Le carte da gioco siciliane
Le carte da gioco siciliane
Le origini delle carte da gioco non si conoscono davvero. Sappiamo solo che già nel lontano X sec. dopo Cristo, in Cina esisteva una forma primordiale di carta da gioco. Dobbiamo aspettare gli Arabi per vedere le carte da gioco anche in Sicilia; sono infatti loro che, dall’Oriente, hanno portato le carte da gioco in Europa.
Ad Instambul in Turchia vengono minuziosamente conservate – ancora oggi – le carte da gioco più antiche della storia, sono 56 fogli d’oro decorati con i 4 semi: Denari, spade, bastoni e coppe.
I simboli raffigurati nelle carte, fanno parte delle influenze del mondo e della società. Le carte siciliane sono il risultato di tutte le nostre dominazioni; così è possibile ammirare il Cavallo come segnale di lavoro dei campi e della terra e ancora il tondino del 5 d’oro che rappresenta la prosperità. Non dimentichiamo Garibaldi a Cavallo nel nove di mazze e tante altre curiosità.
Ogni figura del nostro mazzo di carte ha una storia da raccontare: in Sicilia ad esempio le rappresentazioni dei semi e delle tre figure, donna, cavallo e re, sono state fortemente influenzate dai tarocchi siciliani.
I semi e le figure sono simili e s’ispirano palesemente all’epopea medievale dei Paladini di Francia. Il re veste come nelle raffigurazioni miniate dell’epoca Carolingia, il cavaliere cavalca un cavallo che sembra più asino non come ironica raffigurazione di un eroe squinternato, mentre nella tradizione islamica e cristiana, l’asino rappresenta la cavalcatura dei giusti e degli umili: per l’Islam è il mezzo dello Sceicco che entra umile nella città Santa di Medina (da qui il nome derivato dal siculo provenzale Sceccu in quanto i nobili Sceicchi entravano nelle città conquistate a dorso di un asino); per i cristiani rappresenta l’entrata di Gesù a Gerusalemme.
Il fante o la donna, per l’ambiguità che la contraddistingue, si lega al dolce stil nuovo siciliano e le sue fattezze sono infatti dolci e signorili come quelle di una donna, ma rappresenta un ufficiale minore, più giovane del cavaliere, una sorta di cadetto.
Gli assi sono quattro per seme, ma il più rappresentativo è l’asso di bastone che spesso era dipinto nei carretti siciliani con la dicitura vacci lisciu. Questa figura aveva un significato specifico che valeva come monito per chi volesse attaccare briga o, come qualcuno sostiene, era associato alla grattarola (grattugia) come una sorta di amuleto contro le corna o gli invidiosi.
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