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Noto turismo, guida turistica del Comune - Città, Comuni e Paesi di Sicilia

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Noto turismo, guida turistica del Comune


Noto turismo, guida turistica del Comune, con le proprie peculiarità, costituisce una delle tappe del viaggio.
Alcuni Comuni godono di uno scenario naturalistico, altri sono sulla costa, troviamo borghi, poco sconosciuti, altri sono paesi da visitare e scoprire lontano dal traffico delle grandi città, chi fa parte del patrimonio Unesco, chi si distingue per l'arte, l'architettura, la cultura, chi per lo slow food, scopriamoli.
Nel 2002 il suo centro storico è stato dichiarato Patrimonio dell'Umanità da parte dell'UNESCO,con la Val di Noto. Ed è definita da molti la capitale mondiale del "barocco"

Capitale del barocco siciliano, Noto nasconde la sua faccia trecentesca a pochi chilometri dal paese ricostruito dopo il 1693
Universalmente conosciuta come capitale del barocco siciliano, Noto ha un’anima ben più intima ed affascinante, un’anima che può essere svelata solo a quanti sono disposti a volgere lo sguardo dalla ricchezza della nuova Noto per incamminarsi a qualche chilometro a Nord-Ovest verso la città che il terremoto del 1693 ha cancellato dalla geografia. Ma non certo dalla storia. Qui infatti, in quella che oggi viene chiamata Noto Antica, le grandi famiglie trecentesche dei Landolina o dei Pipi costruirono le loro residenze nello stile della domus magna.
Ancor più affascinate l’Eremo di San Corrado con la grotta dove, sempre nel XIV secolo, visse il santo; o, nei pressi, il santuario dedicato a Santa Maria della Scala dove, proprio alle spalle del fonte battesimale, si lascia ammirare il bellissimo arco in stile arabo-normanno. Ancora qualche metro ed ecco la Porta Aurea, l’ingresso a questa città fantasma che reca in sé immutate le tracce della storia più antica di una città che, come l’Araba Fenice, è risorta dalle sue stesse ceneri, lasciandoci il privilegio di ammirare ciò che è, ma anche ciò che è stato in un viaggio che ha soprattutto il gusto della scoperta.

Il Barocco di Noto
Il solare barocco di Noto, dichiarato Patrimonio dell’Unesco, è caratterizzato dal colore rosato della pietra usata per costruire la città.

In stile barocco:
la Chiesa di S. Francesco all’Immacolata e il convento annesso di San Salvatore progettato dagli architetti Sinatra e Gagliardi. La chiesa che sorge in cima ad una monumentale scalinata, presenta un portale con preziose colonne di puro barocco.

Monastero delle Benedettine e la chiesa di Santa Chiara, progettata da Rosario Gagliardi.

La piazza del Municipio, la Cattedrale dedicata a S. Nicolò, la planimetria è a croce latina e a tre navate, in fondo alla navata destra si apre la cappella di san Corrado, nella quale l'urna argentea contenente il corpo del santo patrono viene esposta in febbraio e in agosto, in occasione dei festeggiamenti in suo onore.
www.cattedralenoto.it

L’ottocentesco Palazzo vescovile, palazzo Landolina del XVIII secolo, Palazzo Ducezio oggi sede municipale, i più bei balconi del mondo, i sei artistici mensoloni di Palazzo Nicolaci del Principe di Villadorata, raffiguranti sirene, centauri, chimere, sfingi, grifoni, rinchiusi dalle sinuose inferriate ricurve.

La chiesa di San Domenico progettata dal Gagliardi, è un grande esempio del barocco siciliano, l'interno, ben conservato, è strutturato su una pianta a croce greca allungata.
I palazzi nobiliari in stile tardo barocco: Palazzo di Lorenzo dei Marchesi di Castelluccio; Palazzo Astuto, Palazzo Trigona dei marchesi di Cannicarao.

La chiesa del Santissimo Crocifisso, l'interno ha 3 navate, a destra del transetto custodisce una grande opera marmorea recuperata da Noto Antica, la Madonna Bianca di Francesco Laurana.

