Il “Ritratto di donna Franca Florio” di Boldini e la Belle époque palermitana

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Il “Ritratto di donna Franca Florio” di Boldini e la Belle époque palermitana

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Pubblicato in Arte contemporanea · 26 Gennaio 2023
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Il “Ritratto di donna Franca Florio” di Boldini e la Belle époque palermitana

Ul ritratto è da sempre conteso dai grandi collezionisti.
La storia del dipinto di Donna Franca
Nel 1901 Ignazio Florio commissionò a Giovanni Boldini, acclamato pittore italiano trasferito a Parigi ed interprete del mondo femminile della Belle époque, un dipinto che immortalasse degnamente la radiosa bellezza della moglie, Franca Jacona di San Giuliano. Boldini, artista animato da un’effervescente vocazione alla mondanità, fu ospite dei Florio, realizzò così il ritratto.
Donna Franca era una delle Signore più in vista ed eleganti di tutta Italia, e la sua vita con Don Ignazio, scandita da ricevimenti, balli e feste con la migliore società d’Europa la obbligavano a possedere un guardaroba eccezionale, adeguato alla società che frequentava.
Nella prima versione del dipinto, era stato scelto dal guardaroba di Donna Franca Florio uno splendido abito da sera in velluto di seta nero, con maniche e guarnizioni dello stesso tessuto controtagliato, che ne esaltava la figura alta e slanciata, la carnagione ambrata, la capigliatura scura e i luminosi occhi verdi.
Boldini, dunque, ritrasse la nobildonna con uno dei suoi favolosi abiti, ma omise un accessorio importante: la pettorina di merletto con collo alto che rendeva il vestito ben più austero e in accordo con i tempi.
Era una questione di convenienza dell’atteggiamento poco adatto ad una Signora della Palermo del primo Novecento.
Nel frattempo, nel 1903, espose alla V Biennale di Venezia un quadro rappresentante Donna Franca a figura intera, su richiesta dello stesso Ignazio Florio, suscitando grande scalpore perché la donna esibiva un sautoir composto da 365 perle, ben più lungo di quello posseduto dalla Regina Margherita.
In proposito va anche precisato che fu proprio Ignazio Florio a richiedere fin dal 1901 l’inserimento del ritratto di sua moglie alla Mostra di Venezia, manifestando una bella dose di ironia e di sfida nei confronti di Boldini, ma aggiungendo anche che era pronto a inviare subito l’importo per acquistare il quadro, così come si trovava, dietro telegramma da parte di Boldini della regolare cessione del dipinto. Quindi la voce messa in circolazione che Florio non volesse pagare il dipinto, anzi che non lo aveva mai pagato, è del tutto falsa.
Le critiche rivolte a Boldini, non furono favorevoli, dando in un certo senso ragione a Don Ignazio: infatti  a proposito del Ritratto di Donna Franca Florio lo ritiene “ lezioso ed artificioso nella posa innaturale ed oltremodo contorta dello snello corpo.
Ricapitolando: prima che il dipinto fosse partito per Venezia, probabilmente Boldini ricevette il suo compenso, rilasciando ricevuta della cessione del dipinto; successivamente alla Biennale, viste le critiche non del tutto favorevoli accettò, di apportare alcune modifiche, Boldini si fece rimandare il dipinto da Venezia direttamente a Parigi per soddisfare le richieste del Commendatore Florio.
Nel frattempo, nel 1903, espose alla V Biennale di Venezia un quadro rappresentante Donna Franca a figura intera, suscitando grande ammirazione.
La versione attuale del dipinto non è più quella della Biennale di Venezia del 1903: il vestito con cui è ritratta Donna Franca è corto sopra la caviglia, e si presenta proprio secondo i canoni degli abiti in voga con la moda degli anni dieci del Novecento. Proprio su questo particolare si costruirono quei “misteri” legati al dipinto che sarà bene chiarire.

