Il borgo di Naro nelle pagine di Simonetta Agnello Hornby

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Il borgo di Naro nelle pagine di Simonetta Agnello Hornby

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Pubblicato in Città Paesi Borghi · Venerdì 17 Mar 2023
Tags: NaroSiciliaNarocittàfulgentissimaNarocastellochiaramontanoMadonnaGiseldalacastellanaaNaro

Il borgo di Naro nelle pagine di Simonetta Agnello Hornby

Quest’ultima racconta un’antica tradizione secondo cui i giusti, prima di andare in paradiso, “…fanno un giro dell’isola per dire addio a sette posti speciali della Sicilia: il castello di Naro, battuto dai venti giorno e notte; Caltabellotta, acciambellata intorno alla Rocca; Erice, il monte che guarda verso l’Africa; Ustica, l’isola dal mare verde; Stromboli, il vulcano che si rummulia in mezzo alle onde; Ortigia, l’antica isola greca”.

Parliamo di Naro, paese che si trova sopra un colle nell’entroterra agrigentino. Naro comune del Libero Consorzio Comunale di Agrigento, 500 m s.m., patrono San Calogero 18 giugno, perché Naro.
Il centro nacque durante il Medioevo nei pressi del bellissimo castello Chiaramontano (XII secolo) ma Naro fu abitata sin dai tempi.

La città ebbe il titolo di fulgentissima e aveva il suo posto nel Parlamento Siciliano, amata da Federico II.
Nel 1200 Naro era tutta raccolta in una cinta fortificata su cui si aprivano sette porte. Ne è rimasta in piedi solo una, la Porta d’Oro, esempio di un piccolo gioiello medievale che poi si srotola nel barocco.
Castelli, chiese e monasteri la punteggiano ovunque, in un intreccio di storie, culture e religioni di cui è simbolo la chiesa Madre, un tempo moschea.

Castello Chiaramontano di Naro

Il castello Chiaramontano di Naro venne costruito nel XII sopra le fondamenta di un fortino arabo e le prime notizie storiche che si hanno su di esso non sono delle migliori e risalgono alla guerra dei Vespri. Si racconta infatti che tutti i francesi che abitavano nel castello furono uccisi e i loro corpi vennero appesi nei muri della roccaforte.
La vista dal castello è davvero fantastica, una vista a 360 gradi sul paese e le campagne circostanti. Al suo interno potrai ammirare abiti tipici dei nobili dell’Ottocento e il custode ti guiderà durante il percorso, raccontandoti tutta la storia del castello.

Madonna Giselda la castellana a Naro

Un’antica leggenda narra del tragico destino di Madonna Giselda, la castellana dalle chiome nere e dagli occhi azzurri. Innamorata del proprio paggio Beltrando. Pietro Giovanni Calvello, allora Signore di Naro e geloso marito di Giselda, li sorprese e non ebbe alcuna pietà: il giovane paggio fu ucciso e gettato dall'alto della torre, mentre Giselda fu richiusa in una cella dove si lasciò. Nelle notti d’autunno un fantasma di donna vaga sulla terrazza del castello in cerca dell’amato Beltrando, e quando siede nel vano di una merlatura a contemplare il creato, un usignolo sale dai giardini e con i melodiosi gorgheggi, la segue nel suo errare.
Un’altra versione della leggenda narra che il fantasma di Giselda perseguitò il principe maledicendolo e seguendolo ovunque. A ogni sua sconfitta Giselda gli appariva affianco, così che il principe per disperazione si tolse la vita; e una volta vendicata la sua morte e quella del suo paggio, Giselda fece ritorno al castello di Naro a piangere il suo Beltrando.
Ancora oggi, il 15 di agosto, chi ha perso il proprio amore può vederla e sentire il suo pianto sotto la luna.

Un altro fatto di sangue interessò il Castello quando, estinta la dinastia dei Chiaramonte, al tempo della Regina Bianca di Navarra e delle sue disavventure con Bernardo Cabrera, questi, odiato dalla città di Naro, non potendo espugnare la fortezza, protetto dalle sue difese, vi penetrò a tradimento uccidendo il castellano e facendone il cadavere a pezzi, e infine ordinò che la madre badessa fosse murata.

Scalinata via Duomo con chiesa di Sant'Antonio Abbate, rovinata nel 1908 per il terremoto, fu chiusa al culto nel 1929. Al suo interno aveva cinque altari e diverse opere d'arte di un certo rilievo, alcune delle quali oggi si possono ammirare in varie chiese.

