Tradizioni e folklore la Pasqua in Sicilia

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Tradizioni e folklore la Pasqua in Sicilia

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Le festività pasquali in Sicilia

Le festività pasquali sono un momento molto importante in Sicilia. Le strade delle grandi città e dei piccoli paesi si riempiono di manifestazioni sacre che animano l'atmosfera. Le tradizioni pasquali in Sicilia hanno radici secolari e sono uniche nel loro genere. Durante questi giorni, è possibile assistere a processioni religiose, spettacoli teatrali e concerti che celebrano la Pasqua. È un momento in cui la comunità si unisce per onorare la tradizione e il folklore della regione.

Le festività pasquali sono molto sentite in Sicilia e sono molte le manifestazioni sacre nei giorni delle festività della Pasqua che animano le strade delle grandi città come quelle dei piccoli paesi.
Molte di queste tradizioni affondano le loro radici in secoli lontani, l'uomo siciliano esprime il senso di appartenenza con la partecipazione alla Passione, alla morte, alla Resurrezione di Cristo con una struttura antropologica simbolica unificando la dimensione della festività e della tragicità.

Molti eventi sono stati dichiarati di Interesse Turistico Internazionale. Basta ricordare quelli che si tengono a Enna, Caltanissetta e Trapani.

Le vie della maggior parte delle città e dei paesi siciliani, in queste occasioni, diventano lo scenario per rivivere i momenti della Passio Christi. Quello che colpisce principalmente delle feste pasquali siciliane è la partecipazione al dolore e alla gioia della Resurrezione, da parte della gente, che si riversa nelle piazze dei centri storici per assistere, prendere parte a processioni.
Lo sottolineava anche Leonardo Sciascia: “Non c’è paese in Sicilia, in cui la passione di Cristo non riviva attraverso una vera e propria rappresentazione, in cui persone vive o gruppi statuari non facciano delle strade e delle piazze il teatro di quel grande dramma“.

Particolari sono anche statue e gruppi statuari portati in processione, una festa religiosa di tradizione spagnola, protagonisti della Settimana Santa, con le processioni che percorrono le strade.

Cibi tradizionali e ricette di Pasqua in Sicilia

Durante il periodo di Quaresima, non si mangia carne in segno di penitenza per commemorare la morte di Cristo, per lo meno il Venerdì Santo Sicilia.

Il Giovedì Santo è tradizione mangiare il “pane di cena”, un tipo di pane dolce e soffice, coperto da sesamo: una delizia! Simboleggia il pane che Gesù e i Discepoli mangiarono durante l’Ultima Cena. È tipico di tutto il periodo della Settimana Santa in Sicilia, specialmente a Messina.

Il giorno di Pasqua in Sicilia, le famiglie si riuniscono per un ricco pranzo. Tra i piatti tipici della Pasqua in Sicilia, la pasta ‘ncaciata è sempre presente, è un piatto tradizionale dei pranzi domenicali, è una pasta al forno condita con sugo di carne, formaggio, melanzane.

Come secondi piatti, è molto comune mangiare il capretto o l’agnello al forno, in ricordo del sacrificio di Gesù (L’agnello di Dio). Inoltre si prepara “u Sciuscieddu“, una sorta di minestra fatta con polpette di carne, uova e ricotta di cultura messinese.  C’è chi dice l’idea di realizzare un piatto così sostanzioso venne a delle monache che, dopo il lungo digiuno e le astinenze tipiche della quaresima, vollero realizzare qualcosa che potesse rinfrancare il corpo e lo spirito. C’è chi dice che l’origine sia popolare. Secondo l’opinione di alcuni studiosi, la parola “Sciusceddu” derivebbe dal termine latino “juscellum”, il cui significato è “zuppa”. Secondo altri, invece, il termine “Sciussceddu” ebbe origine dal verbo siciliano “sciusciare”, il cui significato è “soffiare”. Dal momento che “u sciusceddu” viene generalmente servito caldissimo, il verbo “sciusciare” indicherebbe la necessità di soffiare su ogni boccone per evitare eventuali ustioni.

Pasqua in Sicilia a tavola significa soprattutto dolci tipici. Alla fine del pranzo, è il momento di gustare la Colomba, che è una torta pasquale a forma di colomba, simbolo della Resurrezione: si trova in tutta Italia, ma sono varianti siciliane quelle al pistachio e agli agrumi.

La Cuddura è una ciambella dolce con uova sode. I Quaresimali sono biscotti siciliani a base di mandorle e frutta secca, preparati durante la Quaresima.

Un altro dolce tipico è l’Agnello Pasquale: è marzapane modellato a forma di agnello, ricoperto da pasta di zucchero.

