Fatture e controfatture, maghi, la Bendicaria

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Fatture e controfatture, maghi, la Bendicaria

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Fatture e controfatture, maghi e "cosi tinti": la magia popolare siciliana che affascina e fa paura e la Bendicaria e feste.

Un virtuale percorso tematico magico-religioso degli oggetti appartenenti alla famosa collezione di Giuseppe Pitrè, ci consente di sperimentare una simile operazione all’interno del museo etno-antropologico di Palazzolo. L’ispirazione nasce dal manifesto inaugurale della Casa Museo e rileggendo le parole di Antonino Uccello

Culti pagani e credo cristiano, uniti nei riti propiziatori per la rigenerazione del ciclo vegetale, della vita e nella funzione apotropaica.

In particolare era la mietitura del grano ad essere caratterizzata da una notevole sacralità: il lavoro veniva scandito da orazioni, litanie e canti. Il canto poteva servire per invocare la protezione dei Santi per un buon raccolto. Una testimonianza affascinante sono i canti della mietitura. Le prime operazioni venivano compiute in religioso silenzio, rispettosi e timorosi della sacralità del rito che si stava per compiere. Dopo che u nfasciaturi aveva finito di legare il primo covone rompeva il silenzio e dava inizio ad espressioni cantate di carattere sacro, finalizzate a fornire una protezione magico-religiosa alla raccolta.
Come dar fuoco alla Vecchia del grano su un rogo abbellito da fiori, simbolicamente rappresentata con le ultime spighe del raccolto. Invocandola con il nome di Cerere, le si chiedeva una annata prospera.
31 luglio - 1 agosto - 2 agosto
Creare il Cerchio con spighe di grano, girasoli, pannocchie e posizionare i simboli dei Quattro Elementi: Terra (sale), Aria (incenso), Acqua (acqua), Fuoco (lampada ad olio). Accendere la lampada ad olio e offrire una fumigazione di incenso puro con petali di girasole o valeriana. Oppure: basilico – cannella – coriandolo – erica – rosmarino - artemisia – achillea – camomilla - gelsomino.

Preghiera alla Grande Madre del Grano:
Grande Madre del Grano
alza sacra la mano
e dal cielo difendi
nostre falci lucenti.
Verde manto e corona,
d'ogni seme padrona,
sulla terra feconda
nascerà messe bionda.

Magna Mater Frumenti,
i tuoi raggi splendenti,
vita, luce e calore,
forza del mietitore.
Com'è alto il tuo sole
sulla spiga e il covone,
fra le zolle di campo,
nell'estate del tempo.
Magna Mater, Signora,
ch'ogni cosa colora,
che sorride e protegge
il frumento ed il gregge.
Grande Madre del Grano,
i tuoi figli lontano,
con preghiera e con canto,
ora ti sono accanto.

La festa del ringraziamento per il raccolto è molto importante, perchè è legata al tema di morte e di rinascita della vita umana e tutte le cose create o generate, che crescono e poi declinano. E' una ruota che deve continuamente restare in equilibrio se si vuole che la vita continui a perpetuarsi.  L'anno si trova ora nel punto del suo culmine rigoglioso ma è anche l'inizio del suo lento processo di declino.


Nel rosario alcuni nodi erano considerati vere e proprie formule magiche ma anche figura primitiva del rosario: i ruppi Erano considerati come la rappresentazione di un cerchio che può legare o sciogliere, quindi imprigionare le forze buone o sprigionare le forze cattive. Il rosario costituito da 59 nodi con uno più grosso ogni 10, per le sue caratteristiche può essere affiancato all’interpretazione di un amuleto in grado di portare ogni bene al fedele orante.
Gli strumenti musicali, hanno ricoperto un ruolo importante nella sfera rituale popolare. Il valore magico-religioso della musica è testimoniato dal suo utilizzo nelle feste religiose, specie pasquali. Il fischietto di terracotta era lo strumento per eccellenza ricorrente nel coinvolgimento dei bambini. Apparentemente giocattoli, avevano il valore di trasformare il suono prodotto in una sorta di voce extra umana

Il mago che condiziona le profondità, il suo potere consiste nel piegare le leggi della natura alla propria volontà, nel comunicare col mondo sovrannaturale per dominarlo e controllarlo a proprio uso e consumo.
Tutte valide ragioni che lo rendono, agli occhi degli altri, superiore, temuto e rispettato, nonché guida privilegiata tra le vicissitudini della vita.
Punto di riferimento essenziale per gli studi antropologici legati all’universo magico siciliano rimane Elsa Guggino.

Sue in sostanza le ricerche sul campo in giro per tutta la Sicilia e le. I maghi (maari o magari) e le maghe (maare o magare) praticano le fatture (maarìe o magarìe) e le controfatture (cuntramaarìe) attraverso gli esseri, entità animiche di ogni genere, sia spiritiche che legate alla sfera del divino – come la Vergine, Cristo, l’Angelo Custode, i santi o i diavoli – le quali, in un evidente sincretismo magico-religioso, vengono evocate o sfruttate come forze particolarmente influenti.