A Naro d'impatto visivo ed emotivo la spettacolare scalinata di 209 gradini che collegano il Duomo con via Dante. Fu inserita nel ‘700 con l’intento di diffondere il messaggio cristiano universalmente riconosciuto: la vita come un difficile e doloroso cammino che conduce alla salvezza dell’anima.

In particolare la Chiesa Madre, intitolata a Maria SS Annunziata, la chiesa, dopo la chiusura del Vecchio Duomo, prese il titolo di chiesa Madre.
Conserva al suo interno l’opera scultorea della Madonna della Catena di Antonello e Giacomo Gagini, una Annunciazione su tela di Domenico Provenzali, una Madonna con Bambino di bottega gaginesca e il fonte battesimale di foggia medievale,

Il Duomo venne edificato nel 1089 ad opera di Ruggero D'Altavilla al di sopra di una preesistente moschea araba poco dopo la conquista normanna di Naro avvenuta nel 1086 e venne dedicato a Maria Santissima Assunta dagli Angeli.
Venne elevato a Chiesa Madre, nel 1174, anno in cui venne abbandonato il rito ortodosso nella Chiesa di San Nicolò di Bari. Nel 1266 (la seconda domenica di maggio) venne consacrato alla Vergine Annunziata. Sul finire del secolo XIV ottiene il titolo di Duomo dal re Martino il Giovane. Il portale d'ingresso è di epoca chiaramontana e presenta un caratteristico arco a sesto acuto poggiato sopra un gruppo di quattordici colonnine, riccamente modulato ed ornato da zig-zag e palmette. L'interno fu totalmente rinnovato

la Chiesa di Santa Caterina, con la cripta, le statue e gli affreschi medievali, in parte ancora visibili,
la benedettina Chiesa del Santissimo Salvatore con la ricca facciata barocca di gusto spagnolesco.
Culmine del barocco narese è la Chiesa di San Francesco, affrescata dall’artista Domenico Provenzani,
la Biblioteca Comunale Feliciana con il suo ricco patrimonio librario.

La cittadina compare anche nel libro “Kermesse” e nella raccolta di racconti “Il mare colore del vino” di Leonardo Sciascia, nonché nel romanzo “Il veleno dell’oleandro” di Simonetta Agnello Hornby.

Naro, oltre che essere stata set cinematografico di molti film, sembra sia stata la sede della prima Sagra del Mandorlo in fiore nel 1934.

Il cinquecentesco santuario di San Calogero, con facciata barocca e, la statua in legno di San Calogero detta “del Santo Nero”. Il culto di San Calogero, di provenienza orientale, è databile dalla peste bubbonica che dal 1624 al 1626 imperversò in Sicilia e che cessò a Naro, come dice la tradizione, per un prodigio, dopo aver fatto migliaia di vittime e cioè per la visione avuta da Suor Serafina Maria Pulcella, terziaria francescana, della nobile famiglia dei Lucchesi Palli. Fu nel 1624, infatti, che Suor Serafina ebbe la visione del Santo, il quale le diceva che, per sua intercessione, avrebbe avuto fine la terribile pestilenza. Il popolo di Naro, in ringraziamento, condusse per le vie della città il simulacro del Santo e così la pestilenza finì. E da quell’anno, la città di Naro scelse per suo Patrono e protettore San Calogero. La festa che cade a data fissa, il 18 giugno, con il cosiddetto "tiro della straula", ovvero il carro dei miracoli trainato con delle lunghe corde dai fedeli.
La festa a cui i Naresi sono più legati è quella di San Calogero, il santo nero che si festeggia per ben due giorni: il 18 e il 25 giugno.

Nel periodo di Carnevale non perdiamoci la sfincia, il dolce locale fritto e spolverato di zucchero a velo: una vera apoteosi!

Il percorso archeologico di Serra di Furore e il Complesso Catacombale paleocristiano.

Le tre Mostre permanenti che esaltano Naro

Le tre Mostre permanenti che esaltano la caratura culturale di Naro:

Mostra"Il genio di Leonardo" Mostra permanente all'interno del Castello Chiaramonte. "
I modelli delle macchine , rappresentano fedelmente i disegni di Leonardo
Museo degli Abiti Mostra permanente all'interno del Castello Chiaramonte, offre l’opportunità di ammirare sedici abiti d’epoca, una divisa militare della prima guerra mondiale e un discreto numero di accessori femminili.

Museo della Grafica Mostra permanente C/o Palazzo Malfitano Via Piave. L’interno del quattrocentesco palazzo Malfitano ospita la Mostra permanente della Grafica : uno spazio culturale di significativa valenza.

Alla fine un invito a chi ama i libri e i loro prestigiosi “antenati” a visitare la Biblioteca “Feliciana”.


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