La chiesa di San Carlo al Corso, dedicata a San Carlo Borromeo, con tre navate, è la chiesa del convento dei gesuiti di Noto.
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I Santuari di San Corrado e della Madonna della Scala

Lasciato l’abito periferico a nord della città, per la strada statale 287, si incontrano numerosi santuari. Il primo ambiente religioso è l’ex Eremo di S. Giovanni in Lardìa, che ospita i Monasteri delle Suore Carmelitane Scalze e delle Suore Benedettine. La strada si snoda ad anse fino a S. Corrado fuori le mura (Km 4 circa), luogo di villeggiatura per molte famiglie netine. Nella parte alta si può visitare la chiesetta dedicata a Maria S. Assunta, e poi, scendendo nella Valle dei Miracoli, località alberata e contraddistinta da un religioso silenzio, appena interrotto dal cinguettio degli uccelli, si gode di un ambiente francescano, anacoretico. Vi si ritirò il frate francescano Corrado Confalonieri, nobile piacentino, poi canonizzato e riconosciuto come Patrono di Noto. Attraverso un vialetto si procede verso l’Eremo e poi il Santuario settecentesco, che include la grotta che ospitò il Santo.
Nella chiesetta il visitatore può ammirare la Grotta della preghiera, che ospita la statua marmorea del Patrono, opera pregevole dello scultore Giuseppe Fortunato Pirrone, e la pala dell’altare maggiore raffigurante "La Vergine con il Bambino e S. Corrado", opera del Conca. Alla sinistra della chiesa, sotto l’altare, si trovano i resti mortali di S. Leonzio Martire. Altre curiosità sono costituite dal piccolo Museo degli ex-voto, ricco di prodotti di vario tipo, e dal bellissimo presepe realizzato con materiali settecenteschi.
Riprendendo il viaggio sulla strada per Palazzolo Acreide fino al Km.10, svoltando a sinistra per la strada provinciale, con alla destra le edicole della Via Crucis, si arriva al Santuario della Madonna Scala del Paradiso. La chiesa e il convento settecenteschi, voluti dal Venerabile Girolamo Terzo, sorgono in posizione eminente, su un poggetto con due scalinate. Dal terrazzo il visitatore può ammirare un paesaggio verde e coronato da rocce. All’interno, sull’altare maggiore si può ammirare un’immagine della Madonna con il Bambino e sotto l’altare l’urna contenente i resti mortali di S. Franzo. Sulla sinistra è tumulato il Venerabile Terzo e sulla destra v’è la sua cella.

