Nicola Scafidi, Lia Pasqualino, fotografi siciliani

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Nicola Scafidi, Lia Pasqualino, fotografi siciliani

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Pubblicato in Arte contemporanea · Mercoledì 06 Nov 2024 ·  3:45

Scatti di Luce: Nicola Scafidi e Lia Pasqualino, i Fotografi Siciliani che hanno raccontato il momento

Nicola Scafidi e Lia Pasqualino sono due nomi che risuonano nel panorama della fotografia siciliana, capaci di catturare l'essenza dell'isola con uno stile unico e personale. Le loro immagini raccontano storie di vita quotidiana, di tradizioni e di paesaggi mozzafiato, trasformando ogni scatto in un viaggio emozionante. Con la loro macchina fotografica, riescono a fermare il tempo, a rendere immortali attimi che altrimenti svanirebbero nel nulla. Insomma, se volete scoprire la Sicilia attraverso occhi nuovi e freschi, non potete perdervi il lavoro di questi due talentuosi fotografi.

La fotografia è la memoria del passato, come lo è un quadro come lo è una scultura, la fotografia come dice la parola stessa scrive con la luce, attraverso un fotografo immortale un presente che è già passato, trasforma in un flusso lo scatto, di quello che è davanti a lui.

Immagini scattate per lo più a Palermo, la città è stata anche testimone dell'ascesa di varie ideologie e fazioni politiche, compresa la presenza di gruppi di criminalità organizzata come la mafia siciliana, o delinquenza organizzata, che hanno esercitato la loro influenza sul tessuto sociale della città.
Ci sono stati alcuni fotografi, come Letizia Battaglia e Nicola Scafidi, o Lia Pasqualino ed altri, che hanno meglio saputo raccontare con le immagini quei momenti.

Tra le numerosissime immagini scattate nel Corso della sua carriera, Nicola Scafidi, cerca la forza descrittiva dell’immagine la luce rappresenta ‘idea del soggetto in quel momento, il proprio istante, la sua vita,  la sua esistenza, la sofferenza che lo ha portato a quel punto, compresi i suoi sogni.

La vita, che si oppone alla morte, la speranza, di affermare qualcosa, la speranza di affermarsi, Nicola Scaffidi e la generazione dei sogni.
Angela Scafidi, figlia del  fotografo scomparso nel 2004, con la partecipazione di alcuni allestisce mostre collettive un "Omaggio fotografico a Nicola Scafidi.
Nicola Scafidi ha raccontato, attraverso le sue immagini, una Sicilia, bella e brutta, dolce e amara, culla della cultura e luogo dove la mafia e i "morti ammazzati"
Dai suoi scatti, che vanno dallo sbarco degli alleati del 1943 sino alla fine degli anni '90, affiora una società in continua trasformazione, attraverso momenti carichi di significato. Scafidi, ricordato da molti come chi con fare autoritario e geniale, tramite i suoi scatti fotografi ha raccontato 50 anni di Sicilia.

C'è la ricerca di una vita dietro i suoi scatti, perché la fotografia non è improvvisazione se intesa come arte, bisogna sapere passare inosservati, e cogliere in quell'attimo unico, nel soggetto inquadrato dall'obiettivo, la fotografa palermitana Lia Pasqualino ed il tempo dell'attesa è necessario». S'intitola appunto "Il tempo dell'attesa" ed è il racconto di quasi quarant'anni di vita e di passione, dalle prime fotografie del 1986 nei vicoli del centro storico di Palermo alle ultime scattate nel backstage del film "La Stranezza". Considerata una delle più interessanti esponenti della fotografia contemporanea italiana, Lia Pasqualino espone a

Lia Pasqualino è nata in una famiglia di artisti e intellettuali. La nonna era la grande pittrice Lia Pasqualino Noto, sodale di Guttuso e del gruppo dei Quattro. Il padre Antonio, medico e antropologo, ha fondato a Palermo, con la moglie Janne Vibaek, il Museo Internazionale delle Marionette.
   Dopo il diploma incontra Letizia Battaglia e Franco Zecchin e dal 1986, anno in cui segue a Palermo un loro corso, si dedica esclusivamente alla fotografia. «Quella con Letizia Battaglia - dice Lia Pasqualino - è stata una relazione artistica e umana importante. Un incontro determinante che ha fatto prendere alla mia vita un nuovo corso. A lei ho voluto dedicare due delle tre nuove sale allestite nell'ambito della mostra antologica a Villa Zito».
La fotografa aveva lavorato sulla città e sugli incontri, all'ospedale psichiatrico, nelle strade e nei vicoli. La sua è una fotografia dai bianchi e neri intensi, attese per rivelazioni, per cogliere al volo il momento , che conferma la sua fotografia umanista.


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