L’Ovu di la Magarìa

Un rituale macabro in cui un uovo di gallina veniva infilzato da decine di spilli per arrecare molteplici sofferenze alla vittima e per ultimo, veniva conficcato un chiodo in modo tale da procurare la morte nell’esatto momento in cui si sarebbe disfatto. L’oggetto oscuro doveva essere posto sul tetto del nemico senza però dimenticare di tenere legato un nastro rosso al chiodo affinché il maleficio non si fosse rivoltato contro la stessa strega che lo aveva effettuato.  Il cosiddetto “Colpo di Ritorno”.

Spiriti e fatture destano talmente paura e soggezione tra le persone da non essere abitualmente neanche nominati se non col generico cosi tinti. L’anziana maara Marzia di Piana degli Albanesi, intervistata dalla Guggino, ha confessato di essere in contatto con parecchi esseri illustri, tra cui Platone, Gengis Khan "affamato di fimmine", Napoleone, Maometto e addirittura Satana, "un bell’uomo" che interverrebbe a risolvere i casi più difficili per poi andar via tranquillamente. Definita – come altri maghi – una donna di fora in grado di viaggiare sotto forma dello spirito che è in lei (mentre il suo corpo continua a dormire a casa) per sabba notturni e fatture. Premesso che nella tradizione popolare non esiste l’idea di magia nera per come la intendiamo noi – chi subisce considera “nero” l’operato del mago, chi ne giova “bianco” –, una fattura viene praticata travagghiando, lavorando, manipolando un oggetto, affinché veicoli l’entità in azione, il cosiddetto comando, con cui si identifica il mago che sta operando per colpire la vittima.

L’oggetto deve richiamare il suo destinatario: può quindi essere un fantoccio antropomorfo oppure, per mimesi, un uovo (simbolo di vita) o un limone (simile per forma all’uovo), trafitti da spilli, che arrechino, ciascuno, uno spasmo di dolore, e da chiodi, per sferrare il colpo di grazia finale.

La graduale deperibilità e la rottura dell’oggetto possono condurre alla follia e alla morte. Vengono usati anche capelli, unghie, abiti del malcapitato oppure intrugli di orina e sangue mestruale polverizzato miscelati nel suo cibo o caffè. Alcuni maghi operano attraverso animali (galline, conigli, gatti), anche se ormai di rado, o nei pressi del mare, giacché l’acqua sarebbe in grado di far circolare il comando oltre lo spazio fisico percepibile a occhio nudo.

Il mago Giuseppe che sgozzò una gallina sul porticciolo della Tonnara Bordonaro all’Arenella per fatturare, su commissione di una moglie rancorosa, l’amante del marito che viveva fuori città. L’oggetto lavorato viene poi nascosto nella casa della vittima, per non essere scoperto e inibito, sotterrato nelle sue vicinanze oppure gettato in mare.

Quando il mago s’identifica col comando, rutta o sbadiglia, riproducendo così la sua voce infera, parla lingue ignote, entra in uno stato di trance e può recitare scunciuri, incantesimi, come questo riportato dalla Guggino per affascinare un uomo: Iu t’attaccu comu un palummu mutu / hâ fari n‘zoccu ti ricu iu pezzu ri curnutu / e pi’ lu nomu di Gesù / t’attaccu p’un ti sciogghiri cchiù.

Il fatturato, incamerando il comando inviato, ne risentirà con malanni di ogni genere (sofferenze fisiche, punture dolorose, disturbi gastro-intestinali, senso di freddo, ansia, incubi, forte calore al petto etc.), parlerà anche lui lingue mai udite, farà rutti e sbadigli incontrollabili e rischierà di impazzire e finanche morire.

Via il male con la Benedicaria

La Benedicaria chi possiede l'Arte di benedire, invece non può essere assimilata alla Stregheria in quanto pur essendo pagana attua in un contesto cattolico e non se ne stacca.
A Benedicaria è incentrata sul culto dei Santi, della Vergine, di Gesù e del Creatore, veri ed indiscussi protagonisti. La “magia” popolare, chiamata anche “magia” delle campagne, non ha testi scritti, gli unici testi scritti esistenti sono vecchie orazioni e preghiere, ricavate talvolta da sgualcite immaginette e da antichi santini, anche se esistono pratiche di consacrazione a santi particolari, come San Michele, che permettono una connessione specifica con lo Spirito, una sorta di giuramento solenne. L’iniziazione alla “magia” popolare sono fondamentalmente i Sacramenti della Chiesa Cattolica. Gesù disse: “Tutto quello che domandate nella preghiera, abbiate fede di averlo ottenuto e vi sarà accordato” (Marco 12,24). Questa è la prima regola che dovrete tenere a mente se desiderate cimentarvi in questo tipo di pratiche: la fede.

