Il Duomo di Agrigento o Cattedrale di San Gerlando

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Il Duomo di Agrigento o Cattedrale di San Gerlando

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Il Duomo di Agrigento o Cattedrale di San Gerlando e le leggende

Il Duomo di Agrigento o Cattedrale di San Gerlando è un bellissimo esempio di sovrapposizione di stili architettonici diversi. La costruzione dell’edificio risale al periodo tra il 1096 e 1102 per volere di Gerlando di Besançon che, in quegli anni, era il vescovo di Agrigento.
Il 4 Aprile dello stesso anno 1099 la Cattedrale di Agrigento venne consacrata e dedicata a Maria SS. Assunta ed a S. Giacomo Apostolo.
Nel 1592 la Chiesa non era stata ancora del tutto riedificata, prova ne sia che il Vescovo Agatone, morto in tale anno, lasciò “tutti i suoi beni per la riedificazione della Cattedrale, che volle dedicata a S. Gerlando”. Fu da tale epoca che la Cattedrale venne dal popolo chiamata “Chiesa di S. Gerlando”
Nel corso dei secoli ha però subito continue trasformazioni ed aggiunte che ne hanno modificato sia l’aspetto esterno che quello interno. Nella navata destra si trova l’urna di San Gerlando che, per due volte nel corso dell’anno, viene portata in processione per le vie della città. Nella torre della Cattedrale di Agrigento è contenuta invece una copia della misteriosa Lettera del Diavolo. Secondo la leggenda sarebbe stata scritta nel 1676 da una suora del monastero di Palma di Montechiaro sotto la dettatura del Diavolo in persona.

La storia del Duomo di Agrigento

L’area su cui sorge la Cattedrale di Agrigento era considerata sacra già dai primi abitanti della città antica. Secondo gli studiosi infatti in questa zona sorgeva il Tempio di Zeus Atabirio, cioè “della montagna” o di Zeus Polieo, cioè “della città”. L’aspetto attuale del Duomo di Agrigento è il frutto di nove secoli di trasformazioni, ampliamenti e restauri. L’edificio originario subì diversi danneggiamenti sia a causa di eventi naturali come frane e terremoti, sia per vicende storiche come la conquista della Sicilia da parte dei musulmani e le guerre di Federico II. Nel XIV secolo i Chiaramonte, la famiglia nobile che governava Agrigento, fece ricostruire il Duomo nella forma attuale.
L’architettura della Cattedrale di Agrigento, è oggi una straordinaria testimonianza della sovrapposizione di diversi stili architettonici. L’originario stile arabo-normanno è sopravvissuto solo nella zona del transetto e nella torre dell’orologio. Il gotico-chiaramontana si può vedere nella parte iniziale della chiesa con le sue colonne a base ottagonale che sorreggono gli archi a sesto acuto. Il portale d’ingresso ad arco in marmo bianco e il campanile sono in stile rinascimentale mentre barocche sono le decorazioni del presbiterio e la sezione centrale della chiesa. La torre campanaria che domina la facciata fu aggiunta nel XV secolo per volere di Giovanni Montaperto, futuro vescovo della città di Mazara del Vallo.
L’interno del Duomo di Agrigento è a croce latina con tre navate e tre absidi sul lato est. Il soffitto è diviso in tre sezioni. La prima è a capriate di legno con pitture che riproducono santi e risale al Cinquecento. La seconda sezione, in stile spagnolo, è a cassettoni dorati ed ha al centro un’aquila bicipite, lo stemma degli Asburgo. La terza sezione, in corrispondenza dell’abside, ha un soffitto a cassettoni e sono presenti stucchi bianchi e vari affreschi. Nell’incrocio con il transetto il soffitto è invece decorato con una finta cupola realizzata da Michele Blasco.

Il portavoce

Nella cattedrale si verifica un particolare fenomeno acustico chiamato “portavoce”. Chiunque si trovi nel presbiterio può sentire ciò che viene detto, anche a bassa voce, da una persona posizionata all’ingresso della chiesa. Questo fenomeno è stupefacente se si pensa che la distanza tra i due punti è di ben 85 metri. Ed è ancora più curioso considerando che non vale nel senso inverso.

L’urna di San Gerlando e le altre opere d’arte

Nella navata destra del Duomo di Agrigento si trova la Cappella di San Gerlando dove è custodita l’urna con le reliquie del santo. L’opera, realizzata nel 1639, è del maestro argentiere palermitano Michele Ricca. In occasione della Festa di San Gerlando, che ad Agrigento si festeggia il 25 febbraio e il 16 giugno, l’urna viene portata in processione per le vie della città. Il Duomo di Agrigento custodisce anche altre opere d’arte collocate sugli altari.

L'altarolo
L’Altarolo e la Leggenda della Vera Croce. Al tempo della I Crociata, il conte normanno Ruggero D’Altavilla riconquistò alla cristianità la Sicilia. Rievangelizzò la popolazione dopo secoli di dominio. Per questo compito il conte volle Gerlando di Besançon come Vescovo di Agrigento. Egli adempì in modo così esemplare al suo alto ufficio da ottenere presto la devozione di tutti. Negli anni in cui i Crociati conquistavano Gerusalemme, Gerlando ultimò la Cattedrale. Al suo interno verrà gelosamente custodito per secoli l’Altarolo: un piccolo altare portatile con cui i Crociati celebravano messa nei campi di battaglia.
Certo è che su un lato dell’Altarolo – oggi esposto al MUDIA – sono raffigurati David e Salomone adoranti una Croce bizantina: motivo legato alla “Leggenda della Vera Croce”, nota a quel tempo solo in Oriente e di cui Gerlando fu il primo divulgatore.

Il Santo ed il Paladino

Il Santo e il Paladino. Negli ambienti della Cattedrale si trova un’urna di vetro con un corpo imbalsamato. Ufficialmente è San Felice Martire. Con questo nome, però, vi sono 15 martiri riconosciuti dalla chiesa.
Le inusuali vesti alimentano un’altra ipotesi. Un’antica tradizione vuole che sia Brandimarte, prode paladino di Carlo Magno. L’eroe morì lottando con Orlando e Oliviero contro 3 cavalieri saraceni in un epico duello a Lampedusa.
Caduto in battaglia a Lampedusa, durante un triplice duello al fianco di Orlando e Oliviero. Il suo uccisore è lo spietato e sanguinario Gradasso. Per officiare le esequie, Orlando volle che la salma rientri ad Agrigento e venga esposta in Cattedrale, per il sommo valore del paladino caduto in battaglia per difendere la cristianità, sacrificò la vita e lasciò, per sempre, il suo amore terreno Fiordiligi.
L’episodio è narrato da Ludovico Ariosto nei canti XLII XLIII dell’Orlando Furioso.

La lettera del Diavolo e Suor Maria Crocifissa

Nella torre della Cattedrale di Agrigento è custodita una copia della cosiddetta Lettera del Diavolo. Si tratta di una lettera scritta, in caratteri apparentemente incomprensibili, da una monaca del Monastero benedettino di clausura di Palma di Montechiaro. La monaca, Maria Crocifissa della Concezione, si chiamava in realtà Isabella Tomasi.


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