La fornace Penna, o la chiesa laica sul mare del barone repubblicano

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La fornace Penna, o la chiesa laica sul mare del barone repubblicano

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Pubblicato in Turismo · Giovedì 16 Gen 2025 ·  4:00
Tags: FornacePennachiesalaicamarebaronerepubblicanomonumentoarcheologiaindustrialecontradaPisciottoSampieriSciclistabilimentoindustriale

La fornace Penna, o la chiesa laica sul mare del barone repubblicano


Se ti trovi a Sampieri, non puoi perderti la Fornace Penna, un vero gioiello dell'archeologia industriale.
Questo stabilimento, con il suo stile neoclassico e i muri a secco, è un esempio perfetto di come l'innovazione si possa sposare con la tradizione.
Immagina di camminare tra le rovine di un impianto all'avanguardia per l'epoca, dove si utilizzava un forno Hoffmann a ciclo continuo per cuocere i laterizi.
È un posto che racconta storie di un passato ricco di ingegno e creatività, e la vista sul mare aggiunge un tocco di magia. Non dimenticare la macchina fotografica, perché ogni angolo merita di essere immortalato.

La Fornace Penna è un monumento di archeologia industriale e si trova in contrada Pisciotto a Sampieri, frazione del comune di Scicli in provincia di Ragusa.
La Fornace Penna fu realizzata dai Baroni Penna di Portosalvo tra il 1909 e il 1912 su progetto dell'ingegnere Ignazio Emmolo, fu scelto il sito di "Punta Pisciotto", su un terreno appartenente ai Baroni Penna, a ridosso del mare, per i seguenti motivi:
il fondale sufficientemente profondo da consentire l'attracco delle navi,
la presenza della ferrovia,
la vicina cava di argilla, per la materia prima,
la disponibilità di abbondante acqua da una sorgente carsica locale.

La Fornace Penna è stata utilizzata come set cinematografico: "La Mànnara", come viene nominata la località dove sorge la fabbrica, in un episodio dello sceneggiato televisivo Il Commissario Montalbano.
In occasione di una sua visita, Vittorio Sgarbi l'ebbe persino a definire "una basilica laica in riva al mare".

La fornace si trova a Sampieri, paesino costiero in provincia di Ragusa, che è in pratica la marina di Scicli, paese che non sorge sulla costa. Sampieri si trova all'estremità ovest di un golfo sulla costa dell'estremo sud della Sicilia; la fornace Penna si innalza in corrispondenza dell' estremità Est
Quando nel 1912 la sua costruzione venne ultimata, l'aspetto della fornace era profondamente diverso.
Uno stabilimento industriale in stile neoclassico, e costruito con muri a secco era inusuale; era un impianto all'avanguardia, e non solo dal punto di vista architettonico. Per la cottura dei laterizi usava un forno Hoffmann a ciclo continuo.
La parte centrale del piano terra, l'unico rimasto, è suddivisa in tre locali
In quello più ad Est aveva sede il forno Hoffmann, mentre quelli ad Ovest costituivano il vano motore e la sala macchine, in corrispondenza del punto di mezzo del lato Sud del locale che contiene il forno si innalza la ciminiera, originariamente alta 41 metri
Lo stabilimento venne distrutto da un incendio doloso la notte del 26 gennaio del 1924; riguardo a chi ne sia stato l'artefice vi sono teorie contrapposte.
L'incendio distrusse tutte le parti lignee dello stabilimento, facendo crollare i piani superiori dell'edificio, e lasciandone integre solo le parti in pietra. Ed è proprio questo scheletro in pietra viva che rende così affascinante ciò che rimane dello stabilimento
Solo con le riprese aeree è più facile rendersi del fascino della struttura.

Ma chi era il barone Mormina Penna, Francesco,  nasce a Scicli (Ragusa) il 1° agosto 1860 dal barone Ignazio Mormina Papaleo e da Innocenza Penna.

Appartenente a una famiglia di piccola nobiltà terriera, sviluppò sin da giovane convinzioni politiche mazziniane e repubblicane. Decisivo in tal senso fu l’influsso del padre e dello zio Antonio Mormina Papaleo, entrambi patrioti e cospiratori negli anni precedenti l’unificazione nazionale. Laureatosi in giurisprudenza e diventato avvocato, fondò il primo circolo repubblicano di Scicli nel 1885.
A suo giudizio la condizione principale per la soluzione della questione sociale era politico-costituzionale, ossia l’abbattimento della monarchia e l’instaurazione della Repubblica, unica forma reale e progredita di sovranità popolare.
Il 29 gennaio 1893 fondò il Fascio dei lavoratori di Scicli e si distinse come uno dei principali rappresentanti del movimento nella Sicilia sud-orientale accanto a De Stefano Paternò e Luigi Leone, con i quali partecipò in maggio a Palermo al primo congresso regionale dei Fasci e al primo congresso regionale socialista, scrisse numerosissime opere.
Fu sempre guardato con sospetto dall’intellighenzia sciclitana, sua contemporanea. Veniva considerato, un poco di buono, un inconcludente, un perditempo che ben volentieri inseguiva valori di uguaglianza sociale, un rivoluzionario che, tradendo le proprie origini borghesi, agitava le coscienze dei villani per organizzarle e istruirle nel “Fascio dei Lavoratori” da lui fondato.


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