Borgo o feudo TUDIA a Castellana Sicula, da dove passano i woofers

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Borgo o feudo TUDIA a Castellana Sicula, da dove passano i woofers

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Pubblicato in Città Paesi Borghi · Sabato 15 Apr 2023
Tags: BorgoTudiafeudoTUDIACastellanaSiculaWwoofers

Borgo o feudo TUDIA a Castellana Sicula

Tudia, dall'arabo tutia gelso, ha un'origine che si perde nei tempi lontani. Se ne ha notizia già dal 1200, quando insieme ai feudi di Chibbò, Manchi, Vicaretto ed altri otto feudi, costituiva l'immensa baronia di Castel Belìci. In tempi più recenti fu di proprietà dei Principi Filangeri di Couteaux (1800) per poi passare in seguito a un matrimonio tra le famiglie, ai Conti Tasca e quindi per compravendita alle famiglie Pucci e Di Salvo (1920). Il borgo, con le sue costruzioni, testimonia il passaggio delle varie epoche; così dal caseggiato centrale, l'antica "masseria", datato 1843, con il baglio interno, la casa padronale e le due ali di magazzini, si distaccano gli altri fabbricati dell'epoca fascista, sino ad arrivare ai più recenti caseggiati con i grandi magazzini bianchi atti al ricovero delle scorte e dei macchinari.
Sono scomparsi i vecchi pagliai che dal primo novecento sino agli anni sessanta ospitavano i mezzadri cui era affidata la coltivazione dei terreni circostanti. In questo periodo circa quaranta famiglie vi abitavano, e il borgo con la sua scuola, la caserma dei carabinieri, la chiesa, la rivendita di generi alimentari e tabacchi e il telefono pubblico raggiungeva il massimo sviluppo per poi declinare con l'abbandono delle terre e l'emigrazione. Oggi, ormai, risulta abitato da poche persone, testimonianza di un mondo perso nel tempo.
Siamo all'incrocio fra le tre valli - la Val di Noto, la Valdemone e la Val di Mazara - che nelle antiche mappe dividevano la Sicilia in parti eguali.
Oggi, risulta abitato da poche persone, testimonianza di un mondo perso nel tempo. In un panorama così ricco di contrasti, dove il vecchio sopravvive al nuovo nasce "Feudo Tudia". Com'è cambiato il feudo un secolo e trenta anni dopo l'indagine di Franchetti e Sonnino? Nasce una inchiesta e siamo nel 1876, una dei più alti esempi di indagine sociale dell'Ottocento. Sonnino si concentrò sui problemi politici e amministrativi dell'isola, Franchetti raccontò soprattutto la vita miserabile dei contadini. Tudia senza dubbio ha rappresentato qualcosa di particolarmente emblematico nel latifondismo isolano; anzi, nel feudalesimo contemporaneo.
E’ certo che il regime fascista abbia tentato di fare qualcosa a Tudia, negli anni Quaranta, e questo qualcosa si chiamava Borgo Ingrao; ma, come abbiamo visto prima, Borgo Ingrao non venne costruito mai.
Tuttavia, nonostante fosse abortito il progetto ECLS di Borgo Ingrao, l’ERAS, soppresso Ente per la Riforma Agraria in Sicilia, progettò la realizzazione di un borgo di tipo B a Tudia, anche se non nel luogo dove sarebbe dovuto sorgere Borgo Ingrao, ma più a Nord a poco più di due chilometri di distanza, nei pressi della masseria, che a sua volta proseguiva l'operato dell' Ente di Colonizzazione del Latifondo Siciliano ECLS.
Dalla mappa ERAS sui borghi dell’isola aggiornata al 30 Novembre 1953, il nuovo centro di Tudia risulta tra quelli “progettati o da progettare” RUNZA, BINUARA, i VILLAGGI SCHISINA e altri ancora.
Cosa è rimasto del feudo dopo i reportage di Scalfari e degli altri giornalisti dell'Espresso? La loro inchiesta del 1959 fece scandalo ma poi nulla accadde: negli atti parlamentari non c'è traccia di un'interpellanza o di un'interrogazione, il governo del tempo non promosse alcuna indagine, nessuno - neanche in Sicilia.
Il tempo passa e non passa mai in questa Sicilia dove i contadini non sono più contadini e i feudatari sono diventati imprenditori agricoli. Sono ancora loro i padroni. Ma sono padroni di tutto e padroni di niente.
E poi, nel 1965, è arrivata lei, Giuseppina Di Salvo marchesa De Gregorio. E' lei, "la marchesa", la donna che ha segnato il passaggio di Tudia da accampamento di schiavi ad azienda agricola.
Oggi Tudia ospita un moderno agriturismo e commercia prodotti bio.
Tudia non è solo un terreno agricolo è un parco, piscina e ristorante; l'azienda agricola, estesa 250 ettari, con la sua viabilità interna è percorribile in tutta la sua estensione. Si possono fare escursioni a piedi o in mountain bike fornite dall'azienda o partecipare alle attività aziendali quali la raccolta di pesche, pere, pistacchi, uva, olive; si può tentare di pescare, per chi dispone della canna, qualche carpa nei due laghetti collinari dell'azienda.
Ma la vera sorpresa, nell’antico feudo degli schiavi, sono i ragazzi di vent’anni che vengono da tutte le parti del mondo. Rimangono a Tudia per qualche settimana. Potano le piante, raccolgono i prodotti della terra, fanno marmellate, preparano torte. A Tudia ne sono passati tanti di ragazzi li chiamano Wwoofers, sono volontari giramondo per le fattorie biologiche dei cinque continenti. In cambio di vitto e alloggio offrono lavoro nei campi e nell’azienda agricola. Fuori da logiche mercantili, i Wwoofers sono arrivati anche in questa Sicilia alla ricerca del feudo che non c’è più e forse anche di se stessi.


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