santa Sofia, si sviluppa in altezza in tre piani ed è preceduta da un pronao. La parte più pregevole è la facciata in stile barocco. Vi si venera San Paolo Apostolo eletto nel 1688 Patrono di Palazzolo Acreide.

Poco più avanti, si apre Piazza Umberto I dove, sul lato ovest, si può ammirare Palazzo Zocco dalle interessanti mensole figurate. Da questa piazza, scendendo per via Annunziata si giunge davanti la Chiesa dell’Annunziata, una delle più antiche di Palazzolo.
Ricostruita dopo il terremoto del 1693 la Chiesa ebbe un’impostazione più maestosa a tre navate.
Tre sono i capolavori di indiscusso pregio artistico che la distinguono: l’altare di marmo intarsiato con marmi di diversi colori, rappresentanti l’allegoria della primavera; il settecentesco portale barocco a colonne tortili binate; il quadro dell’Annunciazione di Antonello da Messina, oggi esposto al museo Bellomo di Siracusa.

Ritornando in Piazza Umberto I si imbocca via Garibaldi, caratterizzata da interessanti edifici settecenteschi. Al civico 127 si nota Palazzo Iudica-Cafici con la più lunga balconata barocca del mondo: i suoi 27 mensoloni sono mascheroni grotteschi differenti l’uno dall’altro; al numero 115 si trova il Palazzo Ferla; più avanti ci si immette in una stradina che conduce alla Chiesa di S. Antonio Abate, il cui culto preminente è quello della Madonna Addolorata.
Attraversando via Garibaldi e percorrendo via Nicolò Zocco si imbocca via Gaetano Italia dove si può ammirare Palazzo Cappellani, edificio dei primi del Novecento, destinato ad ospitare i reperti della collezione Iudica.

Da Piazza Liberazione si sale per via San Sebastiano e si giunge alla centrale Piazza del Popolo dove si innalza imponente la Chiesa di San Sebastiano con la sua scenografica gradinata e la fastosa facciata a tre ordini. L’interno è a tre navate con pregevoli stucchi risalenti al 1783 e numerosi quadri tra cui quello di Santa Margherita da Cortona, opera di Vito d’Anna. Piazza del Popolo è dominata anche dal Palazzo Municipale che sorge sul sito dove, nell’Ottocento, sorgeva il Monastero delle monache Benedettine; attualmente l’edificio presenta una struttura architettonica classicheggiante e negli intagli decorativi risente dello stile liberty.

Si imbocca via Machiavelli dove si può visitare, nel settecentesco Palazzo Ferla-Bonelli, la Casa Museo, testimonianza etno-antropologica della cultura contadina, frutto della grande passione e dedizione di Antonino Uccello per le tradizioni popolari.
Si giunge alla Chiesa dell’Orologio, e di qui ci si inoltra nel quartiere medioevale fino ai ruderi del Castello;

Retrocedendo in via Carlo Alberto, dopo pochi metri, si incontra la graziosa facciata settecentesca della Chiesa di S. Michele con l'interno abbellito da colonne in stile corinzio. Si procede quindi per via Acre al termine della quale si imbocca Corso Vittorio Emanuele: subito a destra l’ampia scalinata da cui si accede alla Chiesa dell’Immacolata dall’elegante e singolare facciata convessa, unico esempio architettonico tra le chiese palazzolesi. L’interno è arricchito dalla pregevole statua della Madonna col Bambino di Francesco Laurana.

Scendendo per il Corso Vittorio Emanuele, la più centrale e la più bella via cittadina, si possono ammirare eleganti edifici del ‘700 e dell’800: al n°38 Palazzo Pizzo-Guglielmino, splendido esempio di palazzotto borghese barocco; al n°10 il settecentesco Palazzo Judica, testimonianza architettonica di motivi del tardo barocco che si fondono a decorazioni di gusto spiccatamente neo-classico; attigua a questo Palazzo vi è un’altra bella costruzione dello stesso periodo edificata dai Messina-Ruiz.

In Piazza Pretura spicca lineare ed austero il Palazzo della Pretura, edificato intorno al 1880. Attualmente il palazzo ospita il comando della polizia municipale. Poco più avanti in Piazza Marconi la Villa Comunale.
Villa Comunale è un lussureggiante giardino storico che sorprende i visitatori per la sua bellezza e varietà. Alla sua origine si sviluppava su tre viali: uno centrale più ampio e due laterali. Ad abbellire il viale centrale nel 1881 fu posta una statua in pietra, la Flora, opera di Giuseppe Giuliano. Al centro di un elegante disegno di aiuole venne costruita una vasca con ninfee e pesci colorati. In seguito furono tracciati i vialetti che dall’ingresso si addentrano verso il boschetto, tra questi il vialetto "delle Rimembranze" che, disegnato nel dopoguerra, fu abbellito con lecci ognuno dei quali fu dedicato ad un caduto.

Da Piazza Marconi procedendo verso via Nazionale si trova la Chiesa e il Convento dei Padri Cappuccini, di recente costruzione. L’interno, ad una sola navata, ha sei altari marmorei tutti di raffinata fattura.

A circa 300 m., a sud-est dell’abitato si trova il Cimitero Monumentale. Ultimato nel 1896, è ricco di cappelle gentilizie, mausolei, cappelle borghesi, piccoli monumenti. Le più importanti cappelle gentilizie sono di notevole pregio artistico, il visitatore avrà modo di apprezzare vari stili architettonici quali il liberty e il gotico.


L'Area Archeologica di Akrai


L’area archeologia di Akrai si può raggiungere, partendo da Piazza del Popolo, percorrendo Via Carlo Alberto, via Acre, via Primosole, via Teatro Greco.
A pochi metri dall’ingresso si offre al visitatore il teatro greco, il monumento più insigne dell’area archeologica di Akrai; incerta è l’epoca della sua realizzazione, ma appare plausibile una datazione al III a.C.
Il teatro, orientato a settentrione, ha dodici file di sedili, per 700 posti complessivi; diversamente dagli altri teatri del mondo greco non fu scavato nella roccia e presenta un’orchestra semicircolare che lascia apparire la scena straordinariamente avanzata rispetto ai canoni classici. In epoca romana il teatro subì numerosi rimaneggiamenti: l’orchestra fu pavimentata e all’ingresso orientale fu eretto un vano rettangolare, presumibilmente un chioschetto. Sulla scena, infine, sono visibili i resti di un mulino di età bizantina.

Ad ovest del teatro si può apprezzare il Bouleuterion, edificio di modeste dimensioni utilizzato come luogo di riunione del senato cittadino, che si apriva sull’agorà, la piazza di Akrai.
Oltre il muro di cinta che delimita il bouleuterion si trova un edificio a pianta circolare ritenuto dai più un impianto termale di epoca romana, riattato a battistero in epoca bizantina.

Il Tempio di Afrodite, posto sopra il teatro, era composto da sei colonne di tipo dorico nella parte frontale e tredici sui lati. Oggi del tempio resta ben poco, solo i grossi blocchi squadrati del basamento. La povertà dei resti è dovuta a più fattori: la distruzione araba, i numerosi terremoti, ma soprattutto l’abitudine invalsa, specie dopo il terremoto del 1693, di costruire le moderne abitazioni civili avvalendosi dei grossi blocchi squadrati e ben rifiniti delle costruzioni antiche.

Le mura acrensi, oggi molto danneggiate per i motivi sopra esposti, sono datate tra il IV e la seconda metà del II sec. a.C. e dovevano essere veramente grandiose.
Le iscrizioni rinvenute attestano l’esistenza di due porte: quella siracusana che si apriva a poca distanza dall’attuale ingresso e quella selinuntina che si apriva sulla propaggine estrema dell’Acremonte.
Di grande interesse è il sistema viario urbano, il cui asse principale (platea o decumano), in collegamento con le due porte urbiche, fendeva da est ad ovest l’abitato. Su di esso confluivano delle piccole arterie (stenopòi) con orientamento nord/sud; la strada principale, dotata di una splendida e ben conservata pavimentazione lavica, ha una larghezza media di quattro metri. L’impianto viario rileva due fasi di realizzazione: una di epoca ellenistica, l’altra di epoca romana avanzata. Recentemente lungo la strada ellenistica sono stati rinvenuti i resti dell’antica stoà, il porticato.