Le modifiche del dipinto. Una o più tele?
Nei libri di storia dell’arte si legge di due o tre versioni diverse del dipinto. In realtà, le modifiche sono state effettuate sempre sulla stessa tela, quella iniziata nel 1901 ed esposta alla Biennale di Venezia nel 1903.
La prima correzione è stata cambiata da Boldini intorno al 1910 e poi nel 1924 trasformando il grande vestito tradizionale indossato dalla nobildonna con uno alla moda in quegli anni.
Viene così meno la leggenda un po’ romantica di un rifiuto dell’opera da parte di Ignazio Florio per la posa poco decorosa della moglie, che invece appare conforme all’etichetta nelle foto che testimoniano lo stato iniziale del dipinto.
L’unica tela mai esistita è quella che è stata ceduta da Boldini ai collezionisti nel 1924, con la documentazione dell’archivio del pittore, solo proprietario della tela fin dal 1901, incluso il materiale relativo all’esposizione alla Biennale nel 1903.

Dove si trova il “Ritratto di Donna Franca Florio”
Gli anni venti del Novecento rappresentarono la piena fase di declino della casata dei Florio, con l’iniziò del declino dell’impero finanziario dei Florio, tutte le proprietà furono vendute per pagare i creditori e nel 1934, tutti i beni mobili appartenuti ai Florio andarono all’asta a Roma e l’anno successivo furono venduti anche i leggendari gioielli di Donna Franca.
L’opera era stata venduta al barone Rothschild, che la portò con sé in America. Il ritratto però non compare nella vendita, perché l’anno precedente è documentato già nella collezione del Barone Maurice de Rothschild che lo presta per l’esposizione di beneficienza organizzata dalla galleria Wildenstein a New York.
L’opera venne rimessa in vendita da Christie’s dai discendenti di Rothschild, il 1º novembre 1995, per poi ricomparire sulle aste il 25 ottobre 2005. Venne battuta da Sotheby’s a New York e acquistata per la cifra di ottocentomila euro dalla Società Acqua Marcia di Francesco Bellavista Caltagirone, titolare di diversi alberghi di lusso in Sicilia. Fu in questo modo che il ritratto di Donna Franca Florio ritornò a Palermo, e venne esposto in una sala del Grand Hotel Villa Igea.
Nel 2017 il ritratto è stato nuovamente messo all’asta a causa della società di Caltagirone. Sono state promosse numerose campagne di sensibilizzazione e di crowdfunding ad opera della nipote, Costanza Afan de Rivera, per l’acquisto dell’opera da parte dei cittadini, ed evitare così che l’opera finisse in una collezione privata.
Ma il 30 aprile l’offerta vincente di 1 milione e 133mila euro ha aggiudicato l’opera ai marchesi Marida e Annibale Berlingieri. La tela si trova quindi esposta presso il palazzo privato Mazzarino, a Palermo. La base d’asta si è rivelata essere molto alta rispetto a quanto la soprintendenza ai Beni culturali avesse attribuito, fu questo motivo per il quale la Fondazione Sicilia non poté acquistare il dipinto.

Il ritratto di Giovanna Florio a Villa Zito

Quello di Donna Franca non è l’unico dipinto che raffigura le donne della dinastia. Esposto a Villa Zito, c’è anche il ritratto di Giovanna Florio. Giovannuzza, così era chiamata dalla famiglia, la primogenita di Ignazio e Franca, scomparsa prematuramente all’età di nove anni.
La piccola era nata nel 1893 ma nell’estate del 1902 era stata colpita da una febbre violenta e inarrestabile. La tisi aveva preso il sopravvento, non c’era più nulla da fare.
Il dipinto di Ettore De Maria Bergler, più che un ritratto, è un’immagine ricordo dolorosamente toccante. Per ricostruire l’evanescenza della fisionomia della bambina, il pittore ricorre al pastello. L’eleganza della posa sembra richiamare le immagini regali del Cinquecento, ed è accentuata dall’abitino bianco e dal copricapo indossato dalla piccola.
Il ritratto è stato donato, insieme ad altre opere, negli anni ‘90 da un erede di Ettore De Maria Bergler, con obbligo di esposizione per la Fondazione Sicilia.


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