La strada ed i parchi letterari degli scrittori in Sicilia - La strada ed i parchi letterari degli scrittori in Sicilia

La Strada degli Scrittori

Benvenuti su "La strada ed i parchi letterari degli scrittori in Sicilia", il posto perfetto per i turisti curiosi e appassionati di letteratura. Se vuoi scoprire la Sicilia attraverso gli occhi degli scrittori, questo è il sito che fa per te. Qui potrai trovare informazioni su strade e parchi letterari, che ti permetteranno di seguire le orme dei grandi autori che hanno reso la Sicilia una fonte infinita di ispirazione. Preparati a immergerti nella bellezza e nella magia di questa terra incantata, scoprendo luoghi e paesaggi che hanno ispirato opere indimenticabili. Non perdere l'opportunità di vivere un'esperienza unica e affascinante, prenota il tuo tour letterario in Sicilia oggi stesso.
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La strada SS 640 ed i Parchi Letterari degli scrittori in Sicilia

Benvenuti sulla pagina dedicata alla strada ed ai parchi letterari degli scrittori in Sicilia Qui potrete scoprire i luoghi che hanno ispirato i più grandi autori della nostra terra, tra cui poeti e scrittori che hanno dato voce alla bellezza della Sicilia attraverso le loro opere.
Vi invitiamo ad immergervi nel mondo degli scrittori più famosi e a scoprire i luoghi che hanno reso possibile la creazione dei loro capolavori. Venite con noi alla scoperta della cultura e della storia della nostra isola.
La scuola siciliana il momento d’oro degli scrittori siciliani tra il 1700 ed il 1800. Effettivamente si assiste al fiorire del movimento dell’Arcadia.
Nel XIX secolo si dà impulso anche al movimento dialettale. Si riscoprono fiabe, proverbi, novelle e racconti popolari. Spesso tramandati oralmente.
Nel secondo dopoguerra nasce il “Teatro dell’Albergheria“.
L’Albergheria è un quartiere popolare di Palermo. Qui si condusse un’attività di teatro-laboratorio.
L'Albergheria prende il nome da "Albergaria Centurbi et Capicii" con cui i normanni indicarono territorio in cui Federico II deportò nel 1243 gli abitanti di Centuripe e di Capizzi che si erano ribellati alla sua autorità.


«Uno scrittore dovrebbe sempre essere contro il potere non, naturalmente, con la militanza politica, perché questa è una stupidaggine. Lo scrittore non ha bisogno di militare, anzi non deve. Lo scrittore è la coscienza critica della società, deve osservare, andare al di là di quelli che sono i segni immediati, per cercare di leggere altri segni, i segni più profondi. La sua perorazione e la sua difesa è quella dell’uomo, l’uomo nel senso totale della parola. Perché la politica si occupa soltanto dell’uomo sociale, lo scrittore si deve occupare dell’uomo non soltanto nella società, ma dell’uomo nella sua complessità, nella sua totalità, dei sentimenti dell’uomo, dei dolori dell’uomo. Nessuna politica si occupa dei dolori dell’uomo, questo lo può fare solo il poeta, lo può fare solo lo scrittore. È la difesa dell’uomo, perché il potere, anche in una società perfetta, ha sempre le sue malignità e non va dall’individuo, non si occupa dell’individuo, non può occuparsi dell’individuo. Di qui la necessità della metafora nella scrittura letteraria, la metafora è una forma di critica, di critica del potere».

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