www.sancorrado.it
www.francescaninoto.org
www.fratiminoriconventualisicilia.it
Basilica Cattedrale di San Nicolò
Inserita nella lista mondiale dei Beni dell'Umanità dell'UNESCO ed edificio nazionale dal 1940, la Cattedrale di Noto è il risultato finale di un percorso di ricostruzione sette/ottocentesco a cui hanno partecipato attivamente i tre maggiori esponenti del barocco netino, Rosario Gagliardi, Paolo Labisi e Vincenzo Sinatra. Gravemente compromesso dal crollo della cupola e di due navate nel marzo 1996, l'edificio è stato riaperto al culto nel 2007 dopo 9 anni di lavori. È intitolata a San Nicolò, vescovo di Mira. L'interno della chiesa ha un impianto a croce latina ed è suddiviso in tre navate, di cui la centrale più grande delle laterali. Fra le opere di rilievo è possibile ammirare una copia dello Spasimo di Sicilia, di Raffaello, una scultura marmorea raffigurante San Michele Arcangelo, di scuola gaginiana, un bassorilievo della Madonna delle Grazie, proveniente da Noto Antica, oltre a varie tele del siciliano Costantino Carasi. La cappella di fondo della navata destra custodisce la preziosa arca cinquecentesca in legno rivestito in lamina d'argento, finemente lavorata a sbalzo e cesello, contenente le spoglie del Santo Patrono della città e della Diocesi di Noto Corrado Confalonieri, visibile solamente in occasione delle festività dedicate al santo nei mesi di febbraio ed agosto.
Chiesa del Santissimo Crocifisso
È il secondo edificio di culto della città. Situato nel piano alto, la sua costruzione è stata avviata all'inizio del settecento, su progetto di Rosario Gagliardi. La facciata, incompiuta si eleva su una breve scalinata, che si presenta lineare come il resto della facciata. L'interno, a 3 navate, custodisce diverse opere di rilievo perlopiù recuperati dalle macerie dell'antica città, fra i quali una Madonna Bianca di Francesco Laurana, una teca contenente una spina proveniente dalla corona di cristo, una scultura lignea del Sacro Cuore di Gesù (XVI sec.), e due leoni romanici, precedentemente collocati all'esterno. Nell'abside si trova la croce in oro eseguita nel 1746 da V. Rotondo, su disegni del Gagliardi, al centro della quale, racchiuso in una teca, sono custoditi i resti di un'antica pittura su legno raffigurante il Cristo, recuperata a Noto Antica ed attribuita a San Luca.
Chiesa di San Carlo al Corso
La chiesa è ubicata in corso Vittorio Emanuele, nota anche come chiesa del collegio per l'annesso monastero dei gesuiti (oggi sede del Liceo Classico), è edificata a partire dal 1730 probabilmente su progetto di Rosario Gagliardi, la chiesa è a pianta longitudinale, con tre navate coperte da una volta a botte e scandite da semicolonne.
Chiesa di San Domenico
Consacrata alla Santissima Annunziata, è definita la più compiuta realizzazione del barocco netino. Venne edificata come chiesa conventuale dei Padri Domenicani, ad opera dell'architetto Rosario Gagliardi, fra il 1703 ed 1727. La facciata è a due ordini, il primo dorico ed il secondo ionico mentre la parte centrale sporge verso la strada con forma convessa. L'interno, a tre navate, è strutturato su una pianta a croce greca allungata con cinque cupole riccamente decorate da stucchi ed altari laterali con dipinti settecenteschi, tra i quali spicca in particolare la Madonna del Rosario di Vito D'Anna.
Chiesa di San Francesco d'Assisi all'Immacolata

Costruita fra il 1704 e il 1745 su progetto degli architetti Vincenzo Sinatra e Rosario Gagliardi, la chiesa di S. Francesco con l’annesso ex convento è fra i più imponenti edifici religiosi di Noto. L'interno, ad unica navata, è ricco di opere pittoriche, nonché di monumenti funebri dedicati ad esponenti di diverse famiglie nobiliari netine.
Chiesa di Santa Chiara
Progettata da Rosario Gagliardi negli anni intorno al 1730, venne completata nel 1758 e fu annessa al monastero (oggi adibito a sede museale). La pianta della chiesa è di forma ellittica, sul modello delle chiese ellittiche romane edificate tra Cinquecento e Seicento. Lo stile architettonico barocco si riconosce maggiormente all'interno, dove sono custodite, fra le varie opere, una pala del 1854 raffigurante i Santi Benedetto e Scolastica, del pittore palermitano Salvatore Lo Forte e una Madonna col Bambino cinquecentesca in marmo, attribuita a Antonello Gagini.
Chiesa di Santa Maria dell'Arco
Ubicata in via Viceré Speciale insieme all'annesso convento cistercense, alle spalle del Palazzo Ducezio, fu progettata da Rosario Gagliardi ed edificata tra il 1730 il 1749. Nella facciata è degno di nota il portale delimitato da due colonne tortili e sormontato dallo stemma cistercense. L’interno, ad unica navata, è ricco di opere pittoriche attribuite al Carasi, mentre sulla parete dell’abside è collocata la tela della Presentazione al tempio di Antonio Manno (1797); vi si conservano le reliquie del beato Nicolò Morengia.
La villa romana del Tellaro

Dal centro città immettendosi sulla strada Noto - Pachino, si arriva al ponte sul Tellaro, per poi deviare a destra. A circa 100 metri, in contrada Caddeddi (come segnala il cartello), si trova la Villa Romana del Tellaro (IV secolo), pregevole per i mosaici pavimentali (forse appartenuta ad un latifondista o ad un senatore romano).
Per gli esperti sono i pavimenti musivi più belli e artistici d’Italia e sono divisi in vari registri musivi, che rappresentano scene di caccia, il riscatto del corpo di Ettore ed altri temi. La datazione della Villa è legata al rinvenimento di monete di Imperatori Romani del IV sec. d.C. La Villa probabilmente aveva una superficie di circa 5 mila mq. Fu distrutta da un incendio.
Palazzo Nicolaci di Villadorata

