La fuitina e la prima fuitina in Sicilia

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La fuitina e la prima fuitina in Sicilia

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Pubblicato in Cultura e Società · Martedì 04 Ott 2022
Tags: fuitinalaprimafuitinainSiciliafugadainnamoratiKorePersefone

La fuitina e la prima fuitina in Sicilia

Fino all’inizio degli anni Novanta, in tutto il Sud d’Italia prese piede il fenomeno della ‘fuitina, una fuga, che i giovani ragazzi innamorati, per sposarsi in fretta e furia, magari perché la famiglia non approvava l’unione, perché vi erano dei contrasti tra congiunti, o perché la ragazza si ritrovava incinta.
Bisogna anche dire che il matrimonio veniva organizzato con un grande dispendio di denaro.
Quello che però non è più uso preparare, è la dote, che gli sposi dovevano portare come offerta il giorno del matrimonio, una sorta di contributo, che ognuna delle due famiglie coinvolte nel contratto, si doveva preparare a rispettare, pena il non compimento del matrimonio.
Non tutti però se lo potevano permettere, ecco che entrava in campo la ‘fuitina’, una maniera ben accordata e articolata, di permettere alle proprie figlie femmine una posizione, e mettere a tacere i pettegolezzi di paese.
Ritornati a casa dopo la fuga amorosa dal padre della ragazza, i due giovani erano ora tenuti a sposarsi. Solo così infatti il ragazzo avrebbe ‘protetto il buon onore’ della di lei, che altrimenti non avrebbe voluto più nessuno, in quanto già ‘fuiuta.
Dopo i dovuti complimenti di rito, anche da parte degli altri abitanti della città o del paese, il matrimonio poteva essere celebrato.
Una fuitina lontana nel tempo è legata ad un lago, quello di Pergusa, Kore in compagnia delle Oceanine, raccolgono fiori di croco, intente a raccogliere i fiori appare un narciso.
Sul sito archeologico di Cozzo Matrice, una collina a nord del lago di Pergusa, è visibile e visitabile la caverna collegata al ratto di Kore. Imboccata la regia trazzera al km 8 della strada che da Piazza Armerina porta a Enna, ci si inerpica per  sentieri fino alla cima del colle. La cima del colle un massiccio roccioso su cui, accanto ad un ambiente rituale scavato nella pietra, sono visibili i resti di una officina della Tarda Età del Rame: parecchie buche nella roccia per i pali delle capanne e tracce di alcuni focolai. Di fronte, aperta verso settentrione si apre la grande caverna legata al mitico ratto di Kore.
Mentre sta per accogliere il fiore un potente rombo, uno scalpitare di cavalli, giunge dal sottosuolo, è un cocchio trainato da cavalli è Ade che rapisce Kore, la trattiene con un braccio, incita i cavalli alla fuga, ha luogo la prima fuitina in Sicilia.
Fra le rappresentazioni del ratto nel suo compiersi, ricordiamo un sarcofago siciliano della cattedrale di Raffadali, in cui Ade è ritratto nell'atto di sporgersi dal carro per afferrare la fanciulla che sta raccogliendo i fiori.
Demetra fu aiutata a trovare la figlia, era pronta ad abbracciare la figlia, ma saputo che kore era stata accusata di aver assaggiato i chicchi di melograno nel regno dei morti, ricadde nella disperazione e minacciò di maledire ancora la terra. Nella Mitologia la Dea, rapita e condotta negli Inferi da Ade che voleva sposarla, fu da questi ingannata e costretta a mangiare semi di Melagrana. Atto apparentemente privo di conseguenze, fu invece la ragione di una grande punizione per la Dea: nel Regno degli Inferi era infatti proibito l'atto di mangiare, pena l'obbligo di rimanervi per l'Eternità.
Zeus, creò un compromesso, Kore avrebbe trascorso ogni anno tre mesi in compagnia di Ade, come regina del Tartaro, e gli altri nove mesi con sua madre. Così Demetra risalì all'Olimpo non prima di aver ricompensato chi l'aveva aiutata nella ricerca: a Trittolemo diede semi di grano, un aratro di legno, un cocchio, e lo mandò per il mondo ad insegnare l'agricoltura agli uomini.
Kore simboleggia l'alternanza delle stagioni e rappresenta la parabola "se il grano non muore non cresceranno le messi". Attraverso la morte si rinasce e si accede alla conoscenza.
Il frutto del melograno, una tradizione vuole che sia nato dal sangue di Dioniso che, ancora bambino, fu rapito dai Titani su commissione di Era, il figlio di Zeus, un bimbo che benché egli si trasformasse di continuo, lo fecero a brandelli, poi ne bollirono i resti in un calderone, il suolo inzuppato dal suo sangue dà vita all’albero di melograno. Ma la nonna Rea accorse in suo aiuto e gli ridonò la vita. I chicchi rossi sono espressione del sangue innocente di Dionisio.

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