Il giorno di Pasqua grandi e piccini si scambiano le Uova di Pasqua, uova di cioccolato con sorpresa. Le uova sono avvolte in coloratissimi incarti, simbolo della primavera.

A Pasquetta, iI Lunedi di Pasqua in Sicilia, ci si riunisce con gli amici per le grigliate all’aperto o picnic, approfittando del bel tempo. Così si concludono le tradizioni della Settimana Santa in Sicilia.

Il triduo pasquale

Il cosiddetto “Triduo pasquale” si riferisce alle giornate di Giovedì, Venerdì e Sabato Santo. E’ in questi giorni che le città attirano praticanti, credenti, turisti, pellegrini e curiosi.

Il Giovedì Santo vengono allestiti nelle chiese i cosiddetti “Santi Sepolcri”, o “Altari della Reposizione”, degli altari con simboli, fiori e altro che custodiscono la sacra Eucarestia, riposta in luogo diverso dal tradizionale tabernacolo. Durante la sera sono previsti  i “giri dei sepolcri”.

Il Venerdì santo, è la giornata più ricca di manifestazioni.  Le tradizionali processioni, in alcuni casi, diventano veri eventi teatrali. Tradizionalmente si fa girare per le vie cittadine il simulacro dell’Addolorata che va in cerca del Figlio che scoprirà morto. Manti di velluto, gioielli e ricami preziosi, caratterizzano le statue della Madonna. E’ solitamente portata in processione dalle donne o dai barbieri. La sera prende il via la processione del Cristo Morto, seguito dalla Madre, con tante varianti, da città a città. Particolare tradizione è anche quella della “Scisa a’ cruci“, ovvero la deposizione.

Sabato si celebra la messa di Resurrezione. Domenica di Pasqua, col vestito più bello, si va in giro per le strade ad assistere alla “Pace”, l’incontro con tanto di bacio, fra Cristo Risorto e la madre.

A Calata ra tila

La cosiddetta “tila” è un grande telone di colore bruno, in genere fatto di fibre di canapa, sulla quale è rappresentata la scena della deposizione di Cristo dalla Croce, che nel periodo quaresimale viene collocata verticalmente davanti all’altare maggiore delle chiese, nascondendo di solito l’intera zona dell’abside.

Dietro di essa viene allestita una scena gloriosa che ha come protagonista la statua del Cristo Risorto, che viene scenograficamente rivelata la notte di Pasqua, lasciando cadere di colpo la tela e illuminando all’improvviso tutta la chiesa al suono festoso delle campane.

Questo magnifica manifestazione, ha avuto origine in epoca barocca, periodo nel quale si ricercava la spettacolarizzazione delle celebrazioni religiose.

Nel corso degli anni l’orario in cui avveniva la “Calata” è cambiato, in base al momento esatto in cui viene celebrata la resurrezione. Fino a qualche secolo fa avveniva a mezzogiorno del Sabato Santo, mentre oggi, come sappiamo, è stata spostata in avanti di 12 ore.
La tradizione è rimasta viva fino ai primi del ‘900, quando ha iniziato a diventare un evento di natura più folkloristica che religiosa.
Ogni parrocchia aveva la sua tela. In base alla ricchezza e all’importanza della chiesa, le scene raffigurate erano opera di importanti artisti o di piccoli artigiani. Nella chiesa di San Domenico a Palermo è una delle più grandi mai realizzate. Si tratta di un enorme telone in canapa alto 30 metri e largo quanto l’intera zona dell’abside. Su di esso è rappresentata la figura del Cristo deposto in braccio a Maria Vergine, circondato dalle figure dei frati e delle monache dell’Ordine dei Domenicani.

Curiosità

Una curiosità riguarda invece i moti garibaldini del maggio 1860. Durante i combattimenti contro l’esercito borbonico, per evitare le comunicazioni visive tra il Palazzo Reale ed il Castello a Mare, principali roccaforti delle truppe regie, gli insorti palermitani decisero di ricorrere ad uno stratagemma. Tirarono fuori la grande tela dalla chiesa di San Giuseppe dei Teatini e la collocarono lungo il Cassaro, all’altezza dei Quattro Canti.
Per quanto geniale, l’idea non si rivelò molto utile, perché a causa del dislivello tra i due edifici, le comunicazioni ottiche mediante telegrafi ad aste non potevano essere ostacolate.

Si assiste ad una forma di drammatizzazione teatrale della devozione dei fedeli ed ad una forma rituale che ha connotati propri.
Ogni centro ha una propria ritualità alcune da osservare perchè i riti hanno una propria natura e solennità e si va da rappresentazioni sobrie a rappresentazioni suggestive, vi proponiamo alcune delle manifestazioni ......
Fonti di questo articolo:


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