Le carte siciliane, dalla cultura araba fino ai giorni nostri
Le carte siciliane, dalla cultura araba fino ai giorni nostri
Siete in Sicilia, ad ogni qualcuno gioca a carte, neanche i siciliani troppo impegnati a giocare si rendono conto di avere tra le mani un pezzo di storia, minimo risalente alla cultura araba.
Chi vive o ha vissuto in Sicilia, sa che caffè, limoncello, cannolo, un mazzo di carte non possono mancare, si riesce a sentire le voci dei pronuncianti seduti in qualche tavolino, non è una partita, è cultura tradizionale.
Le partite a carte possono definirsi “pubbliche, quando ogni “tavolo” è circondato da decine di persone che osservano lo svolgersi del gioco, aspettando che venga il proprio turno: in piedi o seduti, fermi a fissare un solo punto: il “tavolo” da gioco. Il gioco comincia nel tardo pomeriggio, puntuali come una timbratura al lavoro, per poi tornare a casa e comunicare con una punta d’orgoglio di aver vinto, altro che tablet.
Le teorie concordano su un fatto: esse sono state introdotte, inizialmente in Spagna, dagli Arabi, intorno al XIV secolo, da li sono arrivate sino al Sud Italia, dunque nella terra di Sicilia.
Un mazzo è formato da 40 carte, dieci per ogni seme, ed esse rappresentano una sorta di mescolanza di culture: i semi e le figure sono simili e s’ispirano all’epopea medievale dei Paladini di Francia. L’otto, il nove e il dieci infatti sono rappresentate come la donna, il cavaliere e il re.
Ma non è l’unico elemento arabo che è arrivato sino ai giorni nostri. Basti pensare, infatti, alle figure a cavallo: quel colore grigio, non è inusuale per un equino? La risposta arriva dalla cultura araba: spesso le figure più importanti venivano raffigurate a cavallo di un asino, non simbolo di scherno ma di umiltà spirituale, la stessa con la quale si entrava in pellegrinaggio nella città di Medina, dove è possibile trovare la tomba del Profeta.
Una garibaldina è infine la donna di coppe; seppur rappresentata con una dolcezza di forme tipicamente femminile, la carta originariamente rappresenta un fante: ecco il perché degli abiti mascolini e delle armi alla mano.
Cultura perché una delle componenti più spettacolari del gioco è la “segnata”, che vuole indicare quale carta si possiede, perché nel gioco a coppie vi è l'uso di segnalare il possesso di una determinata carta al proprio compagno, ovviamente va tenuto conto che questi segnali sono comprensibili anche dagli avversari perchè sono codificati e possono quindi volgere a proprio sfavore ma è nelle coppie con grande esperienza di gioco particolarmente affiatate che è prevista la “segnata falsa”, cioè l’indicazione ostentata di una carta che in realtà non si possiede per trarre in inganno gli avversari.
Inutile dire che i gesti devono essere compiuti con la massima rapidità per non farsi scorgere dagli avversari.
Riportiamo solo alcune attribuzioni, quelle più conosciute:
il seme dei denari rappresentazione della borghesia
le coppe testimonianza della dominazione greca sulla Sicilia
le spade di colore verde e non blu, simbolo dei nobili
i bastoni a tronco, emblema del popolo.
Donna di Denari – Amante, rivale in amore e anche dea della fortuna.
Cavallo di Denari – Foriero di notizie o giovane rivale in amore.
Re di Denari – La saggezza.
Donna di Coppe – Altra donna, amica, madre, sorella, figlia.
Cavallo di Coppe – Figlio, amico più giovane, messaggero di una buona notizia in arrivo.
Re di Coppe – Compagno in amore, padre, amico o fratello più grande.
Donna di Bastoni – E’ la carta della bontà, della prudenza e della saggezza. Indica una donna affidabile.
Cavallo di Bastoni – Indica un uomo saggio, di autorità, il fratello maggiore, l’amico, il parente che ci aiuta.
Re di Bastoni – Rappresenta l’onesta, la fedeltà, l’attaccamento alla famiglia e ai valori.
Donna di Spade – Donna nemica, pettegola, una falsa amica.
Cavallo di Spade – Simboleggia qualcosa in arrivo o un giovane irruente.
Re di Spade – Indica una risposta certa. Rappresenta anche l’uomo importante e la giustizia.
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