Dietro il teatro si aprono le Latomie. Inizialmente sfruttate come cave di pietra, da esse fu tratto il materiale necessario alla edificazione delle abitazioni e dei monumenti di Akrai; successivamente furono adibite a necropoli, luoghi di culto e abitazioni.
L’Intagliata è la più grande di queste Latomie. È di forma ellittica e vi si accedeva attraverso una porta, tuttora ben visibile, posta sotto il teatro. All’interno dell’area sono presenti numerosi ipogei e sepolture ad arcosolio di età cristiana. Particolarmente interessante l’ipogeo cosiddetto della Grotta dei Cavalli, un’abitazione di epoca bizantina, composta da quattro grandi vani di forma rettangolare, a tetto piano, scavate nella roccia con accesso da uno stretto cunicolo.
L’Intagliatella, ha una tipica forma ad L ed è anche la più antica delle cave di pietra di Akrai. Questa latomia è caratterizzata dal succedersi di nicchie votive contenenti pinakes (tavolette o dipinti votivi), di tombe di varie epoche, ma anche di abitazioni di periodo bizantino. Ipogei e catacombe sono di varia fattura, alcuni di estrema raffinatezza con tombe a baldacchino ricche di pregevoli intagli, altre con numerosi arcosoli polisomi artistici.
L’aspetto che più caratterizza quest’area è dato dall’esistenza di un bassorilievo descrittivo, che mostra nella parte sinistra una scena sacrificale e nella destra un banchetto di eroi con al centro la figura di un guerriero romano in atto di compiere un sacrificio propiziatorio o di ringraziamento. Il bassorilievo, datato intorno alla prima metà del I sec. a.C., presenta caratteri di assoluta singolarità per la commistione di modelli greci e romani.
I Templi Ferali, appena fuori città, costituiscono la terza significativa latomia. Al pari dell’Intagliatella, le pareti della cava sono tessute da un centinaio di piccoli incavi dove venivano allocate offerte votive per i defunti, assunti nella venerazione dei viventi al grado di eroi. Le offerte consistevano nella posa di piccoli vasi, contenenti sovente monete, in fossette scavate nella roccia o nella nuda terra. L’uso della cava come area sacra ebbe inizio a partire dal III sec. a.C. e si protrasse sino al II sec. a.C.

Proseguendo in direzione sud-est rispetto all’antica città di Akrai sorgono la Necropoli della Pinita e le altre necropoli.
La Necropoli della Pinita costituisce il più appariscente monumento della vita preistorica di Palazzolo. Si compone di cinquantaquattro necropoli a grotticelle artificiali di forma ovale che si aprono sulla verticale rocciosa esistente, ben visibili dalla sottostante strada.
La Necropoli Greca e quella Ellenistica si trovano rispettivamente a contrada Torre Judica e a Colleorbo. Da tali aree provengono numerosi reperti confluiti per lo più in collezioni private.
I Santoni si trovano oltre l’attuale abitato di Palazzolo Acreide, verso Noto. Si tratta del più completo e più vasto complesso di figurazioni relative al culto della Magna Mater che il mondo antico abbia lasciato. Il sito ospita dodici grandi rilievi, dieci dei quali riproducono la medesima figura femminile seduta di pieno prospetto, mentre gli altri due contengono scene più complesse, con una pluralità di personaggi. Si tratta del maggiore santuario finora noto dedicato al culto delle dea Cibele, divinità orientale della fecondità, onorata a Roma con il nome di Magna Mater o Cerere.

Santuario della Madonna Scala del Paradiso
Riprendendo il viaggio sulla strada per Palazzolo Acreide, si arriva al Santuario della Madonna Scala del Paradiso, il Santuario si presenta come un imponente ed elegante complesso settecentesco strutturato a quadrilatero aperto, in stile barocco. La chiesa e il convento settecenteschi, voluti dal Venerabile Girolamo Terzo, sorgono in posizione eminente, su un poggetto con due scalinate. Dal terrazzo il visitatore può ammirare un paesaggio verde e coronato da rocce. All’interno, sull’altare maggiore si può ammirare un’immagine della Madonna con il Bambino e sotto l’altare l’urna contenente i resti mortali di S. Franzo. Sulla sinistra è tumulato il Venerabile Terzo e sulla destra v’è la sua cella.
Il nome è uno di quei titoli nei quali la fede cristiana amano vedere la Madonna, raffigurata nella scala vista da Giacobbe (Genesi 28,12). Infatti per mezzo di Lei mistica scala “il Verbo discese dal cielo e s’incarnò” e per mezzo di Lei noi saliamo fino alle altezze dell’incontro con Dio.
La storia della prodigiosa Immagine dipinta su calcarea rupe fra massi sporgenti al cosiddetto “passo del bove”, in contrada Scala, lungo la regia trazzera Noto-Avola. La Vergine dal volto sorridente e soavemente estatico è rivestita da un panneggiamento alla greca; ritta in piedi, attorniata da cinque testine d’angeli, tiene nel braccio sinistro Gesù Bambino dai riccioli d’oro, mentre al suo fianco destro si vede la simbolica scala che tocca il cielo in uno sfondo di colline verdeggianti e fiorite.
Palazzolo Acreide - Akrai
Palazzolo Acreide comune del Libero Consorzio Comunale di Siracusa, 670 m s.m.,
patrono San Paolo Apostolo 27-29 giugno,

Palazzolo Acreide, città barocca dalle radici greche, non distante dal fiume Anapo e dalla necropoli rupestre di Pantalica, tra chiese musei e opere civili alcune insisgnite come Patrimonio dell'Unesco, La cittadina fa inoltre parte del circuito dei borghi più belli d'Italia.

Palazzolo Acreide, la città ha un teatro greco, ricostruita, come Noto, dopo il terremoto, più a valle, diventa un fiore del barocco, la cui arte è oggi visibile nelle chiese di San Paolo, di San Sebastiano, della SS. Annunziata.
Festival Internazionale del Teatro Classico dei Giovani a Palazzolo Acreide a maggio e giugno, il più importante appuntamento di teatro giovanile al mondo, per la sua specificità e per lo sforzo organizzativo.  https://www.facebook.com/Festival.Teatro.Classico.Giovani/   https://www.indafondazione.org/


Nella valle del torrente Purbella, nota come “valle dei mulini”, è il mulino Santa Lucia, all'interno del quale è stato allestito il Museo della Macina del Grano. La costruzione rientra nell'itinerario del Museo “I Luoghi del Lavoro Contadino” di Buscemi.  http://www.museobuscemi.org/

la chiesa di San Sebastiano sec. XVII, con la sua fastosa facciata preceduta da una scenografica scalinata, la chiesa madre, dedicata a San Nicolò 1215, la chiesa dell'Annunziata, ricostruita nel sec. XVIII, presenta nella facciata un prezioso portale incorniciato da colonne tortili e conserva un bell'altare maggiore in marmi policromi, la chiesa dell'Immacolata custodisce una pregevole scultura di Francesco Laurana Madonna col Bambino, 1470,
per la festa del patrono, durante le celebrazioni religiose avviene la solenne “Svelata” del simulacro del santo, rimasto nascosto ai fedeli dietro un telone per diversi mesi

Agrimontana - I Sapori degli Iblei, a novembre, la festa autunnale del mangiar bene di Palazzolo Acreide, un appuntamento che unisce tradizione e cucina con la bellezza dei luoghi. Gastronomia e prodotti tipici, visite guidate e Incontri.   https://www.facebook.com/prolocopalazzoloacreide/
Caltagirone comune della Città Metropolitana di Catania, 608 m s.m., patrono San Giacomo 25 luglio
L'aspetto barocco degli edifici dovuto alla ricostruzione settecentesca viene esaltato dall'impianto urbanistico medievale, con strade tortuose e scalinate, l'opera architettonica più spettacolare è la scalinata di Santa Maria del Monte, costruita nel 1608 su progetto di Giuseppe Giacalone, ha 142 scalini e unisce la città alta alla città bassa, superando un dislivello di circa 50 metri; il rivestimento ceramico, del sec. XX, con decorazioni geometriche, floreali e figurative, rappresenta in successione gli stili arabo, spagnolo e rinascimentale, ripercorrendo la storia della tradizione ceramica locale.

Durante la festa patronale a giugno, si ripete la tradizione della “Luminaria”: la grandiosa scalinata di Santa Maria del Monte viene illuminata da migliaia di lucerne a olio che formano disegni ornamentali; sempre sulla scalinata viene allestita in maggio “La Scala Infiorata”, fino ai primi di giugno, un omaggio alla Madonna di Conadomini, compatrona della Città di Caltagirone. Lungo la monumentale Scala di Santa Maria del Monte, sarà visibile l’Infiorata, con piante e fiori dalle varie sfumature di colore a comporre un disegno ogni volta diverso.

La Corte Capitaniale opera dei Gagini, il Palazzo Senatorio, sede della Galleria Sturzo, il palazzo Gravina, con decorazioni a grottesche, e l'ex carcere Borbonico, che ospita il Museo Civico.
I giardini pubblici furono realizzati su progetto di G. B. Basile, da cui si accede al Museo della Ceramica.
La chiesa Santa Maria del Monte, conserva la bizantina Madonna di Conadomini, chiesa San Giacomo, di origine normanna ma rifatta tra i sec. XVII e XVIII, a tre navate, custodisce preziose opere d'arte, tra cui lo stemma marmoreo della città, l'arca argentea con le reliquie del santo, il portale delle reliquie e l'arco della cappella del Sacramento,
la chiesa del Gesù, decorata, con una Natività di scuola fiamminga e una Pietà di F. Paladino,
la chiesa di San Giorgio, con il campanile medievale e una Trinità, tavola fiamminga,
la chiesa del Salvatore, a pianta ottagonale, che conserva le spoglie di don Luigi Sturzo,
la chiesa di San Francesco, originaria del sec. XIII, con la sagrestia gotica.
Il duomo di San Giuliano, risalente al periodo normanno, fu ricostruito all'inizio del sec. XX.  