La tradizionale orale, condita dall’influenza della religione, aveva dato vita alla Benedicaria. Sul culto della Madonna, di Gesù Cristo e di Dio prendevano forma riti attenti e puntuali che, complice la povertà, si svolgevano con umili ingredienti. Acqua e sale, ad esempio, erano noti per le loro proprietà antibatteriche e sterilizzanti. Dunque venivano spesso usati in rituali catartici contro il malocchio e le identità maligne.

Fallito ogni intervento medico e in evidente sospetto di fattura, la vittima si rivolgerà a un sacerdote potente l’esorcista o a un altro mago, il quale, con un’operazione identica alla precedente, opererà la controfattura, prima facendo salire, rivelare l’essere rintanato nella vucca ri l’arma (‘bocca dell’anima, dello stomaco’) e le sue intenzioni, poi individuando il mago vettore e infine procedendo a ripagare il committente con la stessa moneta.

Ad esempio, quando si riteneva necessario purificare la propria abitazione si spruzzava acqua e sale in tutta la casa pronunciando una formula magica che cambiava in base alla zona della Sicilia d’appartenenza. Gli elementi invocati uniti alle parole abbattevano l’invidia “soccu pènzanu”, le imprecazioni “socchi dìcinu” e le azioni disoneste “chiddu ca fanu”.  Se invece l’abitazione era nuova, bisognava “inaugurarla” lavandola con l’acqua e spazzandola, ma al fine di purificare la casa i nuovi conquilini portavano il pane e spargevano sale.

Per proteggere le partorienti, invece, si usava mettere nel letto dell’aglio, considerato un potente antisettico, battericida intestinale e delle vie respiratorie. La pianta è da sempre legata al mondo della superstizione e della magia: si crede che farsi il segno della croce tenesse lontano da vari tumori.

Pitrè documenta un singolare rituale di controfattura all’epoca praticato di sera a Acireale da una maga e dalla sua comare aiutante. Alla vittima, denudata e sottoposta a una particolare abluzione nelle giunture del corpo, viene tagliata e bruciata una ciocca di capelli. Le ceneri dei capelli vengono immerse in una catinella d’acqua insieme a sale, aglio e olio.
Si pronuncia infine l’incantesimo: Sali, agghiu e ogghiu / Nesci, fattura, cà fora ti vogghiu. / Capiddi ‘nciniriti. / Lu mali distruggiti! / Spizzatu sia lu ‘ncantu. In nomi di lu Patri, di lu Figghiu e di lu Spiritu Santu. L’ex-fatturato potrà quindi scegliere se liberarsi dell’entità, oppure diventare mago a sua volta, eleggendola a proprio comando per fare fatture, voli notturni e altre stregonerie.

Imparerà in tal caso ogni prassi d’esecuzione (incantesimi, orari per operare, tipi di oggetti da manipolare etc.) e perfezionerà la propria indole all’ascolto e all’immedesimazione nelle storie collettive, fatte di invidie tra vicini di casa, gelosie tra parenti, amori non corrisposti o adulteri inaccettabili.

Si può essere mago anche per quel dono di nascita che consente di profetizzare il futuro e interagire con esseri accidentalmente incorporati – spalancando per esempio la bocca per uno scantu (‘spavento’) – e non per forza ostili.

La magia, spiega la Guggino, riesce a porsi come valida alternativa ai traumi della vita, alla realtà privata di senso ed equilibrio: allorché si verifichi la sventurata circostanza che, in un contesto già economicamente provato, nasca per esempio un bambino con particolari menomazioni psicofisiche, inabile al lavoro e peso quindi per l’intera comunità, la magia rilegge ciò che appare alterato e destabilizzante e lo risolve simbolicamente, evitando pure in certe occasioni «di venire alle mani e alle armi».

Il 15 Agosto per i nostri avi era un giorno interamente dedicato alla Madonna Assunta, e la formula scongiuratoria:
“Gesù le cento croci voglio dire,
se Dio me li lascia dire e ben servire.
Per il santo Battesimo che ebbe alla fonte,
devo passare un terribile ponte,
anima mia di penitenza,
corpo mio spirituale,
ricordati tu N.N. (qui ognuna diceva il proprio nome)
che in quel mondo devo/deve passare,
nella valle di Giòsafat,
il nemico mi scontrerà,
ma io gli dico:
tu falso nemico,
tu con me non ci devi avere a che fare,
addosso porto la salvezza,
con la Croce di nostro Signore,
prima che me ne fossi andato da quel mondo,
mi confessai, mi comunicai,
le cento Croci me li sono dette,
e me li sono scritti quando io ero vivo,
il giorno della Vergine Maria.”

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