Sito in via Corrado Nicolaci, dove si svolge ogni anno l'Infiorata. La facciata, in stile barocco, è caratterizzata da un ampio portale fiancheggiato da due grandi colonne ioniche e sormontato da un balcone, nonché da sei balconi più piccoli (tre per lato), sorretti da mensoloni scolpiti uno in modo diverso dall'altro, con le sembianze di leoni, bambini, centauri, cavalli alati, chimere e sirene. L'interno è suddiviso in novanta vani, alcuni dei quali sfarzosamente decorati, come il "Salone delle feste". Il pianterreno è sede della Biblioteca Comunale "Principe di Villadorata". Il palazzo è tuttora abitato da alcuni esponenti della famiglia Nicolaci.
Palazzo Modica di San Giovanni
Di fronte al Palazzo Nicolaci è situato il palazzo dei baroni di San Giovanni, il palazzo ha forme architettoniche miste (barocche e neoclassiche) e si affaccia sia sulla Piazza Duomo, sia sulla Via Corrado Nicolaci. La facciata che da' su piazza Duomo è formata da un ordine inferiore a parete bugnata e una superiore, più semplice, venendo coronata da una torretta/belvedere caratterizzata da tre finestre arcuate. Il palazzo ospita una casa-museo dedicata a Giovanni Modica-Nicolaci.
Palazzo Landolina di Sant'Alfano
È situata a sinistra della Basilica Cattedrale. La facciata, progettata da Vincenzo Sinatra, si divide in tre ordini, sostenuti da semi-pilastri coronati da capitello dorici e corinzi. Sulla sommità è visibile lo stemma della famiglia. Il salone principale del palazzo è caratterizzato da pareti dorate e da tele settecentesche e ottocentesche. Hanno soggiornato in questo palazzo il Re Ferdinando II di Borbone e la Regina Maria Teresa d'Austria durante le loro visite nella città.