è stata dichiarata patrimonio dell'umanità dall'UNESCO, insieme ad altre città del Val di Noto



Caltagirone e le città tardo Barocche della Val di Noto


Caltagirone, città della ceramica, grazie all'abbondanza di argilla della zona. Dai modelli locali si passa a quelli di influsso greco ed alla lavorazione al tornio, introdotta dai Cretesi, fino all'arrivo degli Arabi (IX sec.) che introducono motivi orientali e la tecnica dell'invetriatura. Con la dominazione spagnola si modificano i gusti e le committenze. La decorazione è monocromatica (blu, bruna) a motivi floreali.
Oltre alla produzione di vasellame, a Caltagirone si progettano anche rivestimenti per ornare cupole, facciate di chiese, palazzi e pavimenti. Grandi artisti sono attivi tra il Cinquecento ed il Settecento.
Asse principale di Caltagirone è la lunga via Roma che, tagliando in due la città, arriva fino ai piedi della famosa scalinata di S. Maria del Monte, sua continuazione ideale.
Lungo la via si affacciano alcuni tra gli edifici più interessanti, con numerosi esempi di decori in maiolica. I 142 gradini in lava della scalinata sono decorati, sull'alzata, da belle formelle in maiolica policroma. Sulla Piazza Umberto I sorge il Duomo, edificio barocco che ha subìto notevoli rimaneggiamenti, tra i quali il più rilevante è la sostituzione della facciata agli inizi del '900.
Tra i monumenti da non perdere, la chiesa del Collegio o del Gesù, la chiesa dei Cappuccini Nuovi, S. Maria del Monte, alcuni bei palazzi, tra cui Palazzo della Magnolia, dall'esuberante e ricca decorazione floreale in terracotta, il Museo regionale della Ceramica, la Villa comunale con il Teatrino.

Catania e le città tardo Barocche della Val di Noto


Catania dopo Palermo è la seconda città della Sicilia è luogo illustre della storia delle lettere patrie e della musica.
L'Etna, dal profilo solenne, è nel paesaggio della città e nel suo destino; ne dipese la fertilità della campagna che attrasse i fondatori calcidesi; ne vengono le lave nere di cui sono fatti l'anfiteatro romano, la Cattedrale medievale, i palazzi barocchi; imperscrutabile gigante, spinse una volta (1669) a lambirla il magma, scorrente inarrestabile fino al mare. Katane fu tra le prime colonie greche della Sicilia. Sottomessa e ripopolata dai siracusani, fu conquistata dai romnai nel 263 a. C. Dopo gli Ostrogoti di Teodorico la tennero i bizantini sino all'avvento degli arabi nel sec. IX. La conquista normanna segnò il ritorno al latifondo e impoverì la città. Grandi beneficiari del feudalesimo furono i Benedettini il cui potere fu ridotto solo in epoca Sveva. Seguì poi la dominazione degli aragonesi e degli spagnoli, la cui età fu segnata da grave crisi economica, culminata nel sec. XVII con le due grandi sciagure dell'eruzione del 1669 e del terremoto del 1693.
Militello in Val di Catania
Si narra la fondassero i soldati di Marcello durante l'assedio di Siracusa (241 a.C.), dandole il nome di Militum Tellus, Terra di soldati. Probabilmente ha avuto origine da un casale bizantino, come testimoniano le numerose grotte con residui di affreschi sacri nei suoi dintorni. L'abitato sta tra le colline basaltiche degli Iblei, in parte franato per il terremoto del 1693, poi ricostruito.
Il principale fautore del rinnovamento della città è l'architetto Giovanni Battista Vaccarini (1702-1768): il barocco domina a Catania e spesso cela alla vista i segni che la storia precedente ha lasciato. Catania è anche la patria del musicista Vincenzo Bellini (1801-1835) e dello scrittore Giovanni Verga (1840-1922).

Piazza del Duomo è il punto di confluenza dei principali assi cittadini e deve il suo armonioso aspetto barocco agli edifici che la delimitano. Al centro spicca il simbolo della città, la celebre fontana dell'Elefante che utilizza un elefante lavico di età romana e un obelisco egizio, sormontato dai simboli di Sant'Agata, patrona della città. Il Duomo, dedicato alla patrona, è stato edificato alla fine dell'XI sec. dal normanno Ruggero I, ma rifatto dopo il terremoto deI 1693.
Da vedere la chiesa di Sant'Agata, la via Garibaldi con i suoi palazzi settecenteschi, la via dei Crociferi, il Castello Ursino, il Museo Civico, il Museo Belliniano, il Monastero di S. Nicolò l'Arena, l'Anfiteatro, il Palzzo Biscari.
Mòdica comune del Libero Consorzio Comunale di Ragusa, 296 m s.m., patrono San Giorgio 23 aprile e san Pietro Apostolo 29 giugno.
La cittadina è divisa in due parti: Modica Alta, la città medievale digradante tra le case suggestivamente disposte a gradinata, e Modica Bassa, collegate tra loro da un'ampia scalinata e dal corso San Giorgio, tramite il ponte Guerrieri, uno fra i più alti d'Europa.

Per le sue architetture barocche Modica è stata dichiarata patrimonio dell'umanità dall'UNESCO, insieme ad altre città del Val di Noto.
La mattina di Pasqua si svolge il rito della cosiddetta “Madonna Vasa Vasa”

A Modica Bassa il rosone, due-trecenteschi, della chiesa del Carmine, che conserva un gruppo marmoreo, l'Annunciazione, di Antonello Gagini,
la chiesa di Santa Maria del Gesù (sec. XV), dal bel portale gotico-catalano,
chiesa di Santa Maria di Betlem, la cappella del Sacramento o Cabrera (sec. XV-XVI) che, nella sua particolare struttura a pianta quadrata, sormontata da cupola con pennacchi arabeggianti su base ottagonale.
L'ottocentesco palazzo De Leva conserva nel suo piccolo giardino un pregevole portale gotico.
Notevole è anche la settecentesca chiesa di San Pietro, con scenografico prospetto e scalinata fiancheggiata dalle statue degli apostoli.
Da non perdere a Modica è la magnifica Duomo di San Giorgio, un capolavoro rococò posto in cima ad una monumentale scalinata di 260 gradini. Questa chiesa è un tripudio di stucchi, decori e opere d’arte, sia all’esterno che all’interno.
La Chiesa di San Pietro, situato lungo il corso principale nella Città Bassa e sovrastata dalla Rocca del Castello dei Conti.

A Modica Alta, nel tessuto edilizio tardobarocco, domina il duomo di San Giorgio, ricostruito nel 1738. Ha una maestosa facciata, all'interno, sull'altare maggiore, si possono ammirare una grande polittico di dieci pannelli con Episodi del Vangelo e della vita di San Giorgio, di Bernardino Niger (1573) e la meridiana pavimentale. La più alta costruzione della città è la chiesa di San Giovanni Evangelista, con imponente facciata ottocentesca preceduta da una scenografica scalinata.

Nell'ex convento dei Mercedari (sec. XVIII), sono ubicate la Biblioteca Comunale, il Museo Civico “F. L. Belgioioso” e il Museo Ibleo delle Arti e delle Tradizioni Popolari.

Choco Modica è la manifestazione che celebra il simbolo enogastronomico della citta di modica: il cioccolato di Modica IGP

Per un tuffo in un passato più recente visitate il Museo Casa natale Salvatore Quasimodo, lo scrittore premio Nobel originario di Modica.
La chiesa di Santa Maria del Gesù e il vicino convento, conserva uno splendido chiostro a due ordini in stile tardo-gotico, con tante colonnine variamente decorate e ognuna diversa dall'altra.

La chiesa di Santa Maria del Gesù e il vicino convento, conserva uno splendido chiostro a due ordini in stile tardo-gotico, con tante colonnine variamente decorate e ognuna diversa dall'altra.

Riti della Santa Pasqua a Modica (RG). La domenica di Pasqua si ripete la Festa della Madonna Vasa-Vasa, immancabile appuntamento per i modicani e per i tanti visitatori che ogni anno invadono il centro di Modica.

Modica e le città tardo Barocche della Val di Noto


Modica è posta alle pendici meridionali degli Iblei, in provincia di Ragusa, la città alta sul cuneo di un altopiano, la bassa ad avvolgerla nell'invaso di due torrenti, oggi coperti. La ricostruzione dopo il terremoto del 1693 ha determinato l'aspetto barocco della città e vi ha inserito un gioiello di architettura: la scenografica facciata settecentesca di S. Giorgio, attribuita al siracusano Rosario Gagliardi. In via Posterla si trova la casa natale di Salvatore Quasimodo.

La chiesa di San Giorgio è un monumentale esempio dell'arte barocca siciliana. Modica Alta mostra belle chiese e numerosi palazzi, come quello di Tommasi-Rosso, dal vasto portale lavorato in pietra e splendidi balconate in ferro battuto, sostenute da terrazze con maschere tipiche barocche.
Palazzo Polara, situato a fianco della cattedrale di San Giorgio, esempio imponente di barocco siciliano.
In Piazza Pola, la Chiesa di San Giuseppe presenta una facciata molto simile a quella della Basilica di S. Giorgio, poco lontano si trovano Palazzo Cosentini e Palazzo Bertini.

