Il dialogo tra il fabbro e Maria

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Il dialogo tra il fabbro e Maria

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Pubblicato in Cultura e Società · Sabato 11 Nov 2023
Tags: IldialogofabbroMariaruoloSantaCrocecoltellinaimastroferrarioSicilia

Il dialogo tra il fabbro e Maria

U Passiu Santu, per Pasqua a Buccheri - Via Crucis vivente dialettale, Una settimana quella Santa che a Buccheri si apre la Domenica delle Palme con la processione dell'ingresso a Gerusalemme. Il Venerdì Santo, quando la Morte sembra vincere sulla Vita, la sua  rappresentazione.  Ogni Settimana Santa è un evento che possiede una sua tipicità locale, ed il testo di questo canto è la versione cumisara di un antico testo quaresimale, molto diffuso in Sicilia.

Maria passa per una strada nuova la porta di un fabbro è aperta “O caro maestro, che fate a quest’ora?”“Faccio una lancia e tre chiodi pungenti”“O caro maestro non lo fate adesso,vi pagherò bene la paga del lavoro”“O cara donna non lo posso fare  altrimenti mi metteranno al posto di Gesù”“O caro maestro, mi dai notizie dov’è il figlio amato di Maria”“O cara donna, se lo volete trovare è lo stesso sangue che vi insegna la strada “O Figlio scendi da questa croce che c’è la tua mamma a difenderti”“O cara Mamma, beneditemi e andate via, che c’è la Santa Croce a difendermi”“Chiamatemi Giovanni, ne ho bisogno perché mi dia qualche consiglio Mi porti uno scialle nero,ora credo che mio figlio sia morto”E l’acqua del mare si trasformò in olio “Rispettate il Venerdì di mio figlio”E per due volte è passato il Dio che l’ha creato. In ogni luogo si allontana l’inferno e trionfa Maria E sia lodato due volte, quando passa Gesù, pensa a Maria!

La tradizione vuole che in questo giorno i fabbri gettino a terra l'incudine, per evitare di realizzare i chiodi e la lancia, che secondo la tradizione fu il centurione romano Longino, che trafisse il costato, ed al momento della morte di Gesù gridò: ”Costui era veramente il figlio di Dio”, la vista del sangue di Cristo, mentre era ai piedi della croce, gli aprì gli occhi alla fede cristiana.

Secondo la tradizione, i chiodi raccolti da sant’Elena erano 3, trovati ancora attaccati alla croce e sarebbero stati portati a Costantino.
Secondo la leggenda uno di essi venne montato sul suo elmo da battaglia, da un altro invece fu ricavato un morso per il suo cavallo. Il terzo chiodo Ü conservato nella chiesa di Santa Croce in Gerusalemme a Roma. Il "Sacro Morso" invece, si trova nel Duomo di Milano, dove due volte all'anno viene mostrato ai fedeli. Del chiodo montato sull'elmo si sono perse le tracce; secondo una tradizione si trova oggi nella Corona Ferrea, conservata nel Duomo di Monza. Ma anche tante altre cittá e santuari ne hanno rivendicato il possesso, la Lancia Sacra è oggi custodita nella Schatzkammer dell’Hofburg di Vienna.

Il canto anche detto U mètiri (Canto di mietitura) fu raccolto da Alan Lomax e Diego Carpitella a Sommatino (Cl) il 6 luglio 1954, durante la storica campagna di rilevamento etnomusicologico su tutto il territorio nazionale ed è contenuto nella bellissima raccolta “Italian Treasury – Sicily” della collezione di Alan Lomax.
Utilizzato anche come canto di lavoro, il testo, molto diffuso in tutta la Sicilia, è parte di un canto più ampio chiamato Lamientu oppure Passiu Santu. Come in molte altre versioni popolari anche in questa colpisce il dialogo fra il fabbro che sta preparando i chiodi e la madre di Gesù che prega l’artigiano di non ultimare il suo lavoro. Nella seconda parte assume un valore essenziale il richiamo spirituale ed escatologico del ruolo della “Santa Croce” che Gesù espone con dolcezza alla madre dolente.

Eleonora Bordonaro, una delle più brave interpreti della tradizione popolare siciliana, si occupa di musica popolare, reinterpretando canti siciliani di tradizione orale, dalla poesia popolare a quella dei cantastorie, dal repertorio contadino a quello sacro, propone da alcuni anni nei suoi spettacoli una versione “a cappella” di questo canto di grande intensità drammatica.

Chi è il fabbro o mastro ferraio

Chi è il fabbro o mastro ferraio, è un artigiano capace di forgiare il ferro battuto in modi e forme di notevole qualità artistica e decorativa, una delle Arti Minori.
La lavorazione del ferro risale all'antichità, ma è solo nel XII secolo che il mestiere del fabbro acquisisce prestigio con la nascita delle prime corporazioni artigiane. È durante l'epoca comunale e nei secoli successivi, che s'inizia ad accennare a una distinzione fra il semplice faber ferrarius e il magister clavarius. Il primo si occupava generalmente della realizzazione di manufatti in ferro, come gli attrezzi per i campi e gli oggetti di uso quotidiano, mentre il secondo era dedito a lavori più delicati come la realizzazione di serrature e chiavi, da cui il suo titolo di clavarius.

Tra questi fabbri vi erano i coltellinai, gli spadai
Questi artigiani producevano tutti i tipi di coltelli, posate, forbici, cesoie e rasoi con i rispettivi manici; oltre a quelli di uso comune esisteva anche una gamma di articoli di lusso destinati al mondo cavalleresco.

I fabbri scelsero come protettore sant'Eligio, ed ogni anno, in occasione della festa del patrono, il 25 giugno, i consoli incaricavano due membri della corporazione per distribuire, nel modo che ritenevano più opportuno, dei doni che venivano loro consegnati, come pane, vino, ecc. a chi ne aveva più bisogno.
È solitamente raffigurato come vescovo o come orefice, o più raramente con attributi di entrambi i mestieri. La scena più caratteristica in cui è rappresentato è quella in cui ricevette la visita di Gesù nella sua bottega, che gli mostrò come ferrare miracolosamente un cavallo tagliandogli via la zampa e poi riattaccandola.

Coltellinai siciliani

Questo per introdurre una tradizione che oramai è quasi estinta, ma sappiamo che la tradizione artigianale è anche progetto di vita, c'è qualcuno che per passione o per necessità, crea qualcosa di unico, ripetendo gesti compiuti da generazioni.

Uno di questi è Antonino Versaci, erede di una antica tradizione, produce coltelli pieghevoli, San Fratello
Arte coltelli siciliani artigianali custonacesi
Gerace coltelli, Catania
Coltelleria Manuele Salvatore, ad Agira


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