Palazzo Trigona di Cannicarao
Sito in via Cavour, il palazzo presenta una facciata divisa in due ordini orizzontali e in tre corpi (quello centrale e quelli laterali che vanno a formare delle torrette) presenta un'imponente portale arcuato posto in un corpo avanzato delimitato da un doppio ordine di pilastri (due per lato) con capitelli di tipo corinzio arricchiti da formelle in bassorilievo raffiguranti motivi floreali che sorregge il possente balcone centrale racchiuso da una pregevole inferriata in ferro battuto, la cui apertura rettangolare (incassata dentro pilastrini con decorazioni geometriche) sormontato da un timpano spezzato recante al centro un'aquila con le ali spiegate, simbolo della famiglia Trigona (e della città di Noto). All'interno, vi sono grandi stanze decorate da stucchi policromi d'epoca e da affreschi del Mazza che raffigurano episodi tratti dalla Bibbia. Si conservano inoltre vari mobili settecenteschi e ottocenteschi e strumenti musicali d'epoca tra cui figura una preziosa un'arpa costruita nel periodo settecentesco. Una parte dei locali è oggi di proprietà del comune, che ne ha fatto una sala conferenze, la "Sala Gagliardi", mentre la chiesetta dell'Angelo Custode è diventata sede della ProNoto.
Palazzo del Vescovado
L'ala sud del Palazzo Trigona fu donata dalla famiglia netina al Vescovo della nuova diocesi, che vi trasferì la sede del Vescovado dalla precedente ubicazione nei pressi del convento dei frati Cistercensi. La facciata è stata rimaneggiata nel corso del XIX secolo, passando da uno stile barocco ad uno neoclassico.
Palazzo Impellizzeri di San Giacomo
Sito in via Simone Impellizzeri, è il palazzo più importante della parte alta della città, nonché attuale sede dell'Archivio di Stato della Provincia. La facciata presenta uno stile più sobrio rispetto alla maggior parte dei palazzi del centro, in cui il barocco tardosettecentesco si fonde con eleganti elementi decorativi di stile neoclassico[senza fonte]. I vani dell'interno sono caratterizzati da stucchi e affreschi in stile neoclassico.
Palazzo Astuto di Fargione
Sito in via Cavour, dietro la Cattedrale, è caratterizzato da una facciata in stile barocco suddivisa in due ordini. L'interno, in gran parte diviso in appartamenti privati, presenta pregevoli stucchi.
Palazzo Rau della Ferla
Di progettazione e costruzione tardobarocca, il Palazzo Rau della Ferla è situato dietro il Palazzo Ducezio, ed è l'unico palazzo nobile edificato di fronte alla cattedrale e presenta una facciata suddivisa in due ordini caratterizzata da bassorilievi con motivi floreali. Al piano nobile è possibile ammirare il salone delle feste con affreschi di scuola francese aventi come soggetto paesaggi bucolici e subito dopo 5 affreschi raffiguranti la s.s. natività', san corrado col teschio , santa lucia, la vergine maria, e il cristo redentore attribuiti al noto pittore costantino carasi.
Palazzo Di Lorenzo del Castelluccio
È situato nella parte terminale della via Cavour. La facciata è di un sobrio ma elegante stile barocco tendente al neoclassico. La facciata del palazzo è divisa in due ordini orizzontali solcati da una serie di pilastri con capitelli tuscanici, a divisi da una grande balconata racchiusa da un'elegante inferriata in ferro battuto. L'ordine inferiore è interamente bugnato. Gli interni possiedono splendide stanze decorate da affreschi e vari elementi decorativi settecenteschi e sono stati ambientazione di varie fiction italiane. Il Palazzo è stato donato dal Marchese Corrado Di Lorenzo all'Ordine dei Cavalieri di Malta della città netina.