Un altro edificio che merita di essere visitato é la Cattedrale di San Giovanni Evangelista, la chiesa in forme barocche tra i primi decenni del Settecento ed il 1839, il prospetto fu lievemente lesionato dall'ulteriore sisma del 1848, il che portò alla decisione, nel 1893, di modificare ulteriormente la facciata, dando forma a quella definitiva di fine Ottocento[16], in stile neoclassico, simile al prospetto della Collegiata di Catania

Noto, Noto antica  el'area archeologica di Castelluccio, le città tardo Barocche della Val di Noto


In una regione in cui abbondano olivi e mandorli, Noto è un piccolo gioiello barocco arroccato su un altopiano che domina la valle dell'Asinaro, il terremoto del 1693, che in questa parte di Sicilia portò distruzione morte, ma diede impulso alla ricostruzione. L'antica Noto è a una decina di chilometri a nord-ovest, le rovine sommerse nella vegetazione.

Noto antica
Percorrenza Km 25. Durata visita: ore 4.
Dal centro storico di Noto si procede verso la zona collinare di San Corrado fuori le mura, superato lo stupendo santuario della Madonna della Scala, a circa 3 Km. si ammirano il monte Alveria e le possenti mura cinquecentesche di Noto Antica. Il primo insediamento umano si fa risalire alla cultura castellucciana, ossia all’Età del Bronzo Antico (XVIII - XV sec. a.C.). Dalla stradina, prima di arrivare al piccolo ponte sul torrente Salitello, si può ammirare la necropoli sicula appartenente, secondo il Bernabò Brea, al quarto periodo (730 - 650 a.C.), chiamato del Finocchito, caratterizzato da tombe scavate nella roccia a cameretta e con cuscino lapideo per un rito che prevedeva la deposizione di un corpo per singola tomba o al massimo di tre corpi. Sempre lungo il banco roccioso di destra, prima di arrivare alla porta della Montagna, si possono visitare la Grotta del Carciofo, catacomba ebraica che riporta il candelabro a sette bracci, e l’ampia Grotta dalle Cento Bocche, catacomba bizantina. Varcata la Porta d’entrata dell’antica Noto, a sinistra si apre un grande ambiente incorporato dalle mura, che era la Sala d’Armi con le scuderie, a destra si eleva il Castello con la Torre Maestra voluta nel 1431 dal Duca di Noto Don Pietro d’Aragona, feudatario della Città e fratello del Re Alfonso V il Magnanimo. Sotto il castello si può visitare una catacomba cristiano-bizantina con arcosoli, scavata nella roccia (VI - VII secolo); subito dopo, sempre a destra, si trova una tomba greco-classica, scavata sotto il Castello. Al culmine della salita si può ammirare la Valle del Carosello, dove nasce l’Asinaro, e sotto la montagna vi sono le Concerie delle pelli scavate dagli Arabi. Lungo la strada, a sinistra si apre il sito dell’Ospedale di S. Martino, più conosciuto come Ospedale di S. Maria di Loreto, collegato ad una struttura scavata nella roccia, forse un Oratorio. Procedendo ancora nel nostro viaggio dentro la Noto Antica, si arriva al palazzo dei baroni di Belludia con i suoi vari ambienti, sulla destra, mentre a sinistra, di fronte si scorgono i pilastri della Chiesa gesuitica con i ruderi del Collegio, voluto dal barone di Buxello Don Carlo Giavanti, filantropo.
E’ una bella passeggiata quella che ci conduce alla Piazza Maggiore, il cuore della città nel Cinquecento, sito abbellito da artistiche fontane, e in particolare da quella con la statua del Laocoonte, opera pregevole dell’architetto netino Don Giovanni Manuella, disegnatore dell’Arca argentea di S. Corrado. A destra si trova un altarino con edicola realizzato a ricordo dell’Antica Città. Dalla Piazza Maggiore si gira a sinistra ed in seguito sempre a sinistra, percorrendo circa 270 metri, si arriva al Ginnasio ellenistico-jeroniano (III sec. a.C.), dove i giovani netini si esercitavano nelle attività ginniche: la struttura era stata, in parte, scavata nella roccia e in parte completata in muratura. L’architrave del Ginnasio riportava la dedica al re siracusano Ierone II e fu rinvenuta e censita dallo studioso tedesco Georg Kaibel, epigrafista, fu asportata nel 1894 a cura del Comune di Noto, ed è esposta nel Museo Civico. Il visitatore, sulla sua destra in basso, troverà le ultime assise delle mura megalitiche ellenistiche, portate alla luce dall’archeologo netino Vincenzo La Rosa, nel 1972. Nell’area sud-orientale del monte, negli Orti del Carmine, si possono visitare due grandi ambienti scavati nella roccia nel III sec. a.C. ed utilizzati come Heroa, un culto orientale degli eroi domestici, e rilevabile nelle nicchie scavate nella roccia ad edicole e coperte con le "pirakes", tavolette votive, in marmo scolpito o in legno dipinto, studiate dal prof. Gioacchino Santocono Russo.
Ritornando nella Piazza Maggiore, si prosegue diritto fino all’Eremo di S. Maria della Provvidenza (1723), dal quale si può ammirare la Valle del Durbo o dei Platani. La chiesa è piccola, graziosa e a navata unica.

I palazzi sono maestosi, tutti costrui nella pietra calcarea locale, tenera e compatta, candida e rosata alla luce del tramonto. La città viene costruita come se fosse una scenografia, giocando con le linee e le curvature delle facciate, con le decorazioni delle mensole, i riccioli e le volute, i mascheroni, i putti, i balconi dai parapetti in ferro battuto. L'asse principale è corso Vittorio Emanuele, scandito da tre piazze in ognuna delle quali si trova una chiesa: S. Francesco all'Immacolata, preceduta da un'imponente scalinata, il Monastero dei SS. Salvatoreo, il Convento di S. Chiara. Piazza Municipio è la più maestosa e movimentata delle tre piazze: si di essa si erge la Cattedrale dall'ampia facciata, scandita da due campanili, che lascia intravedere i resti della cupola, purtroppo crollata nel 1996. Ai lati della cattedrale il Palazzo Vescovile (XIX sec.) e Palazzo Landolina di Sant'Alfano, sul lato opposto le armoniose linee curve di Palazzo Ducezio.

L'area archeologica del Castelluccio
Lasciando Noto Antica, s’imbocca, a sinistra, la strada provinciale per Testa dell’Acqua, agglomerato rurale a 4 Km. di distanza, quindi si imbocca la strada per Rigolizia, e dopo 3 Km. si vede la segnaletica turistica per l’ex-feudo del Castelluccio, già dei marchesi Di Lorenzo. In questo sito, nell’Età del Bronzo Antico, si registrò l’insediamento di un villaggio preistorico sulla sella dello sperone roccioso. La zona, denominata Cava della Signora, fu esplorata da Paolo Orsi sul finire dell’Ottocento, scavando nel sito del villaggio e nell’area degli scarti del materiale artigianale preistorico. Ai lati del monte si apre una vasta necropoli, interessante per le tombe a grotticella artificiale o a forno, dove, secondo il rito del tempo, venivano seppelliti i defunti con i corredi funerari, costituiti da vasi di terracotta a bande scure sullo sfondo chiaro (boccali, bicchieri campaniformi, fruttiere con il gambo alto, orci, vasetti per unguenti), collane di giada, asce di pietra, coltelli litici con manico d’osso lavorato a globuli ed intarsiato, ossidiana.
Di rilevante importanza per l’artigianato artistico fu il ritrovamento di portelli decorati a spirale, che simboleggiavano la fertilità. Interessante è la visita alla tomba a pilastri lungo il costone roccioso sotto il sito del villaggio, probabilmente la tomba di un capo villaggio. I materiali rinvenuti sono esposti nel Museo Archeologico Regionale "Paolo Orsi" di Siracusa.

Di fronte al cancello degli scavi, tramite una scaletta si giunge ad una struttura, una sorta di vestibolo dell’Oratorio bizantino, chiamato Grotta dei Santi. La grotta, scavata in periodo bizantino, presenta una pianta circolare con al centro un pilastro che regge il soffitto, alto 2 metri. All’interno si trova un ciclo pittorico che va dall’VIII secolo fino al Cinquecento. Tra gli affreschi eseguiti sul pilastro è pregevole quello della Madonna, significativo il Gesù Crocifisso, tra immagini sbiadite a causa dell’umidità della parete.
Ancora più giù si può visitare la catacomba detta del Ciclope, al cui esterno si rilevano resti di tombe paleocristiane.
Ripercorrendo la medesima strada per Testa dell’Acqua, giù verso la Serra del Vento, sulla strada per Noto, ci si imbatte nella stradina del Finocchito, villaggio siculo risalente al IV ed ultimo periodo siculo (730- 650 a.C.).

