Il corallo, oro del mediterraneo. Tra Trapani e Sciacca

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Il corallo, oro del mediterraneo. Tra Trapani e Sciacca

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Pubblicato in Cultura e Società · Lunedì 22 Mar 2021
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Il corallo, oro del mediterraneo. Tra Trapani e Sciacca

Il corallo mediterraneo è stato conosciuto ed apprezzato fin dall’antichità, nel XIV secolo divenne un articolo di grande interesse economico. A Trapani si poteva usufruire di esenzioni daziarie e venne creata una rete commerciale intorno ad essa.
Il corallo rosso trapanese, denominato anche oro del Mediterraneo, poteva essere commercializzato grezzo o lavorato. Il corallo quindi veniva pescato e poi distribuito agli artigiani o agli scultori in base alla forma ed alla qualità. I pezzi più grossi e preziosi venivano affidati a veri e propri maestri scultori che ne realizzavano opere religiose commissionate dalle chiese, o regali di nozze per famiglie aristocratiche, ma anche presepi, scrigni o reliquari.
Più il commercio era fiorente e più la città si urbanizzava, tanto da dare vita alla corporazione dei maestri corallai, che si arricchiva soprattutto grazie al lavoro dei maestri scultori che realizzavano opere vendute a prezzi elevatissimi.
Nel XVIII secolo il corallo trapanese cominciò ad esaurirsi determinando un cambiamento nell’ambito dell’artigianato consistente nell’abbandono del corallo e l’introduzione di nuove materie semipreziose.
Il vero boom fu intorno al ‘700, quando le richieste di gioielli e ornamenti in corallo erano richiesti da ogni angolo del globo da sovrani, principi, cardinali e papi andando ad arricchire collezioni, il crollo dell’arte avvenne intorno all’800, periodo in cui il reperimento della materia prima divenne sempre più raro facendo avvertire i primi sintoni del suo declino mettendo a serio rischio l’attività.
Oggi a Trapani sono rimasti pochi laboratori per la lavorazione del corallo dove maestri scultori insegnano ancora le tecniche di una volta a coloro che volessero apprendere questa antichissima arte.
Nei primi del '900, il Museo Regionale "Conte Agostino Pepoli", all’interno del trecentesco ex convento dei Padri carmelitani, in una location che custodisce il prezioso passato siciliano tra pezzi unici provenienti in primis dal collezioni private e da musei nazionali ed esteri, dalle soppresse corporazioni religiose della città, la pinacoteca Fardelliana oltre a lasciti, depositi e donazioni, divenne successivamente Museo Interdisciplinare Regionale, tra le sue mura si possono ammirare marmi, lapidi, dipinti, arti industriali, scultura Rinascimentale e memorie del Risorgimento, tra cui spiccano coralli, maioliche, ori, argenti e sculture presepiali.
Oggi ci sono botteghe che creano gioielli con il corallo e l’oro, basta cercarle, ma non tuti sanno che anche a Sciacca ci sono botteghe artigiane che lavorano il corallo di Sciacca che è un octocorallo che fa parte della famiglia del Corallium mediterraneo, dal tipico colore rosso del corallo di Sciacca sotto l’azione dei funghi vulcanici dell’Isola Ferdinandea (nel canale di Sicilia, tra Sciacca e Pantelleria) assume sfumature particolarissime. La colorazione del corallo di Sciacca è la cifra della sua unicità con sfumature che vanno dal salmone al giallo, dall’arancione intenso fino al nero-brunastro, a riprova dell’origine vulcanica.

Le leggende legate al corallo:

Gli antichi conoscevano e credevano che fosse il sangue pietrificato di Medusa.
Per i cristiani invece il corallo rappresentava il sangue di Gesù Cristo, da qui l’uso del corallo come amuleto scaccia diavoli.
Il cornetto in corallo infatti è ritenuto un “portafortuna” da tutti fin dall’Impero Romano che l’usavano per “proteggere” i bambini dalle disgrazie.



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