La greca Eloro
Uscendo dal centro storico ed imboccando la strada per il cimitero della città, si gira a destra e poi a sinistra per la strada di C/da Zupparda. Superato l’incrocio Noto-Pachino, dopo pochi metri si devia a destra, percorrendo tutta la strada fino al bivio. Si svolta a destra e dopo un centinaio di metri si scorge, a sinistra, la colonna Pizzuta o Piliere, che faceva parte dell’area cimiteriale della città di Eloro. La colonna ha una forma quasi cilindrica, è alta circa 10 metri ed è posta su una base a gradini. E’ la parte superiore di un ipogeo, dove sono stati rinvenuti un lettino funerario e una poltrona, interamente scavati nella roccia, uno specchio e alcune monete raffiguranti il re Ierone II, tutti elementi che fanno risalire il sepolcro all’età ellenistica (III sec a.C.). Pochi chilometri oltre, seguendo la segnaletica, si giunge ad Eloro, che sorge su una bassa collina, limitata ad est dal mare Ionio e a sud dal fiume Eloro (Tellaro).
Circa 700 anni prima di Cristo i Corinzi siracusani edificarono una cittadella militare, poi dotata di una poderosa cinta muraria, nel VI sec a.C. La città fu dotata di un Santuario, dedicato a Demetra e Kore, o Koreion "extra moenia" (VI sec. a.C.), in parte ricostruito nel Museo Civico, poi di un Asklepeion o Sanatorio dedicato al dio Esculapio, con annesso thesaurós (IV sec. a.C.), di un tempio di Demetra (III sec. a. C.), di un piccolo teatro greco (IV sec a. C.), in parte scavato nella collina, a sud, ed in parte costruito in muratura. Nel II sec. a.C. Eloro fu dotata di una stoà/porticus di stile dorico. Nell’angolo sud - orientale del circuito urbano era stata, in epoca greca, edificata una fortezza, il Castellum, citato da Plinio il Vecchio (I sec. d.C.). Su questo sito il conte Blasco Alagona, nel 1353, fece edificare una torre di avvistamento.
L’agorà della città di Eloro, centro politico e commerciale, è attraversata dalla Via principale, che immetteva il viaggiatore nella Via Eloriana per Siracusa.
L'area archeologica del Castelluccio
Lasciando Noto Antica, s’imbocca, a sinistra, la strada provinciale per Testa dell’Acqua, agglomerato rurale a 4 Km. di distanza, quindi si imbocca la strada per Rigolizia, e dopo 3 Km. si vede la segnaletica turistica per l’ex-feudo del Castelluccio, già dei marchesi Di Lorenzo. In questo sito, nell’Età del Bronzo Antico, si registrò l’insediamento di un villaggio preistorico sulla sella dello sperone roccioso. La zona, denominata Cava della Signora, fu esplorata da Paolo Orsi sul finire dell’Ottocento, scavando nel sito del villaggio e nell’area degli scarti del materiale artigianale preistorico. Ai lati del monte si apre una vasta necropoli, interessante per le tombe a grotticella artificiale o a forno, dove, secondo il rito del tempo, venivano seppelliti i defunti con i corredi funerari, costituiti da vasi di terracotta a bande scure sullo sfondo chiaro (boccali, bicchieri campaniformi, fruttiere con il gambo alto, orci, vasetti per unguenti), collane di giada, asce di pietra, coltelli litici con manico d’osso lavorato a globuli ed intarsiato, ossidiana.
Di rilevante importanza per l’artigianato artistico fu il ritrovamento di portelli decorati a spirale, che simboleggiavano la fertilità. Interessante è la visita alla tomba a pilastri lungo il costone roccioso sotto il sito del villaggio, probabilmente la tomba di un capo villaggio. I materiali rinvenuti sono esposti nel Museo Archeologico Regionale "Paolo Orsi" di Siracusa.