Noto La villa romana del Tellaro
Distanza da Noto Km.10

Dal centro città immettendosi sulla strada Noto - Pachino, si arriva al ponte sul Tellaro, per poi deviare a destra. A circa 100 metri, in contrada Caddeddi (come segnala il cartello), si trova la Villa Romana del Tellaro (IV secolo), pregevole per i mosaici pavimentali (forse appartenuta ad un latifondista o ad un senatore romano).
Per gli esperti sono i pavimenti musivi più belli e artistici d’Italia e sono divisi in vari registri musivi, che rappresentano scene di caccia, il riscatto del corpo di Ettore ed altri temi. La datazione della Villa è legata al rinvenimento di monete di Imperatori Romani del IV sec. d.C. La Villa probabilmente aveva una superficie di circa 5 mila mq. Fu distrutta da un incendio.

Noto I Santuari di San Corrado e della Madonna della Scala e le città tardo Barocche della Val di Noto

Lasciato l’abito periferico a nord della città, per la strada statale 287, si incontrano numerosi santuari. Il primo ambiente religioso è l’ex Eremo di S. Giovanni in Lardìa, che ospita i Monasteri delle Suore Carmelitane Scalze e delle Suore Benedettine. La strada si snoda ad anse fino a S. Corrado fuori le mura (Km 4 circa), luogo di villeggiatura per molte famiglie netine. Nella parte alta si può visitare la chiesetta dedicata a Maria S. Assunta, e poi, scendendo nella Valle dei Miracoli, località alberata e contraddistinta da un religioso silenzio, appena interrotto dal cinguettio degli uccelli, si gode di un ambiente francescano, anacoretico. Vi si ritirò il frate francescano Corrado Confalonieri, nobile piacentino, poi canonizzato e riconosciuto come Patrono di Noto. Attraverso un vialetto si procede verso l’Eremo e poi il Santuario settecentesco, che include la grotta che ospitò il Santo, la chiesa, dalla facciata in stile barocco.
Nella chiesetta il visitatore può ammirare la Grotta della preghiera, che ospita la statua marmorea del Patrono, opera pregevole dello scultore Giuseppe Fortunato Pirrone, e la pala dell’altare maggiore raffigurante "La Vergine con il Bambino e S. Corrado", opera del Conca. Alla sinistra della chiesa, sotto l’altare, si trovano i resti mortali di S. Leonzio Martire. Altre curiosità sono costituite dal piccolo Museo degli ex-voto, ricco di prodotti di vario tipo, e dal bellissimo presepe realizzato con materiali settecenteschi.


www.francescaninoto.org


Nòto comune del libero consorzio comunale di Siracusa, 152 m s.m., patrono San Corrado Confalonieri 19 febbraio e ultima domenica di agosto,

Noto, il suo centro storico è stato dichiarato patrimonio dell'umanitàda parte dell'UNESCO, insieme con le altre città tardo barocche del Val di Noto,

Noto antica el'area archeologica di Castelluccio, è un piccolo gioiello barocco arroccato su un altopiano che domina la valle dell'Asinaro, il terremoto del 1693, che in questa parte di Sicilia portò
distruzione morte, ma diede impulso alla ricostruzione. L'antica Noto è a una decina di chilometri a nord-ovest, le rovine sommerse nella vegetazione.

Noto antica
Percorrenza Km 25.
Dal centro storico di Noto si procede verso la zona collinare di San Corrado fuori le mura, superato lo stupendo santuario della Madonna della Scala, a circa 3 Km. si ammirano il monte Alveria e le possenti mura cinquecentesche di Noto Antica. Il primo insediamento umano si fa risalire alla cultura castellucciana, ossia all’Età del Bronzo Antico (XVIII - XV sec. a.C.). Dalla stradina, prima di arrivare al piccolo ponte sul torrente Salitello, si può ammirare la necropoli sicula appartenente, secondo il Bernabò Brea, al quarto periodo (730 - 650 a.C.), chiamato del Finocchito, caratterizzato da tombe scavate nella roccia. Sempre lungo il banco roccioso di destra, prima di arrivare alla porta della Montagna, si possono visitare la Grotta del Carciofo, catacomba ebraica che riporta il candelabro a sette bracci, e l’ampia Grotta dalle Cento Bocche, catacomba bizantina.
Varcata la Porta d’entrata dell’antica Noto, a sinistra si apre un grande ambiente incorporato dalle mura, che era la Sala d’Armi con le scuderie, a destra si eleva il Castello con la Torre Maestra voluta nel 1431 dal Duca di Noto Don Pietro d’Aragona, feudatario della Città e fratello del Re Alfonso V il Magnanimo.
Sotto il castello si può visitare una catacomba cristiano-bizantina con arcosoli, scavata nella roccia (VI - VII secolo); subito dopo, sempre a destra, si trova una tomba greco-classica, scavata sotto il Castello.
Al culmine della salita si può ammirare la Valle del Carosello, dove nasce l’Asinaro, e sotto la montagna vi sono le Concerie delle pelli scavate dagli Arabi.
Lungo la strada, a sinistra si apre il sito dell’Ospedale di S. Martino, più conosciuto come Ospedale di S. Maria di Loreto, collegato ad una struttura scavata nella roccia, forse un Oratorio.
Procedendo ancora nel nostro viaggio dentro la Noto Antica, si arriva al palazzo dei baroni di Belludia, di fronte si scorgono i pilastri della Chiesa gesuitica con i ruderi del Collegio, voluto dal barone di Buxello Don Carlo Giavanti.
E’ una bella passeggiata quella che ci conduce alla Piazza Maggiore, il cuore della città nel Cinquecento, sito abbellito da artistiche fontane, e in particolare da quella con la statua del Laocoonte, opera pregevole dell’architetto netino Don Giovanni Manuella, disegnatore dell’Arca argentea di S. Corrado. A destra si trova un altarino con edicola realizzato a ricordo dell’Antica Città.
Dalla Piazza Maggiore si gira a sinistra ed in seguito sempre a sinistra, si arriva al Ginnasio ellenistico-jeroniano (III sec. a.C.), dove i giovani netini si esercitavano nelle attività ginniche: la struttura era stata, in parte, scavata nella roccia e in parte completata in muratura.
L’architrave del Ginnasio riportava la dedica al re siracusano Ierone II e fu rinvenuta e censita dallo studioso tedesco Georg Kaibel, epigrafista, fu asportata nel 1894 a cura del Comune di Noto, ed è esposta nel Museo Civico.
Nell’area sud-orientale del monte, negli Orti del Carmine, si possono visitare due grandi ambienti scavati nella roccia nel III sec. a.C. ed utilizzati come Heroa, un culto orientale degli eroi domestici, e rilevabile nelle nicchie scavate nella roccia ad edicole e coperte con le "pirakes", tavolette votive, in marmo scolpito o in legno dipinto.
Ritornando nella Piazza Maggiore, si prosegue diritto fino all’Eremo di S. Maria della Provvidenza (1723), dal quale si può ammirare la Valle del Durbo o dei Platani. La chiesa è piccola, graziosa e a navata unica.
I palazzi sono maestosi, tutti costrui nella pietra calcarea locale, tenera e compatta, candida e rosata alla luce del tramonto. La città viene costruita come se fosse una scenografia, giocando con le linee e le curvature delle facciate, con le decorazioni delle mensole, i riccioli e le volute, i mascheroni, i putti, i balconi dai parapetti in ferro battuto.
L'asse principale è corso Vittorio Emanuele, scandito da tre piazze in ognuna delle quali si trova una chiesa: S. Francesco all'Immacolata, preceduta da un'imponente scalinata, il Monastero dei SS. Salvatoreo, il Convento di S. Chiara. Piazza Municipio è la più maestosa e movimentata delle tre piazze: si di essa si erge la Cattedrale dall'ampia facciata, scandita da due campanili, che lascia intravedere i resti della cupola. Ai lati della cattedrale il Palazzo Vescovile (XIX sec.) e Palazzo Landolina di Sant'Alfano, sul lato opposto le armoniose linee curve di Palazzo Ducezio.

L'area archeologica del Castelluccio
Lasciando Noto Antica, s’imbocca, a sinistra, la strada provinciale per Testa dell’Acqua, agglomerato rurale a 4 Km. di distanza, quindi si imbocca la strada per Rigolizia, e dopo 3 Km. si vede la segnaletica turistica per l’ex-feudo del Castelluccio, già dei marchesi Di Lorenzo. La zona, denominata Cava della Signora, fu esplorata da Paolo Orsi sul finire dell’Ottocento.
Ai lati del monte si apre una vasta necropoli, interessante per le tombe a grotticella artificiale o a forno, dove, secondo il rito del tempo, venivano seppelliti i defunti con i corredi funerari.
I materiali rinvenuti sono esposti nel Museo Archeologico Regionale "Paolo Orsi" di Siracusa.
Di fronte al cancello degli scavi, tramite una scaletta si giunge ad una struttura, una sorta di vestibolo dell’Oratorio bizantino, chiamato Grotta dei Santi. La grotta, scavata in periodo bizantino, presenta una pianta circolare con al centro un pilastro che regge il soffitto, alto 2 metri. All’interno si trova un ciclo pittorico che va dall’VIII secolo fino al Cinquecento. Tra gli affreschi eseguiti sul pilastro è pregevole quello della Madonna, significativo il Gesù Crocifisso, tra immagini sbiadite a causa dell’umidità della parete.
Ancora più giù si può visitare la catacomba detta del Ciclope, al cui esterno si rilevano resti di tombe paleocristiane.
Ripercorrendo la medesima strada per Testa dell’Acqua, giù verso la Serra del Vento, sulla strada per Noto, ci si imbatte nella stradina del Finocchito, villaggio siculo risalente al IV periodo siculo (730- 650 a.C.).

