La fotografia il surrealismo ed il fotografo Domilici

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La fotografia il surrealismo ed il fotografo Domilici

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Pubblicato in Arte contemporanea · Sabato 28 Gen 2023

La fotografia il surrealismo ed il fotografo Domilici

La fotografia il surrealismo ed il fotografo Domilici nel mese di settembre 2021, ha esposto una sua opera, intitolata “L’impero delle ombre”, alla Summer Exhibition di Londra, la rassegna artistica temporanea più antica del mondo organizzata dalla prestigiosa accademia inglese Royal Academy of Arts.

Nel 1924 André Breton pubblicò il manifesto del Surrealismo, che così recitava: “ Automatismo psichico puro con il quale ci si propone di esprimere, sia verbalmente che in ogni altro modo, il funzionamento reale del pensiero, in assenza di qualsiasi controllo esercitato dalla ragione, al di fuori di ogni preoccupazione estetica o morale “.

Prima del 1888 si utilizzava il dagherrotipo e simili macchine ingombranti con il fine più documentarista ritrattista per ovvi motivi, con la riduzione delle forme e l’aumentare della manualità, si possono sposare altre forme d’arte visiva.
Nel 1888 George Eastman intuì il potenziale commerciale di una fotocamera a basso costo e di facile gestione nello sviluppo delle foto e fondò la Kodak, nome di fantasia, azienda che poi diventò Eastman Kodak Company. L’intuizione commerciale si concretizzò nella costruzione della Kodak mod. 1 a box. La fotocamera era sprovvista di regolazioni e dotata del pulsante di scatto, del mirino per l’inquadratura e del sistema di avanzamento della pellicola; inoltre, aveva dimensioni compatte (6 e 1/2 pollici per 3 e 3/4 pollici). Fu un successo enorme, che fece diventare la fotografia negli Stati Uniti un fenomeno di massa. La fotocamera veniva venduta sigillata, con una pellicola utile per cento pose. Una volta scattate le 100 pose, la fotocamera andava rispedita alla Kodak, che provvedeva a sviluppare e stampare le foto, restituendo dopo una settimana la fotocamera ricaricata e le stampe ottenute; la camera veniva venduta al prezzo di 25 dollari comprensivi dello sviluppo di 100 foto, mentre le successive ricariche costavano 10 dollari.
La Leica I fu una celebre fotocamera prodotta dalla Leica di Wetzlar, che rappresentò un epocale salto tecnologico e di costume nella storia della fotografia.
Presentata nel 1925 a Lipsia, la Leica I era una fotocamera 35 mm di 350 g di peso; non aveva precedenti per compattezza, e consentiva per la prima volta la fotografia a mano libera.
Aveva una pellicola 24x36 secondo la filosofia del progettista Oskar Barnack, "piccoli negativi; grandi immagini", un obiettivo 50 mm fisso, avanzamento della pellicola accoppiato alla carica dell'otturatore, e la possibilità di inserire un telemetro nella slitta. Cinque anni dopo 1930, la Leitz lanciò sul mercato la Leica I ad ottica intercambiabile, adottando l'innesto a vite 39x1 mm, che verrà ricordato come passo Leica.

E’ in questo periodo che si affacciano i fotografi surrealisti, a questo movimento artistico hanno aderito alcuni dei più grandi fotografi del ‘900.
E’ il Surrealismo, che ha abbracciato tutti i campi dell’arte dalla pittura alla scultura, dalla fotografia al cinema, alla letteratura.
Il capostipite del Surrealismo fotografico è stato Man Ray che con la sua opera “Cadeau” presentò un vero e proprio “manifesto” visivo del Surrealismo: un ferro da stiro su cui erano stati incollati dei chiodi, oggetti senza un legame logico, ma solo mentale, decontestualizzandone la normale utilizzazione “codificata”.
Tutta la sua vita artistica fu caratterizzata dalla volontà di sperimentare tecniche nuove, ricordiamoci delle “rayografie “ e delle “solarizzazioni”.
Influenzato dal Surrealismo è stato anche André Kertész, fotografo ungherese, che entrò in contatto con artisti del calibro di Germaine Krull, Robert Capa, Berenice Abbott, Brassai, Atget e naturalmente Man Ray. La sperimentazione visiva delle “distorsioni”, è ancora oggi un punto di riferimento per i fotografi moderni. Un altro grande sperimentatore è stato Bill Brandt.

La creatività in fotografia è una forma di pensiero che prescinde dalle capacità tecniche di ciascuno di noi, ed è presente in ciascuno di noi, ma va coltivata, allenata e sperimentata.
Il Surrealismo ci ha insegnato che la libertà di elaborazione è nel pensiero che porta alla rottura delle regole e delle convenzioni, che, devono essere conosciute e studiate, e successivamente superate ed infrante.
La realtà ha un lato nascosto, visivamente ne vediamo una parte, la macchina fotografica permette di catturare quello che è nel pensiero.
L’immagine non si piega ma sfida lo spettatore a riconsiderare la nozione di ciò che è considerato "reale".

Tutto questo per parlare della premiata foto di Domilici
Da Bagheria alla Royal Academy di Londra. Francesco Domilici, bagherese classe '79, è l'unico fotografo italiano a esporre una sua opera alla Summer Exhibition, la rassegna artistica temporanea più antica del mondo organizzata a Piccadilly dalla prestigiosa accademia inglese. Il fotografo siciliano ha superato una selezione durissima. La sua foto "L'impero delle ombre" ed è stata scattata a Santa Flavia. Ispirata al surrealismo di Magritte. “Le mie foto parlano di Sicilia ed è anche a due bagheresi che devo il mio successo: Ferdinando Scianna, la mia enciclopedia, il fotografo che ho studiato quasi ossessivamente per tanti anni, e Arrigo Musti, uno straordinario amico e pittore che mi ha convinto a presentarmi al concorso organizzato dalla Royal Academy". E a vincerlo.


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