Il Gelato di Campagna siciliano

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Il Gelato di Campagna siciliano

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Pubblicato in Street Food, Vino, Birra, Dolci · Sabato 01 Ott 2022
Tags: Gelatosicilianotorronegelatodolcesiciliano

Il Gelato di Campagna siciliano

La ricetta del Gelato di Campagna, no non vi racconteremo come si realizza, vi riportiamo indietro nel tempo, per un dolce siciliano che può sembrare un gelato come tutti gli altri, ma in realtà non lo è.
Il Gelato di Campagna è un dolce tipico della tradizione siciliana, consumato soprattutto a Palermo e nel palermitano, prima nel periodo del Festino di Santa Rosalia.
E’ uno dei dolci tradizionali che si può trovare, per esempio, durante il festino di Santa Rosalia a Palermo nel mese di luglio oppure nei paesi della provincia che festeggiano la santa il giorno 4 del mese di settembre, ma è diffuso ovunque.
Nell’attesa di assistere ai giochi d’artificio, si indugia no si attende si girovaga e si sgranocchia calia e simenza, o si gusta il tradizionale "gelato di campagna" o giardinetto.
E’ il Festino è la grande festa per i palermitani che venerano la Santuzza, Santa Rosalia. Ancora una volta fede e tradizione si mescolano e ancora una volta i profumi inebriano l’aria di sapori.
Tra bancarelle coloratissime, una accanto all’altra, ognuna con il proprio vocalist, offrono la propria specialità, il pane con la milza, i babbaluci, le angurie tagliate a fette, il cocco, tutto è pronto per essere addentato, bancarelle con coppi di frutti di mare e i polpi.
La gente mentre si gode il passio, tasta le varie leccornie, strada facendo c’è un pò di tutto, panino con  panelle, o con la melanzana fritta, le stigghiola o pane e meusa.
E nell’andirivieni della gente, nella confusione si cercano sguardi, sorrisi e occhi che si incrociano, illuminati da archi di luce è l’odore della festa.
A dargli l’appellativo di “gelato” è stato probabilmente il fatto che come il gelato, questo torrone tenero si scioglie in bocca. In realtà avviene perchè il suo ingrediente principale è lo zucchero.
Il torrone morbido, è di origine araba, inizialmente veniva preparato a forma di mezzaluna, successivamente acquisita la preparazione dai monasteri, viene riprodotto in altre forme.
Tristemente si diffuse nel 1860 per celebrare l’arrivo di Garibaldi e l’annessione all’Italia, colorandosi di rosso, bianco e verde, i colori della bandiera italiana.
Questa sorta di torrone tenero, da non confondere con quello duro, oltre allo zucchero che ne è l’ingrediente principale in assoluto e che veniva ricavato dalla cannamele, gli altri ingredienti sono: il pistacchio, oltre che per il gusto, per il suo verde che risalta autorevolmente fra gli altri due colori principali, il bianco e il rosso, oltre alle mandorle, la cannella e la frutta candita.
Dissertazione, la canna da zucchero, veniva coltivata in varie aree dell'isola, anche se non in modo intensivo. Era coltivata nella pianura di Palermo sottostante il Monte Pellegrino e in altre aree dell’isola, tra queste alcune zone lungo la fascia costiera jonica, da Messina a Siracusa. La materia prima era disponibile ed a buon prezzo.
Alcuni agricoltori si dedicarono alla coltivazione della pianta saccarifera e sorsero anche gli impianti per la sua lavorazione, che venivano chiamati "trappeti". A capo d’Orlando il Museo di Etnostoria della Canna da zucchero e del Limone, sorge presso il Castello Bastione, realizzato dall’ Archeoclub d’Italia di Capo d’Orlando, col patrocinio dall’assessorato al Turismo, ospita documenti, etnoreperti e immagini che rappresentano la storia e l’espressione fondamentale della tradizione del territorio di Capo d’Orlando relativa alle colture mediterranee della Canna da zucchero e del Limone e alla loro “trasformazione” e “lavorazione” in antichi “trappeti” https://it-it.facebook.com/carmeo.caccetta/, fino al 1600 la coltivazione della canna da zucchero era presente in tutta la Sicilia ma durante il 1700, il 1800 e la prima metà del 1900 rimase solo ad Avola dove, come riportano i viaggiatori dell’epoca, si produceva “un rum di ottima qualità.
“Alla fine del pranzo venne servita la gelatina al rum. Questo era il dolce preferito di don Fabrizio e la Principessa aveva avuto cura di ordinarlo la mattina di buon’ora” da “Il Gattopardo”
Nonostante il passare degli anni e le inevitabili “contaminazioni” rimane a splendere nel firmamento dei dolciumi come un classico dell’antica arte pasticciera palermitana, assieme alla cubbaita, fa bella mostra di sé nelle bancarelle dei venditori ambulanti di dolciumi.

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