Il cous cous dolce di Agrigento

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Il cous cous dolce di Agrigento

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Il cous cous dolce di Agrigento

Il cous cous è il piatto più popolare nel Nord Africa, ma è diffuso in tutto il mondo. la storia ha elaborato diverse opinioni circa le sue origini. Sappiamo che nell’undicesimo secolo, la conquista arabo-islamica ha contribuito alla diffusione del piatto in Europa. Il couscous giunse fino in Sud America, attraverso le colonie portoghesi emigrate dal Marocco. L’espansione del couscous è continuata durante il XX secolo.
Ritorniamo al cous cous o cuscus, è un piatto ricavato dalla semola di grano duro macinata e sottoposta a uno specifico processo di lavorazione, che si rivela versatile negli abbinamenti e adatto a tantissime preparazioni fresche e gustose, di carne, di pesce, di verdure e non solo in Sicilia anche nella versione dolce.

Oltre a essere un alimento pratico, sin dall’antichità il cous cous si è imposto anche come un piatto ricco di fascino e di “mito”: una leggenda siciliana, ad esempio, chiama in causa il famoso Re Salomone, che trovò conforto alle sue pene d’amore e alla conseguente inappetenza causata dalla Regina di Saba – da lui amata, ma non corrisposto – grazie al cuoco di corte, che preparò al sovrano un impasto di semola e spezie, tra cui il cumino, che restituì vigore e lucidità al re.

Come si mangia il cous cous, un elemento simbolico, legato a questo piatto, riguarda il rito del suo consumo, le popolazioni arabe mangiano il cous cous con le mani, o più precisamente con le dita, prendendo la propria porzione da un piatto comune.
L’etichetta prevede di prendere il cous cous con tre dita e formare una pallina da portare alla bocca; molto importante è rispettare il gesto, perché nel Corano si legge che “con un dito mangia il diavolo, con due il profeta e con cinque l’ingordo”
In Sicilia, c’è un vero culto, soprattutto nella parte occidentale dell’isola, è il 1777 quando Giuseppe Pitré, nel suo saggio di antropologia sugli usi e i costumi del popolo siciliano, descrive questo piatto chiamato “cuscusu colla carne di porco, vivanda in Sicilia dai saraceni lasciata”.

Oggi, il cous cous è uno dei piatti tradizionali della Sicilia ed è uno dei simboli della gastronomia di Trapani, e in suo onore si organizzano festival, sagre, eventi vari: il più famoso è probabilmente il Cous Cous Fest di San Vito Lo Capo, che vede sfidarsi chef di tutto il mondo nella preparazione di questa deliziosa specialità.

Tutto questo dire per svelarvi il cous cous dolce

La versione dolce del cous cous pare sia nata ad Agrigento, nel Monastero di Santo Spirito. Le monache di clausura erano dedite all’insegnamento dell’arte del cucito e del ricamo e, naturalmente, oltre a questo erano anche famose per essere delle abili pasticciere, lo stesso prodotto si poteva acquistare anche nella pasticceria del Monastero di Santa Caterina, a Palermo.
Si trovano diverse versioni, le più comuni prevedono l’utilizzo di numerosi prodotti tipici della gastronomia siciliana come i famosi pistacchi di Bronte, le mandorle e la zuccata. Quest’ultima è un prodotto dolciario a base di zucca candita difficile da reperire fuori dall’Isola, si può sostituire con l’arancia candita.
Quello che è importante è che sia rispettata la ricetta tradizionale, e prevede che il cous cous sia preparato partendo dalla semola.

Presso il Monastero Santo Spirito, un segreto da sempre custodito tra le mura dell’antico convento, tramandato nei silenzi della clausura, veniva preparato il cous cous dolce.
Il monastero è stato fondato nel 1290 ad opera della nobildonna Rosalia Prefoglio, moglie di Federico Chiaramonte I, sotto la giurisdizione di Casa mari. Il Monastero Santo Spirito fu soppresso a seguito delle leggi eversive dello stato, per quanto fu concesso loro di continuare a dimorarvi. La chiesa di Santo Spirito è un gioiello barocco di inestimabile valore, sia per la sua storia antica legata alla presenza delle monache, sia per le opere artistiche contenute non solo di Giacomo Serpotta, ma, anche di Domenico Provenzani e Domenico Gagini. Nel 1916 lo Stato decise di affidare la struttura al comune di Agrigento, all’interno del Monastero di Santo Spirito sono ospitate anche due collezioni permanenti del Museo Civico di Agrigento.

Agrigento cosa vedere

Abbiamo attirato la vostra attenzione, ci troviamo ad Agrigento, la città della Parco Valle dei Templi, dichiarata nel 1997 Patrimonio Mondiale dell’Umanità da parte dell’Unesco, da non perdere nel nostro giro presso la città la maestosa Cattedrale di San Gerlardo edificata tra il 1093 e il 1099, nella città dove si trova una copia della lettera del Diavolo, la storia narra che nel 1676 una monaca benedettina, Maria Crocifissa della Concezione, al secolo Isabella Tomasi, parente di Giuseppe Tomasi di Lampedusa meglio conosciuto per il successo editoriale da questi ottenuto, postumo, con la pubblicazione del romanzo Il Gattopardo, siamo  nella città dello scrittore Luigi Pirandello, qui troviamo le bellissime spiagge agrigentine, tra le più belle  spicca la Scala dei Turchi, a Realmonte, pochi chilometri da Agrigento e molto altro.


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