Noto La villa romana del Tellaro
Distanza da Noto Km.10
Dal centro città immettendosi sulla strada Noto - Pachino, si arriva al ponte sul Tellaro, per poi deviare a destra. A circa 100 metri, in contrada Caddeddi, si trova la Villa Romana del Tellaro (IV secolo), pregevole per i mosaici pavimentali.
Per gli esperti sono i pavimenti musivi più belli e artistici d’Italia e sono divisi in vari registri musivi, che rappresentano scene di caccia, il riscatto del corpo di Ettore ed altri temi. La datazione della Villa è legata al rinvenimento di monete di Imperatori Romani del IV sec. d.C. La Villa probabilmente aveva una superficie di circa 5 mila mq. Fu distrutta da un incendio.

Noto I Santuari di San Corrado e della Madonna della Scala
Lasciato l’abito periferico a nord della città, per la strada statale 287, si incontrano numerosi santuari. Il primo ambiente religioso è l’ex Eremo di S. Giovanni in Lardìa, che ospita i Monasteri delle Suore Carmelitane Scalze e delle Suore Benedettine. La strada si snoda ad anse fino a S. Corrado fuori le mura (Km 4 circa), luogo di villeggiatura per molte famiglie netine. Nella parte alta si può visitare la chiesetta dedicata a Maria S. Assunta, e poi, scendendo nella Valle dei Miracoli.
Vi si ritirò il frate francescano Corrado Confalonieri, nobile piacentino, poi canonizzato e riconosciuto come Patrono di Noto. Attraverso un vialetto si procede verso l’Eremo e poi il Santuario settecentesco, che include la grotta che ospitò il Santo, la chiesa, dalla facciata in stile barocco.
Nella chiesetta il visitatore può ammirare la Grotta della preghiera, che ospita la statua marmorea del Patrono, opera pregevole dello scultore Giuseppe Fortunato Pirrone, e la pala dell’altare maggiore raffigurante "La Vergine con il Bambino e S. Corrado", opera del Conca. Alla sinistra della chiesa, sotto l’altare, si trovano i resti mortali di S. Leonzio Martire. Altre curiosità sono costituite dal piccolo Museo degli ex-voto, ricco di prodotti di vario tipo.

La terza domenica di maggio si svolge l'attesa manifestazione della Primavera Barocca, con eventi, concerti, mostre artigianali, cortei in costume d'epoca e la suggestiva “Infiorata
Ragusa capoluogo del Libero Consorzio Comunale omonimo, 502 m s.m., patrono San Giorgio ultima domenica di maggio e san Giovanni Battista 29 agosto, è chiamata la "città dei ponti"
Il nucleo urbano è articolato in due zone distinte, unite da una suggestiva e lunga scalinata costruita nel sec. XVIII. Ragusa Inferiore o Ibla, dalla struttura urbanistica tipicamente medievale e barocca, costituisce il nucleo di più vecchio domina i valloni delle cave di San Leonardo e di Santa Domenica dall'alto di uno sperone allungato, dove fu ricostruita dopo il terremoto del 1693. Sull'adiacente collina, fu fondata la città nuova, Ragusa Superiore, con regolare pianta a scacchiera.

Per i suoi monumenti barocchi, Ragusa è stata dichiarata patrimonio dell'umanità dall'UNESCO.
Il principale monumento di Ragusa Superiore è la cattedrale di San Giovanni Battista (sec. XVIII), dalla grandiosa facciata barocca; conserva, nell'interno riccamente adornato, interessanti pale dei sec. XVIII e XIX e cappelle ottocentesche con decorazioni a stucco.

Tra gli edifici civili spiccano i palazzi Cosentini, Nicastro, Lupis, Zacco e Bertini.
La chiesa di Santa Maria delle Scale o delle Cateratte si trova sulla scalinata che unisce le due parti della città; fu ricostruita dopo il 1693 sulla primitiva chiesa trecentesca, di cui conserva un portale e un pulpito gotici posti alla base del campanile e, all'interno, quattro cappelle collegate da arcate gotico-catalane e rinascimentali. Ragusa Ibla si presenta nelle forme barocche della ricostruzione settecentesca e conserva significative testimonianze architettoniche.
La chiesa di Santa Maria dell'Idria (1626, ricostruita nel 1739) presenta una singolare torre campanaria rivestita in ceramica policroma di Caltagirone

Il duomo di San Giorgio, ha una monumentale facciata convessa a tre ordini, con cupola neoclassica ornata da colonne (1820) e presenta un'artistica cancellata in ferro battuto, che delimita la scalinata.

La chiesa di San Giuseppe ha una facciata molto simile al duomo; l'interno, a pianta ellittica,  Dell'antica chiesa di San Giorgio Vecchio resta uno splendido portale del sec. XIV in stile gotico catalano.

Singolare è la processione in onore di San Giorgio, patrono di Ragusa Ibla: la statua equestre del santo, fatta in cartapesta, consente ai portatori di danzare quasi a passo di musica, facendo compiere al simulacro varie evoluzioni, fino a lanciarlo in aria e a riprenderlo al volo.

Camarina itinerari e luoghi, situata presso la costa sudorientale della Sicilia, nei pressi della foce del fiume Ippari
Di essa oggi non rimangono che rovine e importanti reperti archeologici, i resti attuali sono di grande interesse archeologico, e testimoniano la vastità dell'antico sito.

A pochi chilometri da Ragusa troviamo il Castello di Donnafugata, in realta' una grande villa, con il suo parco che puo' essere considerato uno dei pochi giardini storici di grande pregio tuttora esistenti in Sicilia. https://castellodonnafugata.org/   Il Museo del Costume di Ragusa, che ha sede presso il Castello di Donnafugata, custodisce una preziosa collezione di abiti e
accessori appartenuta a Gabriele Arezzo di Trifiletti.

A Tutto Volume Libri in Festa a giugno a Ragusa. Il festival aprirà la stagione dei grandi eventi estivi e riconsegnerà le piazze ai libri, ai lettori e agli autori. https://www.atuttovolume.com/

FAM - Fiera Agroalimentare Mediterranea presso il Foro Boario di C.da Nunziata a Ragusa a settembre. La struttura della manifestazione conferma la presenza dei tradizionali settori della zootecnia, della meccanizzazione agricola, dell’agroalimentare, e dei settori avviati negli ultimi anni come l’agriturismo, il florovivaismo il salone del vino e dell’olio siciliano.  https://www.facebook.com/famragusa

Ibla Buskers - Festa di artisti di strada ad ottobre. L’arte di strada torna alla ribalta nel cuore del barocco, nelle strade, le piazze e le rue di Ragusa Ibla. Tanti spettacoli da gustare, atmosfere da scoprire, artisti da apprezzare. A Ibla arriveranno i maestri dell’arte di strada da tutto il mondo: funamboli, giocolieri, teatranti e musici  https://www.iblabuskers.it/

Ragusa itinerario barocco Val di Noto

Ragusa capoluogo del Libero Consorzio Comunale omonimo, 502 m s.m., patrono San Giorgio ultima domenica di maggio e san Giovanni Battista 29 agosto, è chiamata la "città dei ponti"
Il nucleo urbano è articolato in due zone distinte, unite da una suggestiva e lunga scalinata costruita nel sec. XVIII. Ragusa Inferiore o Ibla, dalla struttura urbanistica tipicamente medievale e barocca, costituisce il nucleo di più vecchio domina i valloni delle cave di San Leonardo e di Santa Domenica dall'alto di uno sperone allungato, dove fu ricostruita dopo il terremoto del 1693. Sull'adiacente collina, fu fondata la città nuova, Ragusa Superiore, con regolare pianta a scacchiera.

Per i suoi monumenti barocchi, Ragusa è stata dichiarata patrimonio dell'umanità dall'UNESCO.
Il principale monumento di Ragusa Superiore è la cattedrale di San Giovanni Battista (sec. XVIII), dalla grandiosa facciata barocca; conserva, nell'interno riccamente adornato, interessanti pale dei sec. XVIII e XIX e cappelle ottocentesche con decorazioni a stucco.

Tra gli edifici civili spiccano i palazzi Cosentini, Nicastro, Lupis, Zacco e Bertini.
La chiesa di Santa Maria delle Scale o delle Cateratte si trova sulla scalinata che unisce le due parti della città; fu ricostruita dopo il 1693 sulla primitiva chiesa trecentesca, di cui conserva un portale e un pulpito gotici posti alla base del campanile e, all'interno, quattro cappelle collegate da arcate gotico-catalane e rinascimentali. Ragusa Ibla si presenta nelle forme barocche della ricostruzione settecentesca e conserva significative testimonianze architettoniche.
La chiesa di Santa Maria dell'Idria (1626, ricostruita nel 1739) presenta una singolare torre campanaria rivestita in ceramica policroma di Caltagirone

Il duomo di San Giorgio, ha una monumentale facciata convessa a tre ordini, con cupola neoclassica ornata da colonne (1820) e presenta un'artistica cancellata in ferro battuto, che delimita la scalinata.