Di fronte al cancello degli scavi, tramite una scaletta si giunge ad una struttura, una sorta di vestibolo dell’Oratorio bizantino, chiamato Grotta dei Santi. La grotta, scavata in periodo bizantino, presenta una pianta circolare con al centro un pilastro che regge il soffitto, alto 2 metri. All’interno si trova un ciclo pittorico che va dall’VIII secolo fino al Cinquecento. Tra gli affreschi eseguiti sul pilastro è pregevole quello della Madonna, significativo il Gesù Crocifisso, tra immagini sbiadite a causa dell’umidità della parete.
Ancora più giù si può visitare la catacomba detta del Ciclope, al cui esterno si rilevano resti di tombe paleocristiane.
Ripercorrendo la medesima strada per Testa dell’Acqua, giù verso la Serra del Vento, sulla strada per Noto, ci si imbatte nella stradina del Finocchito, villaggio siculo risalente al IV ed ultimo periodo siculo (730- 650 a.C.).
Noto antica Percorrenza Km 25. Durata visita: ore 4

Dal centro storico di Noto si procede verso la zona collinare di San Corrado fuori le mura, superato lo stupendo santuario della Madonna della Scala, a circa 3 Km. si ammirano il monte Alveria e le possenti mura cinquecentesche di Noto Antica. Il primo insediamento umano si fa risalire alla cultura castellucciana, ossia all’Età del Bronzo Antico (XVIII - XV sec. a.C.). Dalla stradina, prima di arrivare al piccolo ponte sul torrente Salitello, si può ammirare la necropoli sicula appartenente, secondo il Bernabò Brea, al quarto periodo (730 - 650 a.C.), chiamato del Finocchito, caratterizzato da tombe scavate nella roccia a cameretta e con cuscino lapideo per un rito che prevedeva la deposizione di un corpo per singola tomba o al massimo di tre corpi. Sempre lungo il banco roccioso di destra, prima di arrivare alla porta della Montagna, si possono visitare la Grotta del Carciofo, catacomba ebraica che riporta il candelabro a sette bracci, e l’ampia Grotta dalle Cento Bocche, catacomba bizantina.
Varcata la Porta d’entrata dell’antica Noto, a sinistra si apre un grande ambiente incorporato dalle mura, che era la Sala d’Armi con le scuderie, a destra si eleva il Castello con la Torre Maestra voluta nel 1431 dal Duca di Noto Don Pietro d’Aragona, feudatario della Città e fratello del Re Alfonso V il Magnanimo.
Sotto il castello si può visitare una catacomba cristiano-bizantina con arcosoli, scavata nella roccia (VI - VII secolo); subito dopo, sempre a destra, si trova una tomba greco-classica, scavata sotto il Castello. Al culmine della salita si può ammirare la Valle del Carosello, dove nasce l’Asinaro, e sotto la montagna vi sono le Concerie delle pelli scavate dagli Arabi. Lungo la strada, a sinistra si apre il sito dell’Ospedale di S. Martino, più conosciuto come Ospedale di S. Maria di Loreto, collegato ad una struttura scavata nella roccia, forse un Oratorio. Procedendo ancora nel nostro viaggio dentro la Noto Antica, si arriva al palazzo dei baroni di Belludia con i suoi vari ambienti, sulla destra, mentre a sinistra, di fronte si scorgono i pilastri della Chiesa gesuitica con i ruderi del Collegio, voluto dal barone di Buxello Don Carlo Giavanti, filantropo.
E’ una bella passeggiata quella che ci conduce alla Piazza Maggiore, il cuore della città nel Cinquecento, sito abbellito da artistiche fontane, e in particolare da quella con la statua del Laocoonte, opera pregevole dell’architetto netino Don Giovanni Manuella, disegnatore dell’Arca argentea di S. Corrado. A destra si trova un altarino con edicola realizzato a ricordo dell’Antica Città. Dalla Piazza Maggiore si gira a sinistra ed in seguito sempre a sinistra, percorrendo circa 270 metri, si arriva al Ginnasio ellenistico-jeroniano (III sec. a.C.), dove i giovani netini si esercitavano nelle attività ginniche: la struttura era stata, in parte, scavata nella roccia e in parte completata in muratura. L’architrave del Ginnasio riportava la dedica al re siracusano Ierone II e fu rinvenuta e censita dallo studioso tedesco Georg Kaibel, epigrafista, fu asportata nel 1894 a cura del Comune di Noto, ed è esposta nel Museo Civico. Il visitatore, sulla sua destra in basso, troverà le ultime assise delle mura megalitiche ellenistiche, portate alla luce dall’archeologo netino Vincenzo La Rosa, nel 1972. Nell’area sud-orientale del monte, negli Orti del Carmine, si possono visitare due grandi ambienti scavati nella roccia nel III sec. a.C. ed utilizzati come Heroa, un culto orientale degli eroi domestici, e rilevabile nelle nicchie scavate nella roccia ad edicole e coperte con le "pirakes", tavolette votive, in marmo scolpito o in legno dipinto, studiate dal prof. Gioacchino Santocono Russo.
Ritornando nella Piazza Maggiore, si prosegue diritto fino all’Eremo di S. Maria della Provvidenza (1723), dal quale si può ammirare la Valle del Durbo o dei Platani. La chiesa è piccola, graziosa e a navata unica.
Vendicari
Vi si arriva procedendo per la strada Noto-Pachino fino al decimo chilometro. Qui è possibile ammirare molteplici esemplari di animali, come i fenicotteri, gli aironi, i cavalieri d’Italia, i gabbiani, le cicogne, ma anche i pettirossi, i corvi, le tortore, ecc. All’interno dell’Oasi si trova la Torre sveva di Vendicari, edificata tra la fine del Trecento e l’inizio del Quattrocento, in epoca aragonese. Aveva un piano superiore ed è dotata di una struttura fortezza, con archi a sesto acuto, per la guarnigione.
Fino ai primi decenni del Novecento era ancora in attività la tonnara, di cui rimangono alcune strutture di cemento, in corso di restauro. Ad un centinaio di metri di distanza dalla Torre fu rinvenuto dalla Soprintendenza un impianto romano per la lavorazione del pesce, per la produzione “garum”, tipica salsa usata dai romani per condire i cibi.
Dopo circa due Km. si arriva alla contrada “Cittadella dei Maccari”, a sud della riserva di Vendicari, utilizzata al tempo dei Fenici e dei Greci, come zona di scambi commerciali.
Parco Archeologico nel sito Villa del Tellaro
www.villaromanadeltellaro.com
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