U pitirri o il piturro, la polenta del sud
Pubblicato in Street Food, Vino, Birra, Dolci · Giovedì 17 Ott 2024 · 3:00
Tags: U, pitirri, piturro, polenta, sud, farina, di, semola, finocchietto, selvatico, tradizioni, piatto, semplice
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U pitirri o il piturro, una sorta di antica polenta del sud
Il pitirri, o piturro che dir si voglia. Questa deliziosa polenta, preparata con farina di semola e profumato finocchietto selvatico, era per le famiglie povere. Un piatto semplice, ma capace di raccontare una storia di tradizioni.
Di base è una preparazione a base di farina di semola di grano duro e abbondante finocchietto selvatico che venivano buttati in abbondante acqua e sale. Poi si continuava ad arriminare, cioè a mescolare lentamente a poco poco con la paletta di legno, finché non veniva una crema tipo polenta, né troppo liquida né troppo densa, per poi far saltare tutto in padella con un soffritto di olio e cipolletta bianca.
U piturru, o pietanza "du jurnataru", veniva un tempo preparata la sera prima dalle mogli con i prodotti di stagione, melanzane, peperoni, patate, basilico e pane, che venivano fritti in padella con abbondante olio di oliva e serviti in numerose varianti.
Il “piturru sinarisi”, oggi è sempre più ricercato dai buongustai ed è stata rivalutato, in tutte le trattorie locali, come specialità dell’antica gastronomia sinagrese.
Per risalire alle origini del “piturru” bisogna aprire una finestra sulla storia della Sicilia ed avere una idea del contesto socio-economico e culturale in cui il popolo siciliano è vissuto per centinaia di anni.
Tra il periodo che va dalla caduta dell’impero romano d’occidente (476 a.c.) ai primi anni 50 del XX secolo (Riforma agraria), in Sicilia si sono sviluppati i latifondi che hanno determinato una smisurata ricchezza per una ristrettissima casta di grandi proprietari terrieri e una miseria estrema per la restante parte del popolo, costretta agli espedienti per poter sopravvivere.
E gli antropologi sulla cucina siciliana scrivono che, trattandosi di una minestra povera si rifà alla tradizione del farro di retaggio romano, importato dall’Africa proprio in quell'epoca.
È una semola, come il cous cous, ma diversamente da esso è cotta insieme al condimento proprio dalla tradizione di tipo arabo.
E’ proprio in questo desolante contesto di povertà e miseria che si colloca la nascita del piturru o pittiri, come concetto gastronomico basato sull’ utilizzare tutto e non far perdere nulla.
Il piturro è una lavorazione complessa, diffusa soprattutto nell’entroterra della Sicilia, tra la provincia di Caltanissetta e Agrigento, in aree solfifere e nei Monti Sicani.
Si tratta di una semola, come il cous cous, ma diversamente da esso è cotta insieme al condimento e, comunque, è precedente da un punto di vista storico e non ha un trattamento di tipo arabo. Nel tempo, u pitirri è cambiato, si è adattato e modificato a seconda delle disponibilità dei diversi periodi storici.
Il piturro ricorda un po’ la polenta, tant’è che potremmo azzardarci a definirla una sorta di antica polenta del sud.
Non a caso nel paese vicino, A Sant’Angelo Muxaro, lo stesso piatto si chiama “arriminata”.
Nel tempo a questo piatto si sono aggiunte le verdure di stagione, cavolo, broccoli, porri o piselli; E “la più moderna” versione prevede anche le uova. L’importante è che il risultato finale sia un po’ granuloso e sbriciolato, come il cous cous.
A Cammarata e San Giovanni Gemini il Pitirri, è una pietanza, ma la stessa è diffusa nell’entroterra Siciliano, tra la provincia di Agrigento e Caltanissetta, in quelle che racchiude il Parco dei Monti Sicani.
Fonti di questo articolo:
- Proloco Sinagra: https://www.prolocosinagracentofontane.it/
- Bere emangiare in Sicilia: https://www.clicksicilia.com/beremangiaresicilia/
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