La chiesa di San Giuseppe ha una facciata molto simile al duomo; l'interno, a pianta ellittica,  Dell'antica chiesa di San Giorgio Vecchio resta uno splendido portale del sec. XIV in stile gotico catalano.

Singolare è la processione in onore di San Giorgio, patrono di Ragusa Ibla: la statua equestre del santo, fatta in cartapesta, consente ai portatori di danzare quasi a passo di musica, facendo compiere al simulacro varie evoluzioni, fino a lanciarlo in aria e a riprenderlo al volo.

Camarina itinerari e luoghi, situata presso la costa sudorientale della Sicilia, nei pressi della foce del fiume Ippari
Di essa oggi non rimangono che rovine e importanti reperti archeologici, i resti attuali sono di grande interesse archeologico, e testimoniano la vastità dell'antico sito.

A pochi chilometri da Ragusa troviamo il Castello di Donnafugata, in realta' una grande villa, con il suo parco che puo' essere considerato uno dei pochi giardini storici di grande pregio tuttora esistenti in Sicilia. https://castellodonnafugata.org/   Il Museo del Costume di Ragusa, che ha sede presso il Castello di Donnafugata, custodisce una preziosa collezione di abiti e
accessori appartenuta a Gabriele Arezzo di Trifiletti.

A Tutto Volume Libri in Festa a giugno a Ragusa. Il festival aprirà la stagione dei grandi eventi estivi e riconsegnerà le piazze ai libri, ai lettori e agli autori. https://www.atuttovolume.com/

FAM - Fiera Agroalimentare Mediterranea presso il Foro Boario di C.da Nunziata a Ragusa a settembre. La struttura della manifestazione conferma la presenza dei tradizionali settori della zootecnia, della meccanizzazione agricola, dell’agroalimentare, e dei settori avviati negli ultimi anni come l’agriturismo, il florovivaismo il salone del vino e dell’olio siciliano.  https://www.facebook.com/famragusa

Ibla Buskers - Festa di artisti di strada ad ottobre. L’arte di strada torna alla ribalta nel cuore del barocco, nelle strade, le piazze e le rue di Ragusa Ibla. Tanti spettacoli da gustare, atmosfere da scoprire, artisti da apprezzare. A Ibla arriveranno i maestri dell’arte di strada da tutto il mondo: funamboli, giocolieri, teatranti e musici  https://www.iblabuskers.it/

Scicli e le città tardo Barocche della Val di Noto


Scicli l'ipotesi è che il nome possa derivare da Siclis, appellativo etnico dei primi sicuri abitatori di queste lande, I Siculi, popolo proveniente dall'Illiria e che, dopo un breve stanziamento nel Lazio fu costretto a scendere in Sicilia intomo all'anno 1.000 a.C.. La primitiva città sorse sul colle dove si notano ancora dei sepolcreti scavati nella roccia e coperti poi con lastre di pietra. Notevoli sono le testimonianze greche nel territorio, accanto a tracce cartaginesi, fino alla conquista romana. Dopo la caduta dell'lmpero Romano d'occidente cadde sotto la dominazione bizantina e subì le incursioni dei barbari, poi con la dominazione araba prese il nome di Sikla.

Un tempo di dominio arabo (864), passò poi in mano normanna cosi come ricorda il Santuario della Madonna delle Milizie a circa 1,5 km di distanza da Scicli, verso la costa.
La visita del piccolo centro può iniziare da piazza Italia dove, oltre ai bei palazzi settecenteschi sorge la Chiesa Madre della Madonna delle Milizie, in stile barocco, ricca di stucchi dorati e affreschi. Dedicato alla Vergine Guerriera il santuario fu eretto, intorno al 1091, nel luogo della battaglia tra i normanni guidati da Ruggero d’Altavilla contro le legioni arabe. Oggi chiamata Madonna delle Milizie. Da sottolineare la Madonna delle Milizie, un'opera in cartapesta rappresentante la Vergine su un cavallo bianco mentre combatte i Saraceni.

Chiesa di San Bartolomeo del XV secolo, il prospetto, di stile barocco-neoclassico è composta da un'unica navata decorata con stucchi, affreschi e dorature. Gli affreschi sulla volta rappresentano S. Bartolomeo. Resistette in larga parte al catastrofico terremoto del 1693.
L'imponente e scenografico prospetto, progettato dall'architetto siracusano Salvatore Alì in stile barocco-neoclassico. la ottocentesca statua dell'Immacolata, lignea e laminata d'argento e la Sacra Cassa, un'urna-reliquiario d'argento decorata con varie incisioni raffiguranti scene della vita di San Bartolomeo.

Opera d'arte inimitabile e' sicuramente il Presepe: delle statute in legno di tiglio del napoletano Pietro Padula (1773-76), in origine 65 e alte un metro, ne sono oggi rimaste soltanto 29.

La chiesa di San Giovanni Evangelista, il primo ordine della facciata è scandito da colonne ioniche, tra cui si apre al centro il portale d'ingresso. Il secondo ordine è invece percorso da una gelosia in ferro battuto già di chiaro gusto ottocentesco. L'interno, a pianta ovale, è coperto da una cupola,

La chiesa di San Matteo è una chiesa di Scicli, collocata in cima al colle omonimo, l'attuale chiesa è frutto di una ricostruzione settecentesca successiva al terremoto del Val di Noto del 1693, l'impianto è di tipo basilicale a tre navate, la facciata a due ordini, rimasta incompiuta, mostra i caratteri salienti del barocco siciliano

Palazzo Beneventano, uno dei monumenti barocchi più significativi dell'intero ragusano, il Complesso monastico dei Carmelitani e la suggestiva Chiesa di San Matteo.
Scicli comune del Libero Consorzio Comunale di Ragusa, 106 m s.m., patrono Madonna delle Milizie ultima domenica di maggio,
Per le sue architetture barocche Scicli è stata dichiarata patrimonio dell'umanità dall'UNESCO, insieme ad altre città del Val di Noto.

L'abitato, ricostruito dopo il sisma del 1693, ha una spiccata impronta barocca, la chiesa madre di Sant'Ignazio, ex chiesa del Collegio dei Gesuiti, con facciata settecentesca, custodisce la statua della Madonna dei Milici, la festa è legata ad un mito secondo la quale, nel 1091, la Madonna liberò la città da un attacco saraceno. Durante la festa, che cade ogni ultimo sabato di maggio, si
celebra questo avvenimento con una rappresentazione teatrale in piazza e mangiando un dolce che richiama il turbante dei saraceni, la Testa di Turco, accompagnato dal passito,
la chiesa di Santa Maria la Nova, dalle forme neoclassiche, quella di San Bartolomeo ha mantenuto l'aspetto cinquecentesco e conserva un prezioso presepio napoletano in legno.

La trecentesca chiesa di San Giovanni Evangelista, con la sua facciata concavo-convessa movimentata da una preziosa gelosia in ferro battuto e posta al culmine di una scalinata, all’interno è da vedere il settecentesco dipinto spagnolo del Cristo di Burgos. La curiosa opera ritrae il Cristo crocifisso con una lunga veste sacerdotale e per questo il quadro è stato soprannominato dagli abitanti di Scicli il “Cristo in gonnella”,

la settecentesca facciata della chiesa di San Michele Arcangelo, palazzo Bonelli-Patané, il barocco palazzo Spadaro con i suoi otto balconi in ferro battuto e decorazioni rococò,
il museo del Costume con abiti e tessuti della tradizione iblea e, infine, l’antica Farmacia Cartia.
la chiesa della Madonna del Carmine con facciata in stile rococò, la seicentesca chiesa di Maria Santissima della Consolazione e la sua preziosa pavimentazione a intarsi marmorei,
l’antica chiesa di Santa Maria La Nova, conserva la statua in legno del Gesù Risorto, chiamato dagli sciclitani l’Uomo Vivo.
La statua dell’Uomo Vivo anima la suggestiva processione del Gioia, evento culminante della Settimana Santa sciclitana. Da segnalare inoltre una statua marmorea della Madonna delle Nevi (1496) attribuita alla scuola del Gagini,

Palazzo Beneventano (XVIII secolo), tra gli edifici tardo barocchi più belli di tutta la val di Noto, questo edificio è rappresentato dai balconi posti al secondo piano con inferriate panciute sostenute da mensoloni e mascheroni decorati con bizzarri volti umani e animali immaginari.

Tra grotte nascoste e antiche chiese rupestri si erge la chiesa di San Matteo, la più antica di Scicli e principale luogo di culto della città fino al 1874.
palazzo Fava è riconoscibile per le decorazioni tardo barocche che impreziosiscono il portale d’ingresso e le mensole dei balconi, la cinquecentesca chiesa intitolata a San Bartolomeo, al cui interno si trova la Cididda d’oro: un reliquiario d’argento che rappresenta la Santa Cassa con Gesù Bambino al quale gli sciclitani sono particolarmente devoti.

Un altro punto panoramico sulla città di Scicli è situato sul colle della Croce, con la chiesa e l’ex convento omonimi, unico esempio in città di architettura gotico-catalana.
Da qui si possono inoltre raggiungere la suggestiva chiesa rupestre di Piedigrotta, con una quattrocentesca statua in calcare dipinto della Madonna della Pietà attribuita a maestranze locali, e il quartiere di San Giuseppe, dominato dall’omonima chiesa. Ogni anno da qui parte la Cavalcata di San Giuseppe (il sabato precedente al 19 marzo): una suggestiva processione in costumi medievali.
Presso Donnalucata, si possono visitare il neogotico palazzo Mormino Penna, la chiesa in pietra arenaria di Santa Caterina da Siena (XIX secolo) e il santuario della Madonna delle Milizie, costruita nel luogo della battaglia tra Normanni e turchi.

L’Antica Farmacia Cartia è un gioiello liberty della città di Scicli. Fu inaugurata l’11 Luglio del 1902 grazie a Guglielmo Cartia, il primo esponente della famiglia di farmacisti e speziali fra le più rinomate in città. Dal 6 Aprile 2014 è diventata un museo.
Di notevole pregio sono i bellissimi mobili originali di inizio novecento in legno di Pino di Douglas e impreziositi da eleganti intagli floreali e vegetali e valorizzati dal dipinto liberty di Giovanni Gentile che rappresenta la dea greca e romana della salute e dell’igiene, Igea, in evidenza sul grande specchio della porta centrale, a dividere lo spazio adibito al pubblico da quello privato del
laboratorio galenico. Le vetrine dei mobili proteggono i contenitori che contengono i composti, solidi e liquidi, usati in laboratorio per realizzare i medicamenti, arnesi da laboratorio, alambicchi, mortai in bronzo e pietra, provette e medicine, a coprire un arco temporale che va da inizio novecento fino agli anni ottanta del secolo scorso, https://it-it.facebook.com/anticafarmaciacartia

La piccola città-giardino di Playa Grande.

Il Carnevale di Scicli è noto come U Carnaluvari ra Stratanova, dove Stratanova, Strada Nuova, indica il corso Umberto I, luogo in cui storicamente si svolge la manifestazione.
In occasione dei festeggiamenti del Carnevale si svolge la tradizionale parata, sfilano artisti di strada e musicisti, vengono allestiti stand gastronomici, https://www.carnevalediscicli.it/

Il presepe vivente di Scicli si svolge nell'incantevole scenario della “Cavuzza di San Guglielmo”, presso la Cava di Santa Maria La Nova.
Caratteristica che rende unico il presepe vivente di Scicli è il fatto che non si limita a ricreare dei quadri viventi dell'antica Betlemme ma i figuranti recitano alcune scene bibliche come quella dell’Annunciazione, il Trono di Erode, la Visitazione, la scena del Caravan Serraglio, la locanda in cui Maria e Giuseppe bussano per chiedere ospitalità per la notte, la scena dei Re Magi, l’Annuncio ai Pastori, e infine la Natività.

TERUAR - FIERA DEL VINO ETICO a maggio a Scicli, la manifestazione è organizzata dell’associazione culturale Arsura Sete Etica, unica associazione siciliana che promuove e valorizza il Vino Naturale e i Vignaioli che affiancano la vite nel suo ciclo vitale.   https://www.teruar.com/

Sagra delle Teste di Turco a maggio, la manifestazione è dedicata al tipico dolce sciclitano e si tiene in occasione della Festa delle Madonna delle Milizie patrona della città di Scicli.

Birrocco Summer Tour Il festival regionale dedicato a birra, arte e cultura. A luglio a Scicli in Piazza Italia, ad agosto Porto turistico di Marina di Ragusa. 2 tappe, fiumi di birra, 8 birrifici siciliani, 6 postazioni street food.   https://www.facebook.com/birrocco/

L'ultima domenica di maggio si svolge la Festa della Madonna delle Milizie, con la spettacolare rievocazione della vittoria dei Normanni sui Saraceni nella battaglia avvenuta nel 1091 nella piana dei Milici, nei pressi di Donnalucata.

Militello in Val di Catania

Militèllo in Val di Catània comune della Città Metropolitana di Catania, 413 m s.m., patrono San Giuseppe 19 marzo.
Resti del castello medievale dei Barresi,

Militello è uno degli otto comuni, insieme a Caltagirone, Catania, Noto, Palazzolo Acreide, Ragusa, Modica e Scicli, che sono stati dichiarati nel giugno del 2002 “Patrimonio dell’Umanità”

La chiesa di San Benedetto (con annesso monastero benedettino, oggi sede municipale) custodisce, oltre a opere di artisti locali del sec. XVIII, una notevole tela di Sebastiano Conca, un busto reliquiario in argento raffigurante San Benedetto del XVIII secolo; la bellissima statua seicentesca della Vergine del Rosario; lo straordinario coro dei monaci del 1727, in legno intagliato, raffigurante i misteri del Santo Rosario e scene della vita di San Benedetto e di San Placido; l’altare maggiore di marmo pario con elaborati intarsi di pietre del 1727; la decoratissima cappella del Santo Bambino, caratterizzata da un ricco ciborio a gradoni in legno dorato e da notevoli affreschi che incorniciano la tomba del principe fondatore, all’interno della quale sono sepolti anche il fratello e le figlie
chiesa madre di San Nicolò e del Santissimo Salvatore, ricostruita dopo il terremoto del 1693 e completata con la cupola solo nel 1904, è annesso un museo che conserva numerose opere d'arte e arredi sacri dei sec. XVI-XVIII,
chiesa di Santa Maria della Stella (sec. XVIII) sono una Natività in terracotta smaltata (sec. XV) attribuita ad Andrea Della Robbia, una Natività di Maria (sec. XVIII), pregevole tela di Olivio Sozzi, e il sarcofago gotico di Blasco Barresi (sec. XV). L'oratorio dell'Angelo ha un bellissimo pavimento in ceramica di Caltagirone (1785), decorato con un grande disegno raffigurante un unico soggetto.

Palazzo Niceforo a Militello Val Di Catania rappresenta uno dei maggiori esempi di architettura civile barocca della città.
Fu costruito nel XVIII secolo e si sviluppa su due livelli. Presenta un portale ricco di figure antropomorfe sovrastato da un balcone con ringhiera in ferro battuto e mensoloni antropomorfi.

Fuori dall'abitato sorge la chiesa di Santa Maria la Vetere, di origine normanna (sec. XII), ma rimaneggiata successivamente e ridotta a una sola navata dal terremoto del 1693; ha un bel portale cinquecentesco ornato da numerosi bassorilievi, in parte opera di Antonello Gagini.

Le cascate dell’Oxena sono delle magnifiche cadute d’acqua naturali, situate nel territorio di Militello in Val di Catania ed incastonate in un canyon di origine lavica. Queste cascate sono stranamente attive tutto l’anno, anche nei periodi di forte siccità, il fiume Oxena infatti viene alimentato da innumerevoli sorgenti che si aprono proprio sulle sue sponde.

Le festività esterne legate al culto del Santissimo Salvatore, nelle forme derivate dai riti greco-bizantini prima e cattolico-occidentali dopo, hanno luogo da tempo immemorabile. Dal secolo XVI, la manifestazione religiosa è frutto di una secolare tradizione (dal 1788). Essa consta di un prologo denominato “Cantata” che si svolge l'8 agosto, durante la quale viene portata in processione una artistica immagine del Redentore, durante la festività vera e propria il 17 e 18 agosto e all' “Ottava” che ha luogo il 25 agosto. La statua del SS. Salvatore viene portata in processione per le vie del paese, durante il periodo della festa si svolgono diverse manifestazioni sportivo-ricreative che fanno da contorno alle celebrazioni liturgiche. Rinomato lo spettacolo dei fuochi d’artificio.  https://www.santissimosalvatore.com/

Sagra della Mostarda e del Ficodindia a Militello in Val di Catania ad ottobre. Sapori, gastronomia, tradizione, spettacolo, arte, cultura, folklore nella suggestiva cornice barocca del centro storico di Militello

Militello e le città tardo Barocche della Val di Noto


La cittadina è caratterizzata da molti palazzi e monumenti di epoca barocca che si affacciano sulle vie del centro. Il Monastero Benedettino, oggi sede del Comune, l'attigua chiesa, caratterizzata da un elemento decorativo tipico del barocco militellese, il bugnato a graticcio del finestrone, al suo interno custodisce un bel coro di legno e l'Ultima Comunione di San Benedetto, dipinto di Sebastiano Conca.
Sulla via Umberto si affaccia il settecentesco Palazzo Reforgiato, fino a piazza Vittorio Emanuele.
Da vedere il Museo di S. Nicolò, la Pinacoteca, S. Maria alla Catena, Chiesa di S. Maria la Vetere.
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