L'olio la sua importanza, la scacralità
Pubblicato in Cultura e Società · Lunedì 30 Dic 2024 · 6:15
Tags: olio, importanza, scacralità, superstizione, economia, Sicilia, cultura, credenze, tradizione, modernità
Tags: olio, importanza, scacralità, superstizione, economia, Sicilia, cultura, credenze, tradizione, modernità
L'olio la sua importanza, la scacralità, la superstizione, l'economia in Sicilia
L'olio in Sicilia non è solo un condimento, ma un vero e proprio simbolo della nostra identità.
Ogni goccia racchiude secoli di tradizioni, superstizioni e credenze che si intrecciano con la vita quotidiana.
Pensate che in molte famiglie, l'olio d'oliva viene benedetto e utilizzato in rituali per scacciare le energie negative.
Ma non è solo un aspetto spirituale: l'olio è anche una risorsa economica fondamentale per l'isola, contribuendo a sostenere le piccole imprese e l'agricoltura locale.
Insomma, ogni volta che assaporate un piatto con olio siciliano, non state solo gustando un prodotto, ma state assaporando una storia ricca di significato e passione.
Chi da siciliano non ha conosciuto il locale, dove si conservava nelle giare l’olio solo per evitare ai recipienti dell’olio in argilla danni, che avrebbero implicato una perdita economica considerevole.
C’è stato un tempo, dove l’olivicoltura era praticata come attività precipua dai viddàni o contadini, che generalmente associavano a questa pratica anche altre, sempre di pertinenza agricola.
Durante la raccolta che si effettuava con la formula della gabèlla delle olive, sistema ancora oggi in uso, anche se in misura estremamente ridotta. La gabella altri non è che una modalità di affitto: la raccolta delle olive viene affidata ad una famiglia o ad una squadra che ha appositamente congiunto i suoi elementi costitutivi per questo obiettivo. Questa formula prevede una porzione ben definita di olio per chi prende in carico la gabella ed un'altra porzione, altrettanto ben definita, per il proprietario del terreno. Un canone per la raccolta, pagato in natura. Il sistema consente al proprietario di non assumersi gli oneri della raccolta.
Nel Medioevo era denominata ogni specie di pubblica imposta. Successivamente si intesero le imposte daziarie, comunali e statali, nonché le entrate governative ricavate dai prodotti di monopolio governativo.
Il momento della raccolta diventa un momento di condivisione, quasi di convivialità collettività, riescendo a smorzare le fatiche oggettive. Al pranzo dell'ultimo giorno partecipa anche il proprietario dell’appezzamento terriero, se la raccolta è avvenuta sulla base dell’accordo contrattuale. In questa circostanza, il pranzo, consumato insieme, diventa un momento di ratifica del rapporto di fiducia che si è instaurato.
L'olio vecchio, non più edibile, viene impiegato per la fabbricazione del sapone. Se ne preparano due tipologie: sapùni duru o a piezzi e sapùni muoddu.
L’importanza dell’olivo lo riscontriamo nella patrona del paese di Pettineo, che si trova vicino Tusa con la sua la Fiumara d’Arte, che è Sant’Oliva, cui sono specificamente dedicate sia una piazza sia una chiesa, all’interno della quale è custodita la vara della Vergine, come la chiesa di Santa Oliva è la chiesa madre di Raffadali, come ad Alcamo troviamo la chiesa di Sant’Oliva prospiciente alla piazza Ciullo, a Trabia è la Chiesa di Sant’Oliva, la chiesa di Sant'Oliva di Cefalù. Sant’Oliva è stata anche la patrona di Palermo, fino all’arrivo di Santa Rosalia nel 1624. Il ricordo della devozione palermitana alla Santa è espresso dalla struttura
Il simulacro della Santa ha come tratti precipui un ramo d’olivo tenuto in una mano ed un libro delle lodi divine nell’altra. Il ramo d’olivo, simboleggia il collegamento diretto, che si attua attraverso la fede, tra la dimensione terrena e quella divina.
L’olivo lo riscontriamo anche nell’episodio della colomba che porta un ramoscello d’ulivo a Noè, dopo la fine del diluvio universale, e ricordando il legno con il quale è stata costruita la croce di Cristo.
La sacralità dell’olio nel quotidiano fornisce, un ponte con la superstizione: rompere un contenitore d’olio annuncia una disgrazia o un dispiacere, che possono coinvolgere non solo la persona responsabile della rottura del recipiente, ma anche i membri, in generale, della sua famiglia. Per ovviare immediatamente a questo sgradevole presagio, a mo’ di antidoto, si lascia cadere sul liquido versato, del sale, che assume la funzione, quella parziale di smussare l’impatto della stessa e di lenire gli effetti provocati.
Si ritiene che il malocchio nasca dall’influenza negativa esercitata da certe persone su altre, a loro vicine per varie contingenze, l’azione deleteria viene trasmessa attraverso l’organo della vista. Si prendono adesso in esame gli scongiuri, La preghiera per risanare questa condizione di malessere incipiente, è la seguente:
Tri uocchi fuoru chi t’arucchiàru,
quattru fuoru chi ti sarvàru.
San Petru ri Roma vinía,
a manu purtàva na canna d’olívu,
a l’altàru maggiùri la biniricía,
l’uocchi cacciàva a cu mali facía:
quattru pani e cincu pisci,
lu beni ’nta la me casa mi crisci
[Tre occhi sono stati quelli che ti hanno guardato male,/ quattro sono stati gli occhi che ti salvarono./ San Pietro giungeva da Roma,/ in mano portava un ramoscello d’ulivo,/ l’aveva benedetto all’altare maggiore,/ cavava gli occhi a chi compiva il male:/ quattro pagnotte e cinque pesci,/ il bene cresce per me nella mia casa].
La sacralità dell'olivo ad Atene parte da un'antica leggenda, che ha per contenuto una battaglia per la sovranità sulla città di Atene tra Atena, dea della guerra e dell'intelligenza, e lo zio Poseidone, dio degli abissi marini. Poseidone, nella forte aspirazione di ottenere la sovranità sulla città di Atene, che ai tempi non aveva neppure un mare, aveva colpito con il suo tridente la roccia sulla quale, a gara conclusa e vittoria aggiudicata, doveva sorgere l'Acropoli e aveva fatto scaturire a quell'altezza un mare. Si racconta pure che sempre in quell'occasione, in aggiunta alla sorgente salata, per far colpo su colui o coloro che dovevano assegnare il primato sulla città, avesse fatto balzare fuori dalla terra il primo cavallo. Atena, in risposta, fece nascere dalla terra il primo albero di olivo, con il chiaro intento di giovare agli uomini, fornendo loro la materia per illuminare la notte, l'unguento per medicare le ferite e il nutrimento adatto alla popolazione.
Non può, inoltre, neppure sfuggire che ad Aristeo, come benefattore responsabile di aver insegnato agli uomini a vivere in civiltà, era ritenuto inventore dell'alveare e dell'apicoltura in genere, del formaggio e del frantoio o trappeto e maestro per gli uomini dell'innesto dell'olivastro, al fine di rendere la pianta domestica, venne dedicato a Siracusa un tempio, ove andare a tributargli onori divini, in Sicilia era una delle divinità campestri, una statua eretta a Siracusa nel tempio di Bacco.
Nel Salmo 104, 14-15, in cui si tesse l’elogio degli splendori della creazione, quando si parla della terra che sostiene coi suoi prodotti l’uomo, si citano, non casualmente, tre alimenti primari, con specifiche proprietà: il vino che serve ad allietare l’animo dell’uomo, il pane che dà robustezza e l’olio che fa brillare il volto.
Oggi in Sicilia alla pianta d’olio si è soppiantato l’olio nero, in nome del progresso, raffinerie anziché verde nei campi, da città privilegiate a luoghi d’industrializzazione per conto di terzi, a scarti industriali.
Fonti di questo articolo:
- Il pozzo dei miracoli e Sant'Oliva a Palermo: https://www.clicksicilia.com/blogclicksicilia/blog/?il-pozzo-dei-miracoli,-sulle-tracce-di-sant-oliva-a-palermo
- Bere e mangiare in Sicilia: https://www.clicksicilia.com/beremangiaresicilia/
- Itinerario Fiumara d'Arte: https://www.clicksicilia.com/itinerarisicilia/itinerario-fiumara-d-arte.php
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