Tra i monti dei Nebrodi nella Sicilia orientale un paese dalla lingua gallo italica, con dolci dal nome suggestivo ed una festa particolare

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Tra i monti dei Nebrodi nella Sicilia orientale un paese dalla lingua gallo italica, con dolci dal nome suggestivo ed una festa particolare

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Pubblicato in Cultura e Società · Mercoledì 17 Mag 2023
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Tra i monti dei Nebrodi nella Sicilia orientale troviamo un paese dalla lingua gallo italica, con dolci dal nome suggestivo ed una festa tradizionale particolare i giudei di San Fratello

E’ d’obbligo un preambolo sul nome dei biscotti pasquali, l’origine del termine è “pumpji“, trasformatosi poi nel dialettale “pumpìan“, pompini.
Potrebbe derivare o significare “fatto in pompa magna”, col tempo italianizzato in pumpini. La derivazione del termine è legata alla sua preparazione: letteralmente al lievito che si gonfia o, appunto, pompa.
Sono biscotti preparati con ingredienti semplici: farina, uova, zucchero, strutto, lievito, vanillina, latte e semi di anice. Sono dolci tipici del periodo pasquale che a San Fratello si chiamano “Pumpini”. Al centro del biscotto viene collocato un uovo sodo, che simboleggia la rinascita dopo il periodo di penitenza pre pasquale. Si tratta di biscotti che restano fragranti a lungo, preparati dalle donne san fratellane in grandi quantità, per essere regalati ad amici e parenti nella settimana di Pasqua.
L'uovo simbolo di congiunzione tra terra e cielo, che con l'avvento del Cristianesimo, questo simbolismo è stato collegato alla Pasqua e al suo significato religioso di rinascita nel nome di Cristo, del quale si celebra appunto la resurrezione dalla morte.
Il nome del biscotto, cambia a seconda del posto, ma solo a San Fratello si chiama così. “Pupi cu l’uovu” a Palermo, ad esempio, “Cudduri” nelle zone della Sicilia orientale, “Cannati o cannatieddi” a Trapani, “Panaredda” o “Palummedde” in altre province siciliane.
San Fratello è un comune, che nei secoli, si sono mischiate e stratificate tradizioni etniche, linguistiche e religiose provenienti da diverse parti dell’Europa.

Dopo l’invasione araba dell'isola 843 circa, San Fratello fu distrutta per essere poi rifondata intorno all'anno mille dai normanni, per volontà di Adelaide del Vasto, moglie del Ruggero I degli Altavilla noto col il nome di Ruggero I, Gran Conte di Sicilia. Grazie a questa famiglia, a partire dall'XI secolo colonie di piemontesi, liguri, lombardi ed emiliani, fortemente influenzati dalla cultura dei dominatori normanni, si stabilirono qui, mischiandosi con la popolazione locale.

L'odierno paese, fondato dopo nell'XI secolo, trae il nome dai tre Santi fratelli, Alfio, Cirino e Filadelfo, martirizzati, durante le persecuzioni dell'imperatore Valeriano nel 253 d.C., ai quali è dedicato l'omonima chiesa e convento, i cui resti mortali furono trafugati da S. Tecla e poi custoditi nella rocca di Dèmena, sopra   S. Fratello. Fu costruito tra la fine del XI secolo e l'inizio del XII secolo e presenta evidenti caratteristiche di stile arabo-normanno, con il tipico prospetto dal tetto a capanna.
La chiesa di Maria S.S. Assunta situata nella Piazza del Convento, dalla quale si può ammirare un ampio panorama in cui domina l'imponente Roccaforte. Il prospetto della chiesa, è povero, stile tipico delle chiese francescane, e conserva anche all'interno questo carattere essenziale. Degni di nota per il notevole valore artistico sono: l'altare-tabernacolo, in legno finemente intarsiato. Vi è inoltre, un trittico in argento sbalzato, raffigurante la vita dei Santi protettori. Altra opera mirabile, di Fra Umile da Petralia, è il crocifisso in legno, di evidente stile fiammingo posto sull'altare maggiore. Il convento francescano, che nei secoli scorsi fu centro di cultura e motivo di vanto per S. Fratello, fu iniziato a costruire nella seconda metà del 1500 e completato all'inizio del secolo successivo.
Compreso nella struttura del convento vi è il chiostro, che rappresenta una rara testimonianza dell'arte barocca siciliana.
Parte integrante del convento è la celebre biblioteca comunale del 1500, intestata al Prof. Benedetto Craxi, palazzo Mammana di stile medievale di cui risalta la caratteristica forma a torre e il sottopassaggio a volta.
Il suo territorio ricade nel Parco dei Nebrodi

La festa dei Giudei

Una delle tradizioni più affascinanti di San Fratello è la festa dei Giudei, che si svolge fra il mercoledì della Settimana Santa e il giorno della Resurrezione. Chiariamo subito il nodo principale: il rito, di origine medievale, nasce dall'ostilità nei confronti degli ebrei, rei di deicidio, responsabili della passione e della morte di Gesù Cristo.
Una o più figure, un demone allegro e festante, durante la celebrazione che ricorda il martirio e la flagellazione di Gesù, lo fa in un modo del tutto peculiare, mischiando la penitenza della quaresima con l’allegria dei riti carnevaleschi.
Tutto ha inizio il mercoledì, quando le bande di Giudei festanti, invadono letteralmente il paese, sono gruppi che si tramandano il compito da generazioni.
La prima cosa che colpisce l’occhio sono i vestiti: scintillanti giubbe e pantaloni di mussola rossa, su cui sono ricamate con fili colorati, insieme alla divisa ogni giudeo porta con sé lo sbirrijan - un cappuccio che ricorda quello dei flagellanti ma che scende lungo quasi fino alle natiche come una coda di cavallo a ricordare la natura diabolica dei giudei, completano i costumi guanti bianchi e scarpe di cuoio animale, l’immancabile strumento a fiato di solito trombe e i d’scplina, strumenti fatti di monetine, catene e altri oggetti metallici che ricordano il martirio di Gesù.
Il loro compito è quello di disturbare lo scorrere del rito religioso, delle preghiere, alle processioni, suonando ed effettuando scorribande all’interno dei cortei sacri. Per tre giorni, il paese di San Fratello si trasforma, portando in scena uno spettacolo unico.
I Giudei entrano nelle case, dove devono essere serviti e accolti con ospitalità, strimpellano allegramente per il paese, disturbano tutta la popolazione con loro musiche e i canti, ma senza proferire parola alcuna, se non con altri giudei.
L’emozione che genera una festa del genere è difficile.
Tutto si conclude alla mezzanotte fra venerdì e sabato, quando i Giudei spariscono dalla circolazione: nessuno li vedrà fino al prossimo anno. I protagonisti di queste scorribande tornano dunque nelle loro case, ripongono maschere e oggetti nei bauli, e si preparano a celebrare la Resurrezione come se nulla fosse accaduto.

Cavallo Sanfratellano

Il paese è anche conosciuto per il cavallo sanfratellano un mix che ha reso questi soggetti equini “nordici” appartenenti a popolazioni equine differenti da quelle insulari e da quelle precedentemente giunte sull’Isola da sud e da oriente risale, all’inizio della razza equina dei monti Nebrodi la cui storia è strettamente legata alle vicende storiche del territorio